Intervista in esclusiva per “LucidaMente” a Rita Cinti Luciani, candidata socialista al Parlamento europeo: la nobiltà della politica, Il Pd-Pse, l’euro e l’euroscetticismo, tecnocrati e “Stati Uniti d’Europa”…
Domenica 25 maggio si svolgerà in Italia un’importante tornata elettorale. Si vota in una sola giornata (dalle 7 alle 23) per rinnovare il Parlamento europeo e per eleggere gli amministratori di molti Comuni italiani (vedi anche Maggio bolognese, maggio socialista).
Per le elezioni europee-Circoscrizione Nord-est il rilanciato Partito socialista italiano (Psi) schiera come propria candidata, all’interno della lista Pd-Pse, Rita Cinti Luciani, insegnante, con laurea in filosofia con indirizzo estetico conseguita all’Università di Bologna, dopo aver concluso un ciclo di studi superiori di indirizzo umanistico. Da sempre socialista, militante nell’Mgs (Movimento giovanile socialista) sin dai tempi dell’università. Attualmente è sindaco, al secondo mandato, di Codigoro, in provincia di Ferrara. Ecco il resoconto dell’intervista che la candidata ha gentilmente rilasciato in esclusiva a LucidaMente.
Rita Cinti Luciani, viviamo in un momento di preoccupante decadimento morale, che si ripercuote nella vita sociale, nei rapporti interpersonali e anche nella politica. In base alla sua esperienza professionale e alla sua formazione umanistica, come si può contrastare questo stato di cose?«È vero. Il momento è critico dal punto di vista del decadimento morale ed etico. Io dico che c’è bisogno di recuperare concetti e principi tipo serietà, onestà intellettuale, oltre che morale, etica del sacrificio. Insegnare ai giovani il valore della conquista; che ciò che ha più valore nella vita non conosce scorciatoie, strade semplici, facili. Il rispetto per se stessi e per gli altri. Bisogna poi coinvolgere di più i giovani, renderli più partecipi. Prestare loro più ascolto, ma renderli anche più responsabili. Insomma, se una società deve migliorare, bisogna lavorare sulle nuove generazioni».
Lei è una donna impegnata in politica da diverso tempo. A che cosa imputa l’attuale e preoccupante disaffezione dei cittadini alla politica?«La politica, dal dopoguerra in poi, ha via via perso la sua importanza centrale nella società, la sua capacità di determinarne l’indirizzo. La politica ha finito col fallire quando non ha più saputo interpretare le esigenze dei cittadini. Questo si vede chiaramente anche dai fatti di cronaca attuali, che hanno coinvolto la cosiddetta seconda Repubblica, la quale non è mai realmente nata. Oggi ci troviamo dinanzi alla necessità che la politica si riprenda il proprio ruolo. Il ruolo che storicamente ha ricoperto la politica è quello di guidare la società. Progettare e determinare la crescita di un popolo, il suo benessere, valorizzare le proprie risorse, per esempio ponendo argine al dramma della fuga di cervelli. Incoraggiando la produzione. Politica significa partecipazione dei cittadini, quindi forme associative organizzate in partiti».
L’antieuropeismo oggi manifestato da alcuni partiti e movimenti può essere spiegato anche attraverso questa sua analisi?«L’antieuropeismo o il cosiddetto euroscetticismo è la conseguenza logica anche di una politica degenere, specchio di una società in declino. C’è da dire, poi, che nei momenti di crisi qualcuno è portato a strumentalizzare, a esacerbare gli animi. Alcuni partiti o movimenti fanno presa sulle paure e sui disagi dei cittadini, tacciando l’Europa come causa di tutti i mali».
L’euro è davvero una sventura per l’economia e una debolezza per l’Italia?«No, assolutamente! Anche se bisogna ammettere che la fase di passaggio dalla lira all’euro non è stato accompagnata dal controllo necessario. Proviamo, però, a immaginare la nostra Italia fuori dall’euro con il debito pubblico che si ritrova. Oppure la nostra economia fuori dalla moneta unica. Cosa succederebbe se dovessimo comprare le materie prime all’estero, pagando lo scotto di un cambio impari tra una moneta debole, la lira, e una moneta forte, l’euro? Chi dice che l’euro è una sventura per la nostra economia racconta una bugia. Gli stipendi sarebbero svalutati e il potere d’acquisto ridotto di almeno il 20%. È fuori di dubbio, però, che l’Italia deve rinegoziare il proprio ruolo. Deve giocare un compito più decisivo. E per fare questo c’è bisogno di una politica forte».
La veste istituzionale di sindaco la aiuta a rappresentare meglio le istanze dei cittadini, nel parlamento europeo, di fronte alle continue richieste di austerità imposte da Bruxelles?«Un sindaco è abituato a conoscere la realtà del territorio. In un clima economico difficile come quello che stiamo vivendo, il sindaco è la figura istituzionale più vicina ai cittadini, quindi più sensibile alle loro esigenze, ai loro bisogni, alle loro necessità. L’Europa all’indomani delle elezioni dovrà essere un’Europa più politica e meno burocratica. Più vicina al cittadino, appunto. Anche nel congresso del Pse, tenutosi a Roma un paio di mesi fa e nel quale si è deciso di proporre Martin Schulz come candidato alla Commissione europea, si è dibattuto a lungo sulla necessità di riformare l’Europa. Meno rigore e più sostegno alla produzione, quindi alla ripresa economica. Più equità, più opportunità uguali per tutti i Paesi membri. Più lavoro. Ecco, tutti questi punti appartengono alla tradizione socialista».
Il patto federativo tra Psi e Pd è un assorbimento mascherato del primo nel secondo?«No! Il patto federativo è e va vissuto come un rapporto di pari dignità fra due partiti che sono nel Pse. Dal 1° marzo di quest’anno il Pd è nel partito del socialismo europeo. Si tratta di un progetto che dev’essere esteso a tutti i livelli, da quello europeo a quello nazionale e territoriale. Il patto federativo di dare all’Italia un governo forte, un governo per la ripresa, garanzia per un futuro migliore. A questo progetto partecipano due partiti, il Psi e il Pd, ciascuno con la propria autonomia organizzativa. Non si tratta assolutamente di scioglimento di un partito più piccolo in quello più grande».
Cosa ne sarà del socialismo italiano?«Ciò dipende da noi socialisti! Dalla nostra voglia di misurarci con le necessità e i bisogni della gente. Il socialismo ha sempre interpretato i bisogni della società. Occorre combattere la povertà e non la ricchezza, anche se quest’ultima va ridistribuita più equamente. Anche i diritti civili costituiscono il nerbo della nostra azione politica. Per non parlare del grande tema: il lavoro. Fulcro di ogni azione dei socialisti di tutti i tempi. Siamo piccoli, è vero, ma con grandi idee. Oggi è più che mai complicato per noi, ma dobbiamo saper reagire con coraggio e fermezza come sempre abbiamo saputo fare. Andiamo forti di un fatto innegabile: la storia ci ha dato ragione dentro e fuori dall’Italia. Ma le sole ragioni storiche non sono sufficienti. Si deve agire! Dobbiamo darci da fare!».
Nell’Europa dei tecnocrati i socialisti italiani ed europei giocano un ruolo fondamentale per la costituzione degli “Stati Uniti d’Europa”, tradizionale pensiero dei socialisti. Quale sarà il suo primo impegno al riguardo?«Il mio primo impegno sarà quello di creare, insieme a con tanti altri parlamentari, le condizioni affinché queste elezioni costituiscano una svolta storica. Affinché assumano un valore di cambiamento radicale. Devono costituire un bivio tra passato e futuro; tra gli egoismi nazionali e una vera e propria politica comunitaria, ridando a questa il ruolo che le spetta, al di sopra e distinta dal potere tecnocratico e da quello finanziario, spesso lontano dai cittadini, dalla gente comune. Abbattere la burocrazia, che frena lo sviluppo. Investire sulla formazione delle giovani generazioni; incentivare le imprese; prestare maggiore attenzione ai diritti civili; seguire un’economia verde; e, poi, affrontare il grande problema a livello continentale: ancora una volta il lavoro. Ecco, questi sono i grandi temi che le istituzioni europee dovranno affrontare se si vuol cominciare a ragionare in termini di Stati Uniti d’Europa».
Perché un cittadino dovrebbe accordarle la sua preferenza?«Perché ritengo di avere le idee chiare. Perché saprei rappresentare al meglio gli interessi della nostra comunità. E poi, perché sto affrontando questa grande sfida con passione e con voglia di fare. E fare bene! Con determinazione, concretezza, serietà e onestà. Ecco, mi impegno sin da ora a mantenere un rapporto diretto con i cittadini. A pormi come tramite tra la più alta istituzione europea e la realtà territoriale che rappresento».
Grazie e in bocca al lupo!«Prego, e crepi il lupo!».
Le immagini: Rita Cinti Luciani, Martin Schulz e simboli del Psi.
Nicola Marzo
(LucidaMente, anno IX, n. 101, maggio 2014)