Con l’ultima, attesissima, lettera pastorale, il pontefice ha lanciato una forte invettiva contro il degrado ambientale e morale della Terra
Spesso la Chiesa ha parlato una lingua propria, adottando un approccio dialettico polveroso e poco efficace. Si è posta su un piano completamente staccato da quello terreno, concentrandosi sulla spiritualità e sui misteri della fede. La società odierna però, specialmente a seguito delle rivoluzioni industriali, prima, e di quella digitale, poi, si è mossa facendo sempre meno riferimento alla cura dell’anima.
Questa secolarizzazione della quotidianità ha avuto un impatto tremendo nei confronti dell’ambiente. L’industrializzazione continua ha progressivamente dato vita a un consumismo massiccio, dapprima rivolto ai soli beni di consumo, ma presto diventato un vero e proprio consumismo di se stessi. Papa Bergoglio ha pienamente compreso tale cambiamento dell’umanità, muovendosi lungo un solco già tracciato dalla Chiesa, sebbene debolmente e con colpevole, estremo ritardo. Con l’enciclica Laudato si’ il pontefice ha lanciato una potente invettiva rivolta all’intera umanità, invitando tutti ad assumersi le proprie responsabilità. I temi trattati sono tragicamente attuali: cura di un pianeta disastrato, lotta alla povertà dilagante, etica e bioetica.
Il grande merito di papa Francesco è quello di aver utilizzato un linguaggio a tratti piuttosto fresco e diretto, a tratti tecnico e scientifico, ma sempre orientato a ogni tipo di lettore e non al solo fedele. Fanno eccezione alcune sezioni dell’enciclica nelle quali il tono viene consapevolmente alzato a beneficio del credente, declinando le problematiche attuali con i misteri della fede. Il messaggio trasmesso da Bergoglioèpiuttosto forte: ogni uomo ha la propria responsabilità nei confronti del modo insostenibile in cui viene amministrato il pianeta.
Le istituzioni – afferma il pontefice – hanno spesso tentato di accordarsi per ridurre le emissioni di gas inquinanti e/o dannosi all’atmosfera e al clima, per redigere piani volti a rallentare lo stravolgimento climatico, ma hanno sempre fallito. Questo perché la politica, specialmente la politica economica, è fortemente assoggettata alla legge dei mercati. Ogni previsione, ogni accordo futuro sulle politiche ambientali, finisce così per soccombere all’imperio della logica capitalistica. L’ambiente diventa servo del capitale, strumento per produrre ricchezza. Anche a causa di una sempre maggiore tecnocrazia, ettari ed ettari di terra vengono inquinati, distrutti, desertificati, per produrre beni che finiscono nelle mani di pochi, provocando la povertà di molti. E questo consumo massiccio non si limita alla sola terra e agli animali che la popolano, ma – prosegue Francesco – ricade anche sull’essere umano in sé, dando vita a crisi bioetiche come quella degli embrioni oquella dell’aborto.
Una delle peculiarità positive del messaggio del pontefice è quella, oltre che di rivolgersi a ogni persona, di individuare in ogni essere umano le potenzialità del cambiamento. Ogni uomo è artefice del proprio destino e del destino della Terra. La politica, i mercati, sono solo il portato delle abitudini e della mentalità dell’uomo medio. La persona diventa così il primo elemento del cambiamento globale, potendo mutare e orientare in modo virtuoso le tendenze attuali. Il mercato, ad esempio, viene influenzato dalle abitudini dei consumatori e, se i cittadini spostano le proprie attenzioni verso un consumo etico e consapevole, volto verso prodotti sostenibili, esso si trasformerà di conseguenza.
Bergoglio propone anche un elenco di buone pratiche che possono aiutare l’uomo a migliorare la quotidianità (come spegnere luci inutili, cucinare solo quanto ragionevolmente di potrà mangiare o condividere i mezzi di trasporto). Consigli virtuosi; ma c’è da chiedersi quanto queste parole potranno penetrare le spesse difese innalzate da decenni di errori e indifferenza.
Riccardo Camilloni
(LucidaMente, anno X, n. 115, luglio 2015)