Secondo la nostra lettrice “LucidaMente” è troppo “equidistante” e il parroco di Lerici istiga a delinquere
Una domanda al solito equilibrato e democratico LucidaMente, equidistante e democratico al punto di mettere ben due su due pareri favorevoli a don Corsi, però uno laico e uno cattolico. Fantastico! Ho maturato la convinzione che questa strana equidistanza sia cara a LucidaMente soprattutto quando si tratta di donne, in altri casi riesce ancora a contare, almeno fino a due. La domanda è una sola, che però LucidaMente dovrebbe rivolgere ai suoi due equilibrati ed equidistanti lettori, uno laico e uno cattolico, perbacco!
La domanda è: secondo loro esiste o no il reato di istigazione a delinquere? Sperando che non pensino, i due lettori intendo, che esiste ed è reato commesso dalle donne sfacciate e ancheggianti che istigano i femminicidi, dovrebbero rileggere cattolicamente e laicamente il volantino del nostro prete, incontinente sessuale oltre che verbale, per vedere se sia laicamente che cattolicamente non vi sia per caso una vergognosa assoluzione di ogni violenza contro le donne.
Se fossi un uomo avrei solo paura che una donna a me cara, madre o moglie o figlia e sorella sfiori per sbaglio la tonaca di un prete come don Corsi. Se fossi un uomo avrei care tutte le donne e avrei molta, molta paura di “opinioni” come quella espressa dal prete nel suo volantino. Uomini, svegliatevi!
Laura Piretti
LucidaMente non censura mai le opinioni: ecco altri testi, della redazione, o provenienti dai lettori, su argomenti simili, sulle problematiche uomo-donna e sulla “discriminazione positiva”: In difesa (laica) di don Corsi; In difesa (cattolica) di don Corsi; Quelle imbarazzanti mutilazioni genitali femminili…; C’è la libertà di parlare di Maometto?; Toh, c’è pure il “maschicidio”. E tanto…; Quando progressisti e femministe appoggiarono il proibizionismo; Lladdìgnittà ddélleddònne; Forte come un uomo? Il sesso del Potere; Anche voi moralisti sul sesso?; I maschi alla riscossa: «Le vere vittime siamo noi»!; La disfatta del maschio italiano; Ancora sulla cosiddetta sentenza “salvastupratori” ; Le due caste più intoccabili di tutte; Le polemiche sul numero 61 (gennaio 2011), dedicato al “politicamente corretto” ; I tanti, troppi pregiudizi dei “progressisti” bigotti; La violenza è solo degli uomini?; Il caro femminismo iattura per tutte/i?; «Io e la giustizia italiana: dalla condanna per pedofilia all’assoluzione»; Donne che amano (o si odiano?) troppo;“Uomini che odiano le donne”. O viceversa.
(LucidaMente, anno VII, n. 84, dicembre 2012)
“Tutti in Italia sembrano aver dimenticato che la libertà non è la mia libertà ma è la libertà di chi non la pensa come me. Un clericale non capirà mai questo punto né in Italia né in nessun altro paese del mondo. Un clericale non arriverà mai a capire la distinzione fra peccato, quello che lui crede peccato, e delitto, quello che la legge secolare ha il compito di condannare come delitto. Il clericale punisce il peccato come fosse delitto e perdona il delitto come se fosse peccato. Perciò è necessario tener lontano i clericali dai governi dei paesi civili” (Gaetano Salvemini)
Don Corsi sarà pur sgradevole e inaccettabile, ma, a parte che non potevo censurare due lettori, così come non ho mai censurato nessuno, occorre leggere con pazienza tutte le argomentazioni espresse dal parroco di Lerici e dai due lettori. Un 10% di ragione glielo vogliamo dare? E anche se non ci fosse, perché censurare? Quello che trovo inaccettabile è il linciaggio e aver del tutto manipolato il pur discutibile pensiero del parroco facendolo passare per un apologeta della violenza e dell’omicidio delle donne…
Sono redattrice di LucidaMente, difendo la libertà di espressione di tutti i lettori, ma non condivido il 10% e nemmeno l’1% di ciò che dice don Corsi, nè delle argomentazioni dei suoi difensori, laico e cattolico. Giusto pubblicarle e giusto replicare. Il pensiero di don Corsi è delirante, giustificativo della violenza sulle donne e soprattutto per nulla “realistico” e concreto come lo si vuole far apparire. Innanzitutto da dove arguisce che le donne violentate e uccise sarebbero quelle che vanno in giro discinte? Al di là del fatto ovvio che non sarebbe comunque una giustificazione. A subire stupri sono di solito donne non in grado di difendersi, per ragioni culturali e sociali. L’omicidio poi, quando nasce dalla non accettazione dell’abbandono, ha ragioni nel senso di possesso che nulla ha a che fare con l’estetica, ma piuttosto con la mancata sopportazione dell’indipendenza femminile, cosa molto grave. Che ognuno abbia le proprie responsabilità nella coppia si può dire riguardo a una separazione, nel momento in cui subentra la violenza fisica di una parte sull’altra tutte le precedenti responsabilità decadono, in un’ottica di civiltà. Oltre al fatto che si continua a lasciare alle donne il compito di tenere le briglia della moralità, invece di condividerlo alla pari. Il messaggio sottinteso “donne, tutelatevi perchè gli uomini sono come bestie” è ancor più offensivo per gli uomini che per le donne. Altro fatto negativo: questo parroco ha detto cose talmente assurde da permettere alla Chiesa, maschilista e sessuofobica in fondo quanto lui, pur se con toni diversi, di fare bella figura dissociandosi.
Cara Liviana,
concordo pienamente con quanto scrivi e aggiungo, pensando anche alle notizie che arrivano in questi giorni dall’India:
“FINCHE’ GLI UOMINI CONTINUERANNO A NASCERE DA DONNE OPPRESSE, BRUTALIZZATE, SCHIAVIZZATE IN VARIO MODO, NON CONOSCERANNO NE’ PACE NE’ LIBERTA’!”
a Viviana (che ringrazio per la disamina attenta delle radici culturali del femminicidio), al direttore di Lucidamente rispondo sul concetto di equidistanza e di non censura. Capisco tutto, ma i conti non mi tornano ugualmente. Se ci fossero, e purtroppo ci sono, reati di varia natura contro i bambini e le bambine, fra cui quelli di natura sessuale. Cose criminali (sfruttamento, pornografia), ma anche quelle semplicemente dettate da istinti incontrollabili, magari in famiglia. Se vi fosse (e c’è) allarme sociale su questi fatti, e uscisse un volantino, magari sulla porta di una chiesa, dove si dice che anche i bambini hanno una sessualità, che i loro genitori debbono sorvegliarli con più attenzione, che la società è violenta e gli impulsi incontrollabili, che ci sono bimbe di dieci anni che si dipingono le unghie di rosso e portano le gonnelline corte ecc. e due lettori scrivessero a LucidaMente che sì, in fondo anche la pedofilia ha le sue spiegazioni-giustificazioni, che farebbe il nostro giornale equidistante? Si può essere equidistante verso i reati? ma sì, non si può rubare, però… e via di questo passo.
Gentilissima prof.ssa Piretti, anche se non necessita certo dei miei elogi, mi congratulo per l’abile argomentazione. Che regge, ma è basata su un parallelismo forzato: donne e bambine/i. Mentre questi ultime/i (come gli animali) sono davvero del tutto indifese/i, le donne non possono essere messe sullo stesso piano, almeno nel mondo occidentale, a meno di ritenerle delle minus habens. Invece concordo che non si possa fare apologia di reato (che è reato esso stesso) e che quindi pedofilia e omicidio siano indifendibili allo stesso modo. Si dà il caso, però, che nessuno, nella rivista o da parte dei lettori, abbia difeso quei reati.
La nostra rivista si sarebbe mostrata equidistante (ma da chi? dalle idee di don Corsi? o dalla discussione sulla problematica dei rapporti uomo-donna?)? A parte che basterebbe leggere qualcuno dei quasi 2.000 articoli da noi pubblicati in otto anni di vita della rivista per capire come la pensiamo in termini di diritti civili e sociali, ma ciò non corrisponde comunque al vero. Ci sono pervenute quattro lettere: una integralista cattolica; due “problematiche”; e la sua, indignata.. Sono state tutte pubblicate – un certo equilibrio, c’è, mi pare – ma ugualmente lo sarebbero state altre, nei limiti di legge. Perché nessuna – ripeto – ha difeso o giustificato la violenza (sulle donne o chicchessia). I punti sono stati (mi pare): la tutela della libertà di espressione per tutti, compreso il parroco di Lerici (il suo linciaggio, seppure solo mediatico, non è esso stesso un reato?); l’approfondimento delle problematiche uomo-donna che conducono a esiti nefasti; il rischio della generalizzazione della criminalizzazione degli uomini.
Ancora non mi è stata data occasione di esprimere il mio pensiero. Eccolo, in pillole. Preferirei che si fosse “contro ogni violenza contro ogni essere umano”, a prescindere da sesso, religione, nazionalità, condizione sociale, ruolo. Ogni distinguo provoca categorie discriminate. Ritengo che si debba parlare di violenza di esseri umani su altri poveri esseri umani.
Purtroppo sono i modelli uomo-donna nel loro complesso che dovrebbero essere cambiati. Parafrasando Italo Svevo: il rapporto uomo-donna è inquinato alle radici. Siamo ancora fermi, specie in Italia, ai modelli bulli e pupe, vale a dire la ragazza desiderabile è la bella-stupida, il ragazzo da conquistare è il violento (vedi Corona-Belen), che “mi sa proteggere” (e poi ammazza, aggiungo io). Tette da una parte, muscoli dall’altra, in ogni caso vuoto assoluto ed esteriorità… Cosa ne vien fuori? Si fa coincidere un rapporto sentimentale con la gelosia, il possesso assoluto e ossessivo (da parte di entrambi i sessi), l’isolamento dagli altri che scaturisce in un egoismo di coppia, la “complicità” (che già come termine mette i brividi, perché fa presagire che tutto sia lecito in nome dell’“amore”). Tutto questo deriva dai soli uomini (o “maschi”, tanto per disprezzare)? E siamo ancora a “corna”, “troia”, “fedeltà”, “è il mio uomo”, “è la mia donna”, disprezzo per gay, “diversi”, prostitute, ecc.
Come nella filosofia orientale yin e yang si mescolano nei loro componenti e non ci sarebbe l’uno senza l’altra, così non ci sarebbero uomini violenti se avessimo donne intelligenti, forti e libere. Che non scelgono come partner dei potenziali criminali (e non si dica che “prima” non lo si capiva). E se ciò avvenisse, sarebbe l’uomo e l’umanità a guadagnarci. Ma, se ci guardiamo intorno, vediamo un mondo di sofferenza, ignoranza, disprezzo dei più elementari diritti. Realtà che noi occidentali speravamo sepolte nel nostro tempo e, invece, scopriamo prossime nel tempo e nei luoghi…