Dal caso Passante Nord, riguardante il territorio emiliano, a varie riflessioni su un nodo centrale per il nostro Paese
Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Marco Poli, ex assessore socialista al Comune di Bologna.
Ormai gli atti pubblici, le delibere comunali e le leggi di stato sono degradati a livello di pezzi di carta privi di consistenza reale e di garanzia verso cittadini e imprese. Tutto può essere rimesso in discussione – se non azzerato – da una piroetta di un sindaco, di un presidente di Regione, dalla decisione di un Tar, di una soprintendenza o di un magistrato. Un sistema pubblico che non offre garanzie, che non dà certezze, potrà mai incentivare chi vuole investire e fare impresa?
Il caso del Passante Nord, come decine e decine di casi analoghi sparsi per l’Italia, è emblematico di questa Italia ferma e in regresso nei confronti di altri Paesi che fino a vent’anni fa guardavamo dall’alto al basso. Mi limiterò, quindi, a ricostruire le ultime tappe del percorso istituzionale del Passante. Il 2 aprile 2013 un comunicato congiunto fra enti locali (Regione Emilia-Romagna, Provincia di Bologna e Comune di Bologna), Autostrade spa e Ministero delle Infrastrutture e Trasporti informò che«la validità della convenzione sottoscritta a luglio 2012 è stata prorogata al 31 dicembre 2013: i fondi, 1,3 miliardi, rimangono pertanto a disposizione fino alla fine dell’anno. L’intesa – sottolineava la nota – è stata raggiunta nel corso di un incontro che si è tenuto questa mattina al Ministero».
Erano presenti il vice ministro Mario Ciaccia (sottosegretario, tecnico indipendente, del Governo Monti), il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani, la presidente della Provincia di Bologna Beatrice Draghetti e il sindaco di Bologna Virginio Merola. «Il Passante relativo al nodo di Bologna – commentò Ciaccia – rappresenta un’opera strategica per il territorio e quindi il governo si è impegnato, insieme ad altri soggetti, a raggiungere nel più breve termine possibile un risultato condiviso e concreto per la realizzazione dell’infrastruttura».
Regione ed Enti locali asserirono: «La conferma della convenzione aggiornata nella tempistica e dell’impegno di Autostrade e del Ministero esplicitano che la nostra impostazione è quella giusta. Lavorare per trovare insieme una soluzione a partire dalle analisi e dalle indicazioni che il sistema degli Enti locali bolognesi ha messo sul tavolo. Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade spa, dichiarò: «Oggi si è fatto un passo in avanti utile e importante che consente a tutti di confrontarci su una progettazione preliminare e concreta dell’opera».
Il 7 febbraio 2014 il sito di Autostrade spa pubblicò questo comunicato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: «A seguito dell’incontro con il Ministro delle Infrastrutture, On. Maurizio Lupi, il Presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani, la Presidente della Provincia di Bologna Beatrice Draghetti, il Sindaco di Bologna Viginio Merola, l’Amministratore Delegato di ASPI Giovanni Castellucci, si è convenuto sull’importanza della realizzazione del Passante Nord di Bologna quale infrastruttura d’interesse nazionale per il traffico di attraversamento del nodo bolognese e per risolvere in modo decisivo la congestione dell’attuale sistema tangenziale ed i relativi aspetti ambientali. […] Nel corso della riunione è stata individuata e condivisa la soluzione che risponde alle esigenze espresse dal territorio e rappresentate in questi mesi al tavolo tecnico […]. Il tavolo tecnico proseguirà nei prossimi mesi ed affronterà tutti gli aspetti tecnici, territoriali ed ambientali ai fini della progettazione».
Il primo di agosto 2014 lo stesso sito di Autostrade spa annunciò il protocollo d’intesa firmato fra enti locali e Ministero che sanciva l’intesa sul tracciato del Passante Nord di Bologna, «opera autostradale che dovrà risolvere i problemi di congestione del traffico sulla tangenziale e in generale sul nodo autostradale di Bologna, creando un nuovo tratto autostradale in variante a quello attuale». L’accordo siglato a Roma, dunque, sbloccava l’iter realizzativo di un’opera “attesa da tempo”, come affermò il sindaco di Bologna Merola che, dopo aver espresso soddisfazione anche a nome della Provincia e della Regione, proseguì: «Finalmente si sblocca un’opera di cui si parla da anni. Un’opera di importanza nazionale, che servirà anche a decongestionare la tangenziale di Bologna, e per la quale viene rispettato il tracciato proposto dagli enti locali […]».
«L’accordo firmato oggi – proseguiva Merola – sblocca l’iter per la realizzazione del passante autostradale, vengono confermate le risorse necessarie e si entra da settembre nella fase della progettazione preliminare che dovrà essere sottoposta ai Comuni interessati. Il tracciato è quello proposto dagli Enti locali. La congestione del traffico sulla attuale tangenziale sarà risolta oltre che dal nuovo passante, dalla possibilità di utilizzare anche il tratto autostradale attuale gratuitamente con un sistema di bypass. Il passaggio dal tracciato al progetto sarà importante per valutare la mitigazione ambientale che i Comuni riterranno di presentare attraverso il massimo coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni della città metropolitana. Confermo, e ne farò specifica comunicazione nei prossimi giorni, che contestualmente presenterò proposte per scelte urbanistiche tese a ridurre il consumo di suolo e a rinaturalizzare parti di territorio, in accordo con i sindaci della nuova Città metropolitana, affinché ci sia saldo zero nel consumo di territorio, obiettivo importante da proporre al nuovo presidente della Regione».
Solo due sindaci dei comuni bolognesi dell’hinterland si smarcarono dall’accordo sul Passante Nord raggiunto: Irene Priolo (Calderara di Reno) e Claudia Muzic (Argelato). Esse affermarono che «la sottoscrizione non ha avuto la condivisione delle sottoscritte» e, in un messaggio rivolto al responsabile degli enti locali del Partito democratico, ribadirono il loro dissenso aggiungendo l’auspicio di «maggiore trasparenza e rispetto per i Comuni in futuro; le premesse non sono state delle migliori». Da parte sua, il ministro Maurizio Lupi sottolineò «l’importanza di questa firma per un’infrastruttura utile ai cittadini bolognesi e a tutti gli italiani», in quanto il passante di Bologna era destinato a risolvere le note difficoltà di uno dei nodi autostradali più trafficati d’Italia. Infine, non pare inutile segnalare come la spesa prevista di 1,3 miliardi di euro fosse totalmente a carico dei privati.
Riferito tutto ciò, il punto che voglio sottolineare riguarda la serietà dell’amministrare e la certezza che le amministrazioni debbono garantire a cittadini e operatori economici. Come debbono essere valutati un sindaco e dei presidenti di Regione che a pochi mesi da una firma smentiscono mettono in dubbio un accordo col Governo e con una grande società per azioni? Le firme che si appongono sotto un progetto da 1,3 miliardi di euro sono state fatte per scherzare o la parola di un sindaco e di presidenti di enti locali dovrebbero essere considerate come atti di certezza?
Questo è il punto che minaccia l’Italia di oggi. Cittadini e imprese non hanno più certezze, non possono più programmare il futuro in quanto le giravolte amministrative sono sempre in agguato. Perché ciò accade? Per demagogia, per un ambientalismo dogmatico, quasi un mantra pieno di luoghi comuni, per un’ideologia regressiva, per scarsa coscienza e labile capacità amministrativa? Ciò che sta accadendo per il Passante è un fatto emblematico di un Paese nel quale fare impresa è come dedicarsi alle scommesse. Con la differenza che con le scommesse, qualche volta, si vince.
Marco Poli
(LucidaMente, anno XI, n. 121, gennaio 2016)