Una moda e una tendenza trasversale sotto gli occhi di tutti. Ma quali sono le regole e gli aspetti economici dell’universo “tattoo”? Al riguardo, abbiamo sentito un’“artista” del settore
Oggi, giovani e adulti di ambo i sessi, appartenenti ai contesti sociali più diversi, “cedono” alla tentazione di farsi tatuare la pelle. Prima di prestarsi all’ago, però, conosceranno un po’ di storia, norme legislative ed esperienze dei professionisti di questo settore? Sapranno cosa racchiude l’universo del tattoo?
La modificazione del corpo attraverso ripetute perforazioni non è una pratica recente. Già nel secolo XVIII ne parlò l’esploratore James Cook. Da allora il significato e la diffusione di questo fenomeno sono mutati. Così, nei primi anni del Novecento, il tatuaggio divenne di moda presso i salotti inglesi. Una tendenza introdotta dal sovrano britannico Edoardo VII (1841-1910), che è arrivata sino ai giorni nostri. A proposito di attualità, qualche numero può aiutare a comprendere la forte diffusione odierna: in quattro anni l’Italia è passata da 1.537 imprese operanti nel settore a circa 3.700. Inoltre, gli italiani risultano essere i più “marchiati” d’Europa: 7 milioni. Dati significativi e tutti verificabili nella puntata di Report del 30 ottobre 2017. Nel servizio in questione (Far West tattoo) viene trattato anche un altro aspetto: il facile accesso alla professione. Infatti, non esiste alcuna legge al riguardo. Vi sono solo linee guida ministeriali (risalenti al 1998) che lasciano alle Regioni numerose responsabilità in materia.
Tra queste: deliberare il numero delle ore di formazione necessarie per poter tatuare. Non pare dunque che la professione sia regolamentata in maniera uniforme. Chi vuole intraprendere il mestiere non ha davanti un preciso e ben definito percorso da seguire. Ciò non implica che manchi la professionalità in un lavoro che è da considerare sfaccettato sotto diversi aspetti. Per questo abbiamo rivolto qualche domanda alla tatuatrice, conosciuta in arte come MalaMarta, che esercita il proprio mestiere in giro per l’Europa.
Quali sono le realtà degli studi di tattoo al di fuori dell’Italia?
«Per quanto riguarda la mia esperienza, di solito, quando si lavora per uno studio, si lascia una percentuale. Tuttavia, ognuno ha le proprie direttive interne, perciò non esiste una tariffa fissa. La stessa organizzazione di uno studio comprende realtà diverse: a conduzione familiare, gruppi di non tatuatori o di amici che aprono l’attività e assumono professionisti per lavorarvici. Sono tutte situazioni diverse e chiunque può aprire ovunque uno studio di tatuaggi. C’è poi una questione di norme che purtroppo non so precisare poiché non ho mai aperto uno shop. In generale, comunque, sono molto importanti i lavori e la pagina Instagram del tatuatore perché indicano lo stile e la qualità della sua opera e quanto sia già conosciuto. Non essendoci, però, una regola universale, dipende sempre con che tipo di professionisti o di studi si collabora».
Oggi ci sono molte convention in giro per il mondo che consentono di dare visibilità. Come funzionano?
«Negli ultimi anni le convention, ovvero le fiere del tatuaggio, sono diventate un grossissimo business e nascono dappertutto. Io di norma mi informo su quelle che ci sono e faccio una richiesta d’iscrizione. In alcune, però, i tatuatori sono selezionati attraverso il loro portfolio, quindi si lavora solo se si viene scelti».
Cosa significa fare la tatuatrice e come ti sei avvicinata al mestiere?
«Innanzitutto, secondo me esiste una grossa differenza tra tatuatore e tattoo artist. Il primo è colui che riproduce qualcosa sulla pelle e può essere paragonato a un esecutore. Il secondo è un artista, cioè quello che vorrei essere io. Ciò consiste nel trovare un proprio stile che sia riconosciuto e interessi la clientela. Mi sono avvicinata al tatuaggio perché ho sempre disegnato, desideravo vedere nuove realtà ed essere economicamente indipendente; così ho cercato un lavoro che mi permettesse tutto questo. Oggi sono un’artista, giro il mondo con le macchinette nello zaino e vorrei che i miei tatuaggi fossero un viaggio sulla pelle di chi li indossa».
Le immagini: tatuaggi eseguiti da MalaMarta e lei stessa (le foto sono state realizzate dalla stessa tatuatrice).
Arianna Mazzanti
(LucidaMente, anno XIII, n. 153, settembre 2018)