L’universo femminile, con i suoi misteri, con le sue fragilità, ma anche con i suoi caratteri così determinati e volitivi, imperiosi e mutevoli, si colloca, in questo numero di LucidaMente, al centro della nostra consueta rubrica Letto per voi. Ci siamo, infatti, cimentati con la lettura di “scritti al femminile”, ovvero testi scritti da donne, dalle cui pagine scaturisce tutta la forza, l’orgoglio, la capacità, l’impegno, dei quali esse si sono fatte portatrici nel presente come nel passato.
L’emancipazione femminile ai suoi albori in Calabria – Testimonianza di ciò viene offerta dal libro Le donne e la memoria. Un contributo unico di solidarietà femminile (Città del Sole Edizioni, pp. 140, sip), a cura di Daniela De Blasio (consigliera di Parità per la Provincia di Reggio Calabria) e Gaetanina Sicari Ruffo. Si tratta, in realtà, di un testo metaletterario, poiché in esso viene riportato alla luce un numero unico e speciale della rivista Per la Calabria, curato esclusivamente dalle donne del tempo e pubblicato nel gennaio del 1906, subito dopo il devastante terremoto di Reggio Calabria del 1905. Il fine, certamente umanitario, fu, però, in qualche modo, pure indicatore di un’emancipazione femminile che stava muovendo timidamente i primi passi anche nella Calabria dei primi del Novecento, dal momento che si decise di devolvere i proventi delle vendite della pubblicazione alle industrie femminili locali.
Incoraggiamenti illustri – Tra gli autori delle presentazioni e prefazioni di Le donne e la memoria rientrano personaggi illustri, come Rita Levi Montalcini, che delle donne calabresi scrive: «A distanza di quasi un secolo hanno percorso le loro strade, in diversi settori, da quello scientifico, a quello letterario e sociale. Tuttavia molte di loro sono ancora oggi sottoposte all’imposizione di ruoli di mogli e di madri […]. A tutte le donne della Calabria l’augurio che possano incedere in massa sulle strade così rigidamente precluse loro in passato». Anche Luca Cordero di Montezemolo, nel medesimo contesto, loda la devozione, ma, allo stesso tempo, il coraggio di queste donne che, partendo da un obiettivo umanitario, approdarono ad una soluzione che favorisse anche il loro desiderio di indipendenza. Prendendo spunto da ciò, il presidente di Confindustria spiega quanto sia importante al giorno d’oggi la presenza femminile all’interno del panorama imprenditoriale e scrive: «Sfogliando queste pagine sembra di cogliere lo slancio di rinnovamento, la tensione al progresso, la tenacia di donne che cominciavano a muovere i primi passi per il raggiungimento di uno status più elevato […]. La vitalità, il coraggio, lo spirito di iniziativa, la capacità di aprirsi agli altri hanno conferito ad esse quella duttilità sul lavoro necessaria per tenere il passo con l’evoluzione della cultura e della società moderna. Confindustria crede fortemente che vada perciò riconosciuto alle donne un ruolo sempre più importante anche nelle attività imprenditoriali, specialmente oggi che l’industria ha continuo bisogno di innovazione, creatività, capacità di guardare al futuro, tutte caratteristiche che appartengono in misura rilevante all’animo femminile».
Restituire le donne alla storia – La De Blasio e la Sicari Ruffo, attraverso la riedizione della rivista del 1906, ripercorrono le strade delle donne che scrissero in quella sede, quali Eleonora Duse (la divina musa di D’Annunzio), Grazia Deledda (apprezzatissima scrittrice, nonché Nobel per la letteratura), Matilde Serao (giornalista e scrittrice impegnata, fondatrice di giornali quali Il Mattino e Il Giorno). Non si può poi dimenticare il contributo della regina Margherita di Savoia. Si tratta, come si può vedere, di donne che hanno fatto la storia dell’emancipazione femminile: ognuna di esse, a suo modo, ha giustamente ottenuto un ruolo di spicco nella società, preparando il terreno per le donne che sarebbero venute dopo e avrebbero fatto altrettanto. Ad essere ricostruite sono anche le vicende storiche del tempo: su tutte predomina la sciagura dell’evento sismico. È per questo che Le donne e la memoria è un’opera intensa e necessaria, non solo per ricostruire il volto della Calabria del tempo, ma soprattutto per restituire la storia alle donne, aiutandole a rivendicare il loro giusto spazio di protagoniste.
Analisi scientifiche e risorse naturali nella Calabria dell’Ottocento – Sempre curato da una donna, ma ben diverso nella tematica, è il saggio Le terme di Caronte. Approfondimento degli studi eseguiti nel XIX secolo, con idrologia minerale della Calabria dell’epoca (cittàcalabria edizioni, pp. 208, € 12,00), a cura di Dora Anna Rocca, autrice di varie opere a carattere scientifico, nonché nostra redattrice. Si tratta di una monografia molto ben documentata a proposito delle terme di Caronte, validissime per la bontà delle loro acque termominerali e per l’avanguardia della struttura, che le ha rese un punto di riferimento all’interno del panorama dei centri termali del Meridione. Lo studio della Rocca ha richiesto la riscoperta di alcune significative opere del passato, sempre uscite dalla penna di illustri studiosi calabresi, quali il chimico catanzarese Francesco Ricca ed il medico chirurgo crotonese Giuseppe La Camera. L’attenzione sulle terme di Sambiase viene, quindi, focalizzata sul XIX secolo, sulla sua storia ed i suoi risultati scientifici.
Amore, matrimonio, famiglia, tra letteratura e società – Un altro saggio, ma di carattere letterario, è Mille volti dell’amore (La donna e la famiglia tra l’800 e ’900) di Serena Accàscina Polizzi, dato alle stampe dalle Edizioni Akkuaria (pp. 88, € 12,00). Esso si preoccupa di cogliere nelle grandi opere narrative, ma anche teatrali, del XIX e XX secolo, il tema del matrimonio e della famiglia, beninteso illuminati dall’amore (come afferma ella stessa, nell’introduzione La famiglia in letteratura, «ho cercato il filo rosso dell’amore nel matrimonio». La tesi di fondo dell’autrice, infatti, è quella che, contrariamente a quanto si pensa («la letteratura si basa sull’adulterio più che sulle famiglie felici»), nel passaggio dall’Ottocento al Novecento, l’istituzione della famiglia venga rivalutata dalla letteratura e dalla società, proprio perché le unioni via via non sono più dettate da regole e convenienze sociali (per forza di cose, «tutta la più grande poesia d’amore, dal 1200 fino al 1800 si basa su un rapporto di amore extra matrimonio»), ma liberamente decise in base al sentimento e alla passione amorosi.
Dall’«amore sbagliato» di Emma Bovary all’«amore come ragione di vita» della Morante o della Romano – Così, la Accàscina Polizzi spazia, cronologicamente e tematicamente, dalla tragedia dell’eroina di Flaubert alle donne presenti nel teatro di Wilde, Cechov, Shaw, Ibsen, Pirandello e De Filippo, spesso dominato da personaggi femminili. E, anche se non mancano i riferimenti alle opere di altri scrittori uomini, come Verga, Tomasi di Lampedusa, Moravia, Cassola, Vittorini e Calvino, ovviamente gli spunti più interessanti provengono dalla letteratura “al femminile” (Austen, Woolf, Aleramo, Morante, Ginzburg, Romano), di cui la saggista sa cogliere i palpiti più sottili, le passionali vibrazioni dell’animo, le luminescenze musicali ed elegiache, le dilaganti trasparenze. Del resto, come afferma Roberto Caracci nella prefazione al libro, le donne «vivono nei loro drammi o nelle loro conflittualità una sorta di positiva energia di ricostruzione, di rinnovamento e di palingenesi, di se stesse come della società». Infine, tra i pregi da attribuire allo scritto della Accàscina Polizzi, quelli della sinteticità – che permette al lettore di attraversare (e recuperare alla memoria) decine di splendide opere letterarie contemporanee – e della capacità di operare interessanti e lucide analisi e distinzioni, sempre in modo chiaro e accattivante.
Poesia per educare al rispetto dell’ambiente – Transitando dalla critica letteraria alla letteratura vera e propria, in particolare alla poesia, porta ancora l’impronta di una donna l’antologia a cura di Anna Lauria (poetessa, speaker radiofonica, collaboratrice di www.scriptamanent.net) Il mare (Ferrari editore, pp. 80, € 10,00). Questo testo rientra nel progetto Tra cielo e terra, ideato per favorire la diffusione dell’educazione ambientale attraverso l’uso della poesia. L’obiettivo è quello di pubblicare ogni anno una raccolta avente come argomento un elemento naturale. Per l’edizione del 2006 (la prima) si è deciso di tenere in considerazione il mare come tema unico per le poesie ed i racconti della raccolta. Gran parte delle liriche in essa riportate sono state composte da alcuni esponenti del panorama poetico italiano contemporaneo, alle quali si affianca una sezione dedicata ai testi di giovani ragazzi, poeti per l’occasione e non solo, selezionati all’interno delle scuole superiori di secondo grado della provincia di Cosenza. Fa parte della raccolta anche il racconto Profumo di misdina, firmato sempre dalla Lauria. Il tutto è corredato dagli scatti fotografici di Gaetano Gianzi e Gaetano Federico, che hanno sublimato le immagini del mar Ionio, sia in superficie che in versione subacquea. Il mare, con il suo carattere mutevole, sereno o tempestoso, i suoi segreti, le sue inquietudini, i suoi aromi, si fa così portatore di una serie di valori che devono educare il cittadino al rispetto e all’amore verso la natura.
Storie di due, storie di tutti – Passiamo alla narrativa con Pennellate di vita (1941-1995) (Bacchilega editore, pp. 80, € 8,00) di Roberta Giacometti, scrittrice imolese. Una vita si può raccontare dall’inizio alla fine oppure delineandone i passaggi più significativi. L’autrice del breve romanzo sceglie la seconda strada: dipinge una storia d’amore che nasce durante la Seconda guerra mondiale, si rafforza nel Dopoguerra e arriva fino a noi filtrata dai ricordi e dalle emozioni di una delle figlie della coppia. La strategia narrativa con cui viene raccontata la vicenda, ambientata in un paese di una qualsiasi provincia italiana, riferita senza nomi propri né riferimenti particolari ai luoghi dove si svolge, ne fa un archetipo di storia, in cui tutti ci possiamo riconoscere, perché tutti siamo stati innamorati, abbiamo avuto sofferenze e gioie, tutti abbiamo avuto una mamma, un babbo, uno zio da ricordare perché ci hanno segnato anche solo con una parola. Lo stile è appassionato, sincero e originale. Ogni capitolo è un quadro a sé stante. Nell’insieme si coglie l’immediatezza delle persone lontane nel tempo, la loro semplice e genuina onestà, narrata non con nostalgia ma con rispetto della loro dignità, sino all’ultimo capitolo, in cui la Giacometti ci rende partecipi del suo vissuto con tanto slancio da commuoverci e intenerirci. Come scrive ella stessa: «Noi diventiamo quello che abbiamo conquistato, quello che siamo stati capaci di tenerci stretto ma anche quello che abbiamo perso».
Diversità e intolleranza, dal passato al presente – Dalla misura breve del racconto al romanzo: Shemal (Chimienti editore, pp. 128, € 13,50) di Normanna Albertini, insegnante reggiana. Si tratta di un romanzo storico, che ha al suo centro il tema della diversità: da quella degli ebrei nei secoli, perseguitati dal mondo cristiano, a quella dei nativi americani, oggetto di sterminio da parte dei conquistatori. La vicenda si svolge infatti sul finire del secolo XV, con la scoperta dell’America e la persecuzione e cacciata degli ebrei dalla Spagna “cristianissima”. Una Spagna in cui imperversa l’inquisizione di Torquemada e dove Elvira, la protagonista centrale della narrazione, come ebrea convertita, e dunque “marrana”, subisce, resistendo però con fierezza, le torture degli inquisitori domenicani, che le vogliono far confessare di “giudeizzare” segretamente, benché battezzata. Una vicenda, quella di Elvira, che comincia in Spagna e si conclude a Roma, dove un Torquemada tormentato da antichi e inconfessabili ricordi finisce per salvare dal rogo Elvira e il suo sposo Juan. Questo uno dei fili di una più complessa trama narrativa che ha tra i protagonisti lo stesso Cristoforo Colombo, ed è costellata di dotte citazioni storico-teologiche, con incursioni anche nell’islàm, nonché di rimandi a temi di viva attualità, ivi compresa la condizione della donna, la violenza del potere, la ricerca della ricchezza ad ogni costo. Sicché si avverte come l’autrice sappia mettere a frutto una cultura storica ed anche linguistica (citazioni latine, arabe, spagnole) per far lievitare da un lontano passato una più matura consapevolezza rispetto alle sfide del presente.
La vicenda di Isabella, protofemminista – Sempre della Albertini, e in corso di pubblicazione presso Chimienti, è Isabella. In questo romanzo, sullo sfondo della storia di fine Ottocento, con tutta una serie di grandi personaggi, dal sacerdote don Giuseppe Andreoli, giustiziato perché massone, al carbonaro Carlo Franceschini, al socialista Camillo Prampolini, all’anarchico Gaetano Bresci, passando per l’intransigente don Davide Albertario, per papa Leone XIII, e ricordando la figura di una donna eccezionale, Anna Kuliscioff, si staglia la vicenda più modesta degli abitanti di un immaginario borgo sulle montagne emiliane. Ė un piccolo mondo sprofondato nella sopravvivenza quotidiana, trascinato, suo malgrado, nel Risorgimento, nelle guerre coloniali e nelle rivolte. Mondo di pastori, di emigranti, di madri che andavano a vendere il proprio latte ai figli dei ricchi, lasciando i propri bambini al latte di altre donne o delle capre. Salvo poi trovarsi, a Milano, sotto i bombardamenti del generale Fiorenzo Bava Beccaris, il quale fa sparare sulla folla che protesta per l’aumento del prezzo del pane. Isabella, la protagonista, con la sua fede semplice ma tenace, da “serva” del Magnificat, è una trovatella, “chicco di malerba” nata da una violenza, abbandonata in un brefotrofio milanese e poi “adottata” da una famiglia del borgo. Cresce in quella realtà di nuclei familiari disgregati, tenuti insieme soltanto dall’impegno immane delle donne che, ancora bambine, devono dimenticare i giochi ed entrare nel ruolo di “reggitore” del lavoro e dell’economia familiare. Ma non rinuncia a lottare, femminista inconsapevole, cercando uno spiraglio di libertà e di emancipazione.
Se Venere non può amare… – Infine, un altro romanzo, Venere io t’amerò (Giulio Perrone Editore, pp. 144, € 11,00), di Monica Cito. Scritto con le presenze, le voci, gli umori del tempo, non offre facili soluzioni. E pretende di svegliare la poesia, contro ogni violenza e minaccia, abuso e sopruso. Un eroe – eroina, in realtà – debole, che si fa forza, piange, sciorina, scarica la propria rabbia, a lungo repressa, sulla carta. L’eroina non è Giovanna D’Arco. Forse è atea. Senz’altro è laica. Canta un amore diverso e tiene a sottolinearlo, in contrapposizione al sociale pressappochismo di “associazioni di categoria” e politici dalla presunta, unidirezionale, idea d’uguaglianza. Diverso, però, è l’amore di tutti; e l’amore della protagonista principale (Luce), non è che la sintesi di tutti gli altri amori e dei loro inquisitori. Ma, laddove l’inquisizione alberga, l’umanità perisce. E dove l’umanità giace esanime, la morale omologa. È un libro contro la totale mancanza d’amore, perciò nella sostanza religioso; candido come il buon primitivo.
L’immagine: la copertina di Shemal di Normanna Albertini.
Claudia Mancuso
(LucidaMente, anno I, n. 10, ottobre 2006)