Si chiama Emergency Poet la particolare missione di Deborah Alma, la “scrittrice-dottoressa” inglese che prescrive pillole di poesia per curare solitudine e depressione
Contro i mali dell’anima, una poesia può valere più di una medicina. Lo sostiene Deborah Alma, che da tempo percorre – sulla sua particolarissima “ambulanza” anni Settanta – le strade della Gran Bretagna, alla ricerca di persone afflitte da solitudine o depressione da curare con l’ascolto e con la lettura di versi poetici mirati. È la Emergency Poet.
A dire il vero, circa duemila persone ogni anno fanno la fila per una sua visita, sotto la “tenda d’aspetto” dell’ambulanza parcheggiata. Nell’attesa i bambini possono divertirsi disegnando sulla lavagna, mentre una sorta di infermiera del pronto soccorso poetico somministra – a chi non ha il tempo di aspettare per un consulto – il poemcetamols: una specie di paracetamolo dosato in pillole di poesia da gustarsi in relax. La “posologia” non è casuale ma strettamente legata alla patologia di cui soffre il “paziente”. Così, Alma prescrive la lettura di Poscritto di Seamus Heaney a chi è afflitto da stress; oppure Amore dopo amore di Derek Walcott contro il mal di cuore; o ancora Oche selvatiche di Mary Oliver a chi non riesce a superare il dolore di un lutto. Agio di William Henry Davies è invece un ottimo ricostituente dell’anima. La “scrittrice-dottoressa” pesca da un archivio di ben trecento poesie i versi che ritiene più adeguati alla problematica riscontrata. Nelle sue “visite”, Alma non utilizza strumentazioni mediche ma soltanto la sua parola e, soprattutto, le proprie orecchie.
Dopo aver fatto accomodare i “pazienti”, formula loro domande ed evoca versi poetici in grado di farli rilassare, tanto da entrare in una dimensione empatica che permetta loro di sognare e di aprirsi totalmente, svelando i mali che affliggono la loro anima. Prendendosi tutto il tempo che occorre al riguardo, individua quindi la giusta “cura” poetica e la prescrive con una modalità tassativa. Questa deve essere “assunta” in dieci minuti di pausa dalla frenesia della quotidianità, da trascorrere come meglio si crede: nel silenzio o accompagnati da suoni rilassanti o da quelli che offre la natura; al buio o in un ambiente illuminato da luci soffuse ma chiare; meglio in ambienti aromatizzati da profumi di bosco o similari.
La missione di Alma non è solitaria. Sulla sua “ambulanza” viaggia anche il marito James, che si definisce un poemedic, «poeta di professione e medico dell’anima per passione». E la cura non è affatto improvvisata: Deborah è appassionata di narrativa dall’infanzia, ma quando il tempo da dedicarvi si è ridotto, in quanto madre single di due figli, si è avvicinata alle forme più brevi della poesia. L’idea della Emergency Poet – embrione del pronto soccorso poetico – è il risultato del suo lungo lavoro attraverso la scrittura, svolto con persone affette da demenza senile e con bambini delle scuole primarie: le parole dette o lette al momento giusto regalano benessere e spesso, addirittura, guariscono. Per provare a “curare” solitudine e depressione potrebbero bastare una buona dose di tempo a disposizione e la profonda convinzione della bontà del metodo. Scetticismo – probabile – di alcune categorie di professionisti a parte, ci piace pensare che la “terapia” di Alma si diffonderà anche in altri Paesi. Perché a volte l’animo, per essere aiutato, non necessita di medicine vere e proprie: potrebbero funzionare un dialogo con la persona giusta o una buona lettura. In altre parole: l’essere ascoltati, anche da se stessi (vedi anche, sulla nostra rivista, Libroterapia: come perseguire il benessere psicologico con la lettura).
Le immagini: Deborah Alma davanti alla sua “ambulanza” The Emergency Poet e in un momento di “visita” al suo interno.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno XIV, n. 166, ottobre 2019)