«Oggi la terza parte, circa, del genere umano, è sulla via di una società socialista. Guai, naturalmente, se di qui ricavassimo la conseguenza che basta aspettare! No: la storia la fanno gli uomini, e oggi la fanno in modo più consapevole che nel passato […]. Noi parliamo di eternità appunto per escludere la creazione dal nulla, che è incomprensibile. La religione dice di voler spiegare, con la creazione, il mistero dell’esistenza dell’universo. In realtà, non fa che sostituire a questo un altro mistero, e ben più profondo e tenebroso».
Palmiro Togliatti, segretario generale del Partito comunista italiano, nel 1954
LA RILETTURAIl brano riportato è estratto da una lettera nella quale, nel lontano 1954, l’allora segretario generale del Partito comunista italiano Palmiro Togliatti rispondeva a due questioni poste in una missiva precedente dallo studente universitario Salvatore Collura, militante della Federazione giovanile comunista italiana.
Non sono uno storico, né un politologo. Ho tuttavia deciso ugualmente di divulgare attraverso la rivista Belfagor (Palmiro Togliatti, Il mistero dell’esistenza dell’universo, n. 361, 2006), in accordo con Collura, il contenuto della lettera, prima inedita, per l’inevitabile rilevanza in sé di qualsiasi documento che rechi la firma di tale personaggio-chiave della storia italiana del Novecento; d’altra parte è in sé interessante la duplice direzione ideologico-esistenziale che si percorre all’interno di questo scritto.
Anni Cinquanta: uno studente e un partito – Collura nasce nel 1932 a Collesano, in provincia di Palermo, e compie i suoi studi superiori al Liceo classico Umberto I del capoluogo siciliano. Nel 1951 si iscrive alla sezione Gramsci della Fgci, che aveva come segretario generale nazionale il giovane Enrico Berlinguer. Conseguita la laurea in Agraria, svolge per qualche tempo l’attività di assistente universitario (presso l’Istituto di Coltivazioni arboree), e contemporaneamente collabora con Danilo Dolci nella verifica e nell’analisi delle risorse agricole della provincia, per il progetto di un’adeguata politica del territorio: erano gli anni delle lotte sociali di Dolci per i contadini del partinicese. Entra successivamente come funzionario nell’Istituto per il Commercio estero, dove conclude la carriera dirigenziale nel 1990.
L’anno 1954, tra Scelba e Tito – Nel periodo del carteggio (la minuta della lettera inviata da Collura a Togliatti non è purtroppo in nostro possesso), di poco successivo alla morte di Stalin (1953), Togliatti sta elaborando l’idea di una possibile avanzata “democratica” verso il socialismo (la via italiana al socialismo) e di progressivo superamento della visione dell’Urss come stato-guida internazionale. Il 1954 è, d’altra parte, un momento di ripresa per il Pci, in una fase storica nazionale molto particolare: sotto il governo Scelba si sarebbe concluso, tra l’altro, l’accordo con Tito per la spartizione del Territorio libero e l’incorporazione di Trieste all’Italia. Il segretario del Pci, che si sta “riappacificando” con il leader jugoslavo, ancora non vede però, nel quadro internazionale, i segni della fine della Guerra fredda; a Pasqua offre infatti alle forze cattoliche la famosa proposta di lavorare insieme per combattere i pericoli della guerra atomica. È comunque fiducioso, al tempo stesso, sui destini della rivoluzione socialista, crede ancora che gli ostacoli non possano cambiare “[…] le grandi linee del processo storico” (Il partito comunista italiano, 1958).
La presunta inevitabilità del comunismo – Tornando alla citazione iniziale, le questioni poste dal giovane Collura consistevano, come si evince dalla stessa risposta, in una richiesta di chiarimenti sulla presunta “inevitabilità” del processo storico che avrebbe portato, secondo la visione di Marx, alla fine del capitalismo, e sul concetto di eternità del mondo. Rispetto al primo problema Togliatti è esplicito, manifestando una netta sensazione di ottimismo: anche se teoricamente il passaggio dalla fase capitalistica a quella comunista potrebbe anche non aver luogo, i dati in suo possesso nel 1954 sono segnali di una “avanzata prodigiosa” (“Oggi la terza parte, circa, del genere umano, è sulla via di una società socialista”). Dal punto di vista togliattiano, dunque, le successive sconfitte del movimento comunista in quasi tutte le parti del mondo in cui aveva preso il potere, sarebbero state lette come l’affermarsi di un “chiaro decadimento generale della civiltà umana”?
Togliatti di fronte al mistero dell’universo… – La risposta alla seconda questione, al di là della polemica antireligiosa, è affascinante nell’implicazione finale dell’esistenza di un “mistero” all’interno dell’idea di eternità dell’universo. Il segretario generale del partito, anche se per cenni, non teme di “sbilanciarsi” con il giovane militante neppure nei sentieri più tortuosi della filosofia e della teologia, perché il “Verbo” del materialismo dialettico è un patrimonio comune per tutti, dall’operaio al funzionario di partito… l’unica luce con cui confrontarsi di fronte alla “profonda tenebra” del mistero della fede (chi non ricorda Stalin alle prese con la linguistica, o con altre discipline ben lontane dalla scienza politica?). Al tempo stesso, però, di fronte all’eternità, per sua stessa ammissione definita un mistero, anche Togliatti è costretto a fare un passo indietro, a contestare l’incomprensibile creazionismo senza, peraltro, poter risolvere l’enigma di un tempo senza fine.
L’immagine: tessera 1951 della Federazione giovanile comunista italiana.
Guido Monte
(LucidaMente, anno I, n. 3, aprile 2006)