Mangiare o meno derivati animali è oggi un argomento di diffuso interesse. L’attenzione si rivolge soprattutto all’impatto dell’alimentazione su alcune patologie quali diabete e cancro
Negli ultimi tempi si sente sempre più parlare di stili alimentari che riducono o eliminano i cibi di provenienza animale. Alcuni studi universitari, qualche documentario e diverse conferenze vertono appunto sull’argomentare la relazione, secondo loro esistente, tra ciò che si mangia e ciò di cui ci si ammala.
La posizione più radicale al riguardo la si può trovare nel documentario What the Health? di Kip Andersen e Keegan Kuhn, gli stessi registi di Cowspiracy, film già citato in un articolo precedente (Vegan: scelta eticamente doverosa per salvare la Terra?). Entrambi i lavori trattano il tema del veganesimo, ma in due ottiche differenti: l’impatto ambientale e la salute. Per quanto concerne quest’ultima, i due hanno intervistato medici e dottori americani in accordo con la tesi sul ruolo delle proteine animali nelle malattie croniche (cardiache, diabete e cancro). Naturalmente hanno anche tentato di contattare le grandi organizzazioni sanitarie (americane), ma quasi tutte si sono rifiutate di rilasciare qualsiasi tipo di dichiarazione. Tra gli interpellati, il dottor Neal Barnard si è espresso riguardo al diabete. Il primario e ricercatore sostiene che la causa della patologia sia una dieta a base di carne perché essa aumenterebbe la quantità di adipe nel corpo. Ciò porterebbe le cellule a sviluppare particelle di grasso resistente all’insulina. Si fa poi riferimento agli studi dell’Università di Harvard che notano come una porzione di carne lavorata al giorno aumenti il rischio di sviluppo del diabete del 51%.
Dell’impatto sulle malattie cardiache e sul cancro parla il dottor Michael Greger. Infatti, mangiare carne provocherebbe all’interno del nostro sistema una forte infiammazione. Infiammazione che, a sua volta, stimola i fattori di crescita, per esempio quello dell’insulina: l’IGF-1 (insulin-like growth factor), responsabile della diffusione del tumore in ogni suo stadio. A detta di Greger, «qualsiasi proteina animale aumenta il livello di IGF-1». Sempre a proposito del cancro, nel documentario si arriva poi a latte e derivati, riportando uno studio del Journal of the national cancer Institute. Questa ricerca osserva come l’assunzione di latticini ad alto contenuto di grassi si correli a un rischio maggiore di mortalità dopo la diagnosi del cancro al seno.
Probabilmente più chiaro e meno categorico rispetto a What the Health? è il dottor Franco Berrino, un epidemiologo e medico italiano che è stato per diversi anni direttore del Dipartimento di Medicina preventiva e predittiva dell’Istituto nazionale dei tumori europei. Berrino spiega come la proliferazione delle cellule tumorali sia dovuta alla glicemia e perciò suggerisce di ridurre i cibi raffinati e i grassi saturi, ovvero animali. Questi infatti irrigidiscono la membrana delle cellule e rendono più difficile il compito all’insulina (far entrare il glucosio nelle cellule). Il pancreas produrrà allora più insulina, la quale aumenterà di conseguenza la biodiversità di altri fattori di crescita. Verrà quindi generato IGF-1. Berrino aggiunge che tale produzione (dei fattori di crescita) è dovuta al latte e alle proteine in generale. Sintetizzando, «quando ci sono troppe proteine crescono anche i tumori». L’epidemiologo sostiene che sarebbe sufficiente seguire le raccomandazioni del codice dell’Unione europea per ridurre la mortalità per tumore. Infatti, nel 2014 l’Organizzazione mondiale della Sanità ha pubblicato il codice europeo contro il cancro – «che in realtà è contro tutte le malattie croniche», sottolinea Berrino.
I consigli alimentari, riassunti in dodici punti, esortano a basare l’alimentazione su cereali integrali, verdure, legumi, frutta e a limitare i cibi ipercalorici, le carni rosse e quelle lavorate. Infine, durante una conferenza tenuta nel maggio 2015, specifica: «Essere vegano non vuol dire di per sé avere una dieta sana, essere un vegano intelligente significa rispettare le raccomandazioni, evitare cibi industrialmente raffinati, andarci piano con lo zucchero […] perché lo zucchero è un altro fattore per il cancro all’intestino […] e quindi va bene vegano, ma colto».
Arianna Mazzanti
(LucidaMente, anno XIV, n. 157, gennaio 2019)