Che la poesia non soffrisse i limiti nazionali, non c’era alcun dubbio. Ma è altrettanto certo che, per noi italiani, spesso incolti nelle conoscenza di lingue straniere, traduzioni ben fatte di autori di altri Paesi ci permettono di poter confrontare il nostro panorama poetico contemporaneo con quello di altre tradizioni europee ed extraeuropee, in modo da avere un quadro più completo di cosa sia la poesia nel mondo d’oggi.
Un professore andaluso “necessario” – E’ il caso della prima raccolta che presentiamo, quella del poeta-professore Luis García Montero, intitolata Diario Complice (Prologo di Rafael Alberti, La Mongolfiera, pp. 192, € 15,00), con traduzione di Andrea Perciaccante, che nella sua nota introduttiva definisce felicemente il letterato andaluso come “necessario”. La sola struttura del libro rende l’idea della maturità del poeta spagnolo. La raccolta segue l’ordine temporale delle stagioni dell’anno, con ogni poesia numerata, e presenta due voci: la prima è in versi e rappresenta l’autore, mentre la seconda, la voce femminile, che si rivela nella sezione Frammenti raccolti in un epistolario, è in prosa, breve ma stilisticamente ricercata, elaborata e – verrebbe da dire – “poetica”. Lungo questa narrazione temporale ordinata, si dipana l’esperienza vissuta e concreta di García Montero, si ricorda e si ricrea l’intimità con se stessi e con la propria vita, con i propri successi e i propri fallimenti, ma soprattutto con l’amore. E il Diario diviene allora un vero e proprio luogo fisico d’incontro.
Un amore delicato e nostalgico – Il verso del poeta andaluso è di grande eleganza, creata grazie a un lessico semplice e a una sintassi solo apparentemente lineare, ma in realtà ben studiata, ricca di una morbida musicalità, spezzata solo a volte, con perizia, da felici enjambement. Ma la ricerca retorica meglio riuscita, come nella migliore tradizione spagnola, è quella legata alle immagini e agli accostamenti metaforici. Con nascosti ammiccamenti l’autore ci rievoca il suo vissuto, ricco di una sensualità delicatissima – non per questo meno erotica – e assolutamente non scontata. Altro elemento importante è la nostalgia, il senso forte di mancanza che esplode alla rivelazione dell’assenza dell’oggetto del vero amore: “Mi sveglio a volte / e qualcuno / nudo come me / mi sta accanto, / con una inaspettata solitudine / e gli occhi in debito con la notte / parlandomi di te, / chiedendomi la storia della tua assenza”. In queste pagine di “viaggio” l’autore è accompagnato da grandissimi nomi della poesia spagnola, come Neruda, Salinas, González e García Lorca. Un plauso dovuto, infine, alla traduzione, sempre attenta alla letterarietà del testo in lingua originale, ma che, quando serve, coniuga a questa una maggiore libertà di traduzione, per lasciare incantato il lettore italiano così come García Montero fa con quello spagnolo.
Le ipotesi per chi non individua bene la realtà – L’altra silloge poetica che proponiamo in questo numero di LucidaMente è Ipotesi per un Ipofisario (Marco Del Bucchia Editore, pp. 76, € 7,00) di Daniele Poletti, una voce poetica che sembra avere problemi a individuare e riconoscere, in maniera chiara e lucida, la realtà che lo circonda. In ambienti e situazioni sempre ambigue, in atmosfere costantemente sul limite dell’allucinazione, il poeta è spaesato in un mondo che riesce a “prevedere” ma non a identificare. Ecco che più nulla è legittimo e il riconoscimento di qualcosa di “normale” suona come una rivelazione, mentre ci si confonde tra una “chiazza sul taschino azzurro” e una macchia di sangue “del cuore scoppiato davvero”. A questo si riconduce la ricerca – direi maniacale – per un linguaggio scientifico, e soprattutto – anzi, quasi solamente – medico, che si protende nello sforzo disperato di identificare con certezza e precisione l’oggetto e, più di ogni cosa, il corpo, sia della voce autorale, sia di tutti i suoi interlocutori.
Uno stile sperimentale fino all’oscurità – Leggendo la raccolta, tra i componimenti, diciamo così, “standard” a livello stilistico, troviamo poesie in cui l’autore sperimenta forme inusuali di scrittura. E’ il caso di rifrazione di panneggi, originariamente lunga pochi versi, ma che si estende fino a ricoprire due intere pagine. Ciò grazie a una simulazione del fenomeno della riflessione che il poeta applica al suo verso, sia lungo una linea di simmetria che taglia orizzontalmente entrambe le pagine – come se si affacciasse su uno specchio d’acqua – sia lungo la linea di giuntura delle stesse. Andando verso la conclusione del libro, la presenza di poesie la cui sintassi è spezzata, disgiunta e, a volte, “torturata” prende il sopravvento. Questo fino all’ultima sezione, Variazioni, in cui la produzione di Poletti torna a compattarsi, a misurare pochi versi, ma permeati di tensione scientifico-linguistica pura, spesso libera da determinanti come articoli, preposizioni o aggettivi; tutti fenomeni, questi, che aumentano esponenzialmente l’oscurità dei componimenti.
L’immagine: la copertina di Diario Complice.
Salvatore Della Capa
(LucidaMente, anno II, n. 7 EXTRA, supplemento al n. 21, 15 settembre 2007)