La Società della Bicocca e molte altre aziende abbandonano l’instabile paese sudamericano. Ma l’occupazione è salva
Dopo 28 anni di lavoro nella regione sudamericana, lo scorso 7 settembre Pirelli ha annunciato di aver ceduto la propria fabbrica di pneumatici venezuelana, raggiungendo un’intesa con una cordata di imprenditori sudamericani molto motivati e con la società Sommers International, che ha deciso di tentare il rilancio dell’attività nel paese sudamericano, ponendosi come acquirente di maggioranza.
I canali ufficiali della società milanese leader nel settore degli pneumatici, guidata dal manager milanese Marco Tronchetti Provera, hanno comunque assicurato che la vendita non avrà effetti negativi sulle finanze del Gruppo, e che questa cessione non comporterà la disoccupazione per gli operai impiegati nella fabbrica, in quanto l’accordo con i nuovi acquirenti e gestori prevede la continuità occupazionale.
La crisi venezuelana
La vendita della fabbrica di pneumatici Car sudamericana, situata nella città di Guacara, e di tutte le sue attività con sede in Venezuela, è stata una scelta obbligata per la Società della Bicocca, che si è dovuta arrendere di fronte alla profonda crisi che ha colpito questo paese, come già altre ditte prima di lei.
Anche la United Airlines ha infatti deciso che per il momento non opererà più in Venezuela, con la sospensione dei suoi voli diretti tra Houston e Caracas, e probabilmente, dopo la decisione di Pirelli, saranno molte le grandi imprese che seguiranno il suo esempio, allontanando i loro interessi dalla crisi venezuelana per cercare di tutelarsi e non esserne contagiati.
Nonostante i tentativi di mediazione papale, la politica del paese è ormai in crisi da mesi, a causa principalmente delle continue lotte tra governo e opposizione. Proprio queste lotte e questi dissidi sempre aperti e apparentemente irrisolvibili hanno causato un allontanamento degli investitori stranieri e il graduale impoverimento dello scenario economico, non solo a livello locale ma anche sul mercato internazionale, creando una situazione di instabilità finanziaria che ha messo inevitabilmente in crisi anche chi ha cercato con tutti i mezzi di continuare a operare all’interno del paese latino-americano.
L’addio definitivo al Venezuela
Già alla fine del 2015, a causa della pesante riduzione della disponibilità di dollari Usa, dovuta alle forti restrizioni sulla conversione di valuta estera voluta dal governo, Pirelli aveva visto minata profondamente la sua operatività in sudamericana, e in particolare nell’area di Caracas, per cui era stata costretta a deconsolidare la Pirelli de Venezuela, mettendo in atto un’operazione contabile ardita ma obbligata.
Come è noto, tale operazione contabile è stata pagata a caro prezzo dalla società milanese, perché le ha causato un grosso deficit nel bilancio 2015, il primo regolare registrato dopo il passaggio della società alla nuova leadership dei soci cinesi di ChemChina e dopo l’addio definitivo alla borsa di Piazza Affari.
Dopo la recente e temporanea chiusura della fabbrica dovuta alla mancanza di materie prime, Pirelli ha quindi deciso di abbandonare la sua attività in Sudamerica, trovando un acquirente motivato, appoggiato da una cordata di imprenditori locali, per garantire la continuità lavorativa agli oltre 700 operai impiegati nella fabbrica, e per darle una nuova chance di ripresa.
La decisione non è stata presa a cuor leggero, anche perché il governo venezuelano e il Ministero dello sviluppo economico locale speravano che, dopo il temporaneo stop, la fabbrica avrebbe potuto riprendere a lavorare sotto la guida del colosso italiano. Tuttavia, vedendo minata la sua effettiva operatività e le prospettive di profitto in area sudamericana, il Gruppo della P lunga ha preferito lasciare la presa prima che fosse troppo tardi, per non rischiare di essere danneggiata dalla crisi venezuelana.
Oggi, forte dei buoni numeri guadagnati dopo il suo rientro in tempi record sulla borsa italiana di Piazza Affari, e concentrata sui nuovi settori dell’economia che le si stanno aprendo nella sua rinnovata veste di pure consumer tyre company, specializzata nei prodotti di alta gamma e con una forte spinta verso l’innovazione e la sostenibilità, Pirelli ha deciso di vendere la fabbrica e tutte le attività collaterali a ottime condizioni, per garantire che tale atto non possa andare a inficiare il bilancio annuale e i profitti del Gruppo, come avvenuto in passato.
Una nuova chance
Con soddisfazione del movimento operaio e degli operai ai quali è stata assicurata la continuità lavorativa dopo il cambio di leadership, a occuparsi della fabbrica di pneumatici venezuelana, del suo approvvigionamento e della sua operatività, sarà il nuovo acquirente, la Sommers International, una società che ha sede in Georgia ed è specializzata nella vendita all’ingrosso di prodotti petroliferi, con un buon mercato nel bacino americano. A sostenerla in questo rilancio sarà un’alleanza di imprenditori venezuelani, evidentemente ancora disposti a lottare per i benefici che tale attività può portare all’economia locale, e in effetti forse gli unici in grado di dare una chance concreta alla ripresa della fabbrica.
elena giuntoli
(LucidaMente, anno XIII, n. 154, ottobre 2018)