Interventi decisi di vari esponenti socialisti sulla questione che imbarazza il Partito democratico
«I socialisti, non da oggi, sono favorevoli, senza se e senza ma, al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto e ai matrimoni gay». Queste le parole del segretario socialista Riccardo Nencini, a commento della diatriba accesasi all’interno dell’Assemblea del Partito democratico, il cui epilogo, «assieme ai contorsionismi e alle ambiguità che continuano a manifestarsi all’interno di quel partito, costituiscono un elemento di viva preoccupazione, poiché su questi temi che sono dirimenti e costituiscono la base di un’idea condivisa di eguaglianza e di laicità non vi possono essere né tentennamenti, né confuse e pasticciate mediazioni».
Sul tema è intervenuto anche Bobo Craxi, affermando che «bisogna prendere atto che sulle unioni civili l’orientamento di fondo del Pd è arretrato rispetto a tutti gli altri partiti socialisti e progressisti in Europa. Esso è, naturalmente il frutto di tanti compromessi e della sintesi “originale” tra post comunismo e cattolicesimo democratico. Nulla di grave: ciò semmai conferma l’esigenza vitale, per la sinistra italiana, di una posizione più aperta, liberale e riformista, che non può che esser rappresentata dai socialisti italiani. D’altronde, i diritti civili non possono conoscere una stagione “nera” per mere ragioni di opportunità politica e tattica».
Per Mauro Del Bue, della Direzione nazionale del Psi, «non è assolutamente vero che le questioni attinenti la laicità (in primis questa, dell’equiparazione dei diritti civili per tutti, a prescindere dalle tendenze sessuali) siano osteggiate, nel Pd, dalla componente ex Margherita, cui si opporrebbero le convinzioni di quella ex diesse. Il nucleo maggioritario del Pd, quello diciamo così ex comunista, appartiene a una storia che non ha mai fatto della battaglia sulle libertà civili una bandiera. Il Pci riteneva che il dialogo coi cattolici, nelle versione del compromesso storico, impedisse o quanto meno sconsigliasse battaglie che potevano dividere laici e credenti, mentre il Psi, che con la Dc collaborava, era invece convinto che un conto fossero i programmi di governo e altro conto fossero le convinzioni di carattere etico. Perché stupirsi dunque se il Pd riflette ancora questa reticenza storica? Anche oggi teme che queste battaglie impediscano il dialogo col centro?».
Anche per Rita Moriconi, consigliere regionale dell’Emilia-Romagna, «su questo punto non ci possono essere zone d’ombra o perplessità e il Pd, questa volta, deve dire chiaramente se intende o no dare finalmente soddisfazione ai tanti movimenti omosessuali che, da vent’anni a questa parte, hanno portato idee e voti alla sinistra in Italia con la convinzione che il diritto ad avere una famiglia potesse essere finalmente riconosciuto anche a loro. I socialisti, non da oggi beninteso, sono favorevoli senza se e senza ma al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto e ai matrimoni gay perché, quando si tratta di diritti, non c’è trattativa che tenga: bisogna soltanto impegnarsi per ottenerli. La questione deve essere messa chiaramente nero su bianco nel programma per le prossime elezioni nazionali e non può essere oggetto di veto o merce di scambio in quanto l’Italia è ormai pronta per riconoscere le coppie di fatto e per dare diritti e doveri a chi vuole costruirsi un’unione che non si chiami matrimonio».
Giusepe Lavalle
(LM EXTRA n. 29, 20 luglio 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 79, luglio 2012)
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