Il denaro risparmiato (10 miliardi) sui cacciabombardieri potrebbe essere utilizzato per finalità molto più fruttuose e civili
Anche se da tempo (almeno dalla fine 2009) la decisione definitiva è bloccata, l’Italia a breve potrebbe perfezionare l’acquisto dei cacciabombardieri d’attacco Joint Strike Fighter F-35, una delle più micidiali armi da guerra mai costruite.
Il recente annuncio del ministro alla Difesa, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, di riduzione dell’acquisto a “soli” 90 esemplari (dagli iniziali 131) non è una buona notizia. Un solo aereo costa 120 milioni di euro, secondo la stima attuale di prezzo, destinata però a crescere, come annunciato dal Pentagono e dalla Lockheed Martin a seguito delle varie disdette e slittamenti di ordini arrivati.
In tutto l’Italia finirebbe comunque per impegnare più di 10 miliardi di euro, ai quali se ne dovranno aggiungere altri 20-30 per la gestione e manutenzione dei velivoli. Si tratta del più grande progetto aeronautico militare della storia, costellato di problemi, sprechi e budget sempre in crescita, mentre diversi altri paesi partecipanti – tra cui Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Danimarca e gli stessi Stati Uniti capofila – hanno sollevato dubbi e rivisto la propria partecipazione.
Tuttavia, ancora nessun contratto è ancora stato firmato e si può quindi fermare completamente l’acquisto (anche perché la proposta rimodulazione della Difesa deve passare per una discussione parlamentare). Che senso ha spendere tutti questi soldi, mentre si costringono milioni di italiani a fare enormi sacrifici e mancano i soldi per il lavoro, la scuola, la lotta alla povertà, i servizi degli enti locali, la protezione civile, la polizia e la giustizia? Diviene perciò importante effettuare pressione sul Governo italiano affinché decida di rivedere la propria intenzione verso l’acquisto degli F-35, scegliendo altre strade più necessarie ed efficaci sia nell’utilizzo dei fondi (verso investimenti sociali) sia nella costruzione di un nuovo modello di difesa. L’esempio del programma Joint Strike Fighter deve quindi servire come emblema degli alti sprechi legati alle spese militari e della necessità di un forte taglio delle stesse verso nuovi investimenti più giusti, sensati, produttivi.
Varie associazioni hanno promosso una campagna contro l’acquisto degli F-35. Tutte le informazioni sulla campagna si possono trovare sui siti delle organizzazioni promotrici: www.perlapace.it (Tavola della Pace) – www.sbilanciamoci.org (Campagna Sbilanciamoci!) – www.disarmo.org (Rete Italiana per il Disarmo). La petizione online (con i dettagli per la raccolta di firme cartacee) è invece raggiungibile all’indirizzo www.disarmo.org/nof35.
Si può aderire
E si può scaricare il modulo per la raccolta di firme cartacee
(m.a.)
(LucidaMente, anno VII, n. 75, marzo 2012)