Ci scrive un lettore. Facoltà o macrodipartimenti? Riforma Gelmini applicata affinché non cambi nulla
Negli scorsi giorni alcuni quotidiani hanno dato la buona notizia: in base alla Riforma Gelmini, le facoltà universitarie dovrebbero scomparire dando vita a macrodipartimenti interuniversitari. Per esempio, c’è una facoltà di Agraria composta da due dipartimenti. Questi due dipartimenti dovrebbero sciogliersi e accorparsi con altri di aree diverse come quelle di Architettura, Ingegneria, o Veterinaria.
Di conseguenza, sul territorio rimarrebbero solo macrodipartimenti e niente più facoltà coi rispettivi presidi, Consigli di facoltà e segreterie di presidenza. Invece, accade che l’attuale facoltà d’Agraria, di cui ho fatto l’esempio, scompare come per legge, ma i due dipartimenti che la compongono si riuniscono in uno nuovo, senza accorparsi con altri di aree attigue, o di differenti atenei. Cambierà l’etichetta della vecchia struttura che non si chiamerà più Facoltà, ma Dipartimento di Agraria. Il vecchio preside ne sarà il direttore e tutto resterà come prima.
Come se il Coni decidesse di abolire il vecchio campionato di serie A e obbligasse le squadre a competere con alcune di altre nazioni, all’interno di un campionato più vasto. In ottemperanza alle direttive del Coni i consigli di amministrazione delle società sportive decidono di formare un nuovo torneo che invece di definirsi campionato di serie A, si chiamerà Campionato di Prima serie. Le squadre sarebbero tutte italiane e con identici giocatori, come prima. Però, per salvare le apparenze, alcune squadre avrebbero nomi stranieri. Morale della favola: ci massacrano di tasse e ci prendono in giro. I vecchi equilibri resistono e i corrotti continuano a mantenere gli scranni di sempre.
Giuseppe C. Budetta
(LucidaMente, anno VII, n. 80, agosto 2012)
Sig. Budetta… sul fatto che ci massacrano di tasse e ci prendono in giro siamo d’accordo. Sul discorso dell’accorpamento, no!! Le Università italiane sono ultraburocratiche. Uno può essere anche Einstein ma le assicuro che in Italia non va da nessuna parte, perchè c’è nepotismo, burocratismo, invidia, razzismo.
Non molto tempo fa hanno scoperto liste di ebrei esclusi dalla carriera accademica, i loro nomi venivano scambiati via email tra professori di commissioni giudicanti!!! Il burocratismo uccide perchè le persone vengono deviate e assunte solamente mediante concorsi ad hoc preparati sulla persona da assumere. Il nepotismo domina, i figli di presidi di facoltà fanno carriere fulminanti. Non si può andare avanti così! La riforma Gelmini è stato solo un assaggio. Bisogna introdurre stipendi proporzionali a ciò che uno fa; se un professore fa didattica bisogna pagarlo in base ai voti degli studenti, se fa ricerca in base alla qualità degli articoli e al loro numero e bisogna smetterla di assumere mediante concorso. Il concorso è un idea fuorviante di assunzione, il lavoro si matura con il tempo, progressivamente. Invece in Italia una volta che uno ha passato un concorso diventa qualcuno e basta chi lo tocca più! Mi consenta, Budetta, qualsiasi apologia del sistema universitario italiota è fuori luogo! Le Università non possono più assomigliare né a seminari, né a cattedrali, devono essere strutture aperte e dinamiche. Inoltre devono essere aperte alla formazione continua e alle aziende, tutti se sono ad un certo livello devono trovare spazio in università e non solo i CAMPIONI DI CAVILLI BUROCRATICI E I FIGLI DI!
Gentile Mario, ci sembra che l’altro lettore, Budetta, abbia inteso manifestare le sue stesse amare considerazioni. O sbaglio?
Torno dalle vacanze e prontamente rispondo con una riflessione di Michel Foucault: “E’ un fatto che la vita quotidiana sia cambiata tra l’inizio degli anni Sessanta ed oggi, la mia vita ne è testimonianza. E’ evidente che questo cambiamento non lo dobbiamo ai partiti politici, ma a numerosi movimenti. Questi movimenti sociali hanno veramente trasformato le nostre vite, la nostra mentalità ed i nostri atteggiamenti, e anche gli atteggiamenti e la mentalità di altre persone – di persone che non appartenevano a questi movimenti. E’ un fatto importante e molto positivo.”
Michel Foucault fu prof. universitario presso la migliore università di Francia. Ebbe come obbligo didattico solo 20 ore annuali e la pubblicazione di un saggio col carattere dell’originalità, oltre al sottinteso elevato valore scientifico.
In Italia, manca questa volontà. Si costringono i migliori ad espatriare col bene placido dei giudici e di altri controllori in materia.
La semplice raccomandazione è discriminazione sociale ed è falso ideologico. La raccomandazione è sanzionabile penalmente, ma nessuno se ne accorge. Nelle scuole e nelle università italiote, si premiano i più raccomandati e non i meritevoli. Cose ovvie, purtroppo.
Saluti e buona domenica
Giuseppe C. Budetta