Una lettera inviataci da un lavoratore italiano che ha soggiornato per qualche giorno nel paese nordafricano testimonia una realtà violenta, rischiosa, quanto “surreale”
Narro la mia personale esperienza sull’Egitto, dove sono stato l’anno scorso per lavoro, insieme a un collega italiano e a due croati.
Parto dal primo giorno, dal “benvenuto” avuto a Il Cairo, quando abbiamo scoperto che per entrare in qualsiasi hotel di categoria superiore bisogna prima passare tre livelli di controllo: ispezione visiva della vettura privata (o taxi), verifica con cane anti esplosivo e, infine, controllo bagagli con scanner, esattamente come avviene in aeroporto. Certo, ti dicono che così poi dentro ti senti al sicuro, ma allora ti sorge il dubbio di cosa ci sia “là fuori”.
Il secondo giorno siamo stati trasferiti verso la città in cui avremmo dovuto operare, a circa 180 km a sud della capitale. Viaggio interrotto tre volte da pattuglie di militari armati che ci hanno fatto scendere, perquisiti, e controllato i bagagli. Non ho potuto fare a meno di notare, inoltre, che le varie antenne di ripetizione dei segnali telefonici si trovavano all’interno di mini fortini, presidiate da soldati armati.
Arrivati a destinazione, le cose non sono andate meglio. Il clima era teso ed è stato subito evidente che le persone del posto che ci avevano accompagnati temevano per la nostra incolumità. Giravamo scortati, non ci facevano andare da soli da nessuna parte, a fine giornata ci chiudevano in albergo. Il terzo giorno qualche “buontempone” ci ha tirato una bomba carta a cinque metri di distanza e io, responsabilmente, ho preteso che fossimo portati in un posto sicuro. I responsabili locali, invece, hanno scritto ufficialmente irridendoci e dicendo che ci siamo spaventati per nulla in quanto «suggestionati dai media che fanno cattiva informazione».
Una settimana dopo che ce ne siamo andati, un operaio croato di un altro team è stato rapito e sgozzato. E sto parlando di persone che lavorano per una multinazionale francese. Ma si sono sentiti in dovere di coprire le nefandezze che accadono lì ogni giorno. E non sono riuscito a imbestialirmi più di tanto, perché non so quanto fossero in malafede, o quanto fossero spaventati per eventuali ritorsioni nei loro confronti. Il clima in quelle zone è surreale.
Lettera firmata
(LucidaMente, anno XI, n. 124, aprile 2016; editing e formattazione del testo a cura di Gabriele Bonfiglioli)
Sono appena ritornata da un lungo periodo di vacanza a Sharm, e sono veramente stupita e incredula da quello che trovo scritto in questa lettera, ho cliccato il link che indica su sgozzamenti e non si apre nulla. Notizia che dà solo lui, questo misterioso operaio che non capisce che se controlli fanno è proprio per rassicurare gli stranieri che tutto è sotto controllo.
A Sharm come sempre si sta benissimo. Tre settimane meravigliose di sole e tranquillità in un luogo così vicino, 3/4 ore di volo e si arriva in una meravigliosa estate a gennaio. Chi sta gonfiando la questione Regeni per stornare i turisti, magari in un paese vicino, facendo morire un posto meraviglioso e rubando i clienti russi e italiani e europei? In Egitto ho avuto i controlli normali che dal 2001 ci perseguitano ovunque. Forse che le torri gemelle non sono state buttate giù proprio per creare questo clima di terrore e diffidenza?
Gentilissima lettrice, grazie per averci scritto.
Le rispondo per punti:
1) Il “misterioso operaio italiano” non è un operaio ma un tecnico, che ci ha chiesto l’assoluto anonimato;
2) Essere bersagliati da bombe carta solo perché stranieri non ci sembra una situazione “accogliente”:
3) Fare le vacanze a Sharm el-Sheikh non è lo stesso che lavorare a Il Cairo e dintorni: si ha tutto l’interesse a tutelare il turismo; e, tuttavia, anche la celebre località turistica non è stata esente da attentati sanguinari commessi da parte di terroristi islamici, come nel 2005 e nel 2015 (http://www.raistoria.rai.it/articoli/sharm-un-attentato-senza-precedenti/10568/default.aspx);
4) Il povero Giulio Regeni non si è suicidato: tra Fratelli musulmani e violenze poliziesche è un bell’andare…;
5) Le tante misure di sicurezza indicano che l’odio degli “estremisti” islamici verso gli occidentali è altissimo;
6) Provi di nuovo a cliccare sul link, che, comunque, è: http://www.ilgiornale.it/news/mondo/egitto-decapito-dallisis-ostaggio-croato-1160078.html
Gentilissima Signora,
Temo che lei attui quel meccanismo psicologico per il quale si difendono, lodano e giustificano le scelte che si fanno, in particolare se sono attività a titolo oneroso (qui una vacanza) per le quali si è dovuto esborsare una parte del nostro piccolo e meritato “salario”….
Diffidate da Sharm. Sento lei e conosco altri che recentemente sono caduti nella trappola di acquistare un appartamento a prezzi stracciati (e vorrei vedere anche fosse caro…). L’Egitto in questo momento storico è un paese pericolossissimo. Ci sono islamisti contrari all’Occidente e ci sono guerre interne. C’è l’Isis. La polizia deve operare nascostamente per circordare letteralmente i pochi resort turistici rimasti. SHarm è pericolosa. Si trova in una zona dove operano forze legate a Isis e sembra un’isola felice solo per la presenza smodata di forze di sicurezza. Ma lei lo sa che forse solo a 100km da Sharm c’è un confine di lotta tra governo e Isis, fove avviene quello che avviene in Siria?
Ringrazio il lettore Giovanni per averci scritto e per le informazioni fornite.