È in edicola la ristampa de “Le avventure di Lucky Martin”: un tuffo nel passato e una riabilitazione di un genere snobbato dall’intellighenzia… ma con il timore di essere “politicamente scorretti”
Che sorpresa trovare per caso, in edicola, il numero 1 de Le avventure di Lucky Martin (bimestrale, giugno-luglio 2021, pp. 66 ill. € 4,90)… Non l’originale, ovviamente, ma una riedizione fresca di stampa di uno dei più celebri fotoromanzi della famosissima casa editrice Lancio. Il mensile, uscito ininterrottamente per 141 numeri dall’ottobre 1968 al giugno 1980, oggi rivive grazie alla Sprea di Cernusco sul Naviglio (Milano), che sulla copertina certifica: «Edizione restaurata da collezione». Un tuffo nel passato.
Ai più giovani sia la testata, sia il “genere fotoromanzo” diranno poco o nulla. Per i meno giovani, invece, il termine fa riportare alla memoria appassionate e appassionanti letture dal barbiere o (soprattutto) dalla parrucchiera, o a casa, sottratte alla mamma. Addirittura accompagnate da qualche crepuscolare brivido erotico, vista la partecipazione di splendide attrici (e attori) – specializzatesi nel genere – come protagoniste. E forse più belle della media delle attrici (e degli attori) del cinema, dove, molto spesso, prevalendo una modalità realistica, erano presenti svariate tipologie fisiche. Si trattava di periodici di grande formato, con storie a fumetti; ma, al posto delle vignette disegnate, vi erano le foto. Quintiliano affermava che «satura tota nostra est», vale a dire che gli antichi Romani avevano inventato un genere letterario del tutto nuovo e originale, del quale andare orgogliosi, superando i complessi di inferiorità nei confronti dei Greci, che in Letteratura avevano già concepito tutto, dall’epica al teatro, dall’elegia alla lirica.
Allo stesso modo si può affermare che il fotoromanzo è una creazione tutta italiana. E con padri illustri, quali Cesare Zavattini e Damiano Damiani, che già nel maggio 1947 contribuirono, rispettivamente come sceneggiatore e direttore di set, alla sua prima produzione. In pochi anni il fotoromanzo conobbe un successo e una diffusione incredibili, con numeri eccezionali, tanto più oggi, in cui in Italia non si leggono quasi più né romanzi, né fumetti, né rotocalchi, né quotidiani, né saggi. Negli anni Cinquanta la tiratura complessiva raggiunse 1.600.000 copie. A metà anni Settanta si arrivò a 8.600.000 copie al mese, di cui 5.000.000 vendute dalla sola Lancio. Nelle produzioni migliori, le foto erano spesso molto belle. Essendo per di più scritti in un buon italiano, i fotoromanzi furono un valido veicolo per imparare la nostra lingua; ad avvantaggiarsene furono soprattutto le donne, che ne erano le maggiori fruitrici. Invece oggigiorno anche libri di prestigiose case editrici presentano, oltre che molti refusi tipografici, persino errori grammaticali…
La crisi si verificò a metà anni Ottanta e fu provocata dai cambiamenti socioculturali di massa e della figura femminile. Così, oggi i fotoromanzi continuano a essere pubblicati non in formato indipendente, ma all’interno del settimanale Grand Hotel e nelle cinque testate sopravvissute della Lancio (mensili o bimestrali): Charme, Letizia, Kiss, Kolossal e Sogno. I fotoromanzi erano, per la quasi totalità, imperniati su storie sentimentali, vera e propria letteratura rosa alla Liala, come le appena citate Charme, Letizia, o Marina. Facevano eccezione alcune testate che, invece, introducevano elementi avventurosi, pur con molte divagazioni sentimentali. È il caso de Le avventure di Jacques Douglas e, appunto, de Le avventure di Lucky Martin. Influenzati dai film di 007, dal genere spionistico, da Diabolik, ecc., tali periodici intendevano inserire all’interno del rosa l’azione e il mistero, a volte pure con qualche tratto fantascientifico o horror. In particolare Douglas, la cui pubblicazione delle versioni restaurate, sempre ad opera della Sprea, è già iniziata a novembre 2020 per la serie a colori con Franco Gasparri; per quella in bianco e nero, con Luciano Francioli, contemporaneamente all’uscita di Martin.
E torniamo, appunto, da dove avevamo iniziato, da Lucky Martin. La storia oggi in edicola s’intitola Non sparate sul mio amore. Con la sceneggiatura di Bepi Marzulli, i principali attori sono Michela Roc e Jean Mary Carletto. Quest’ultimo interpreta l’omonimo protagonista della testata. È un giovane giornalista, sempre alla ricerca di scoop e tanti soldi. Ma, soprattutto, di facili avventure amorose con belle e giovani donne. La vicenda narrata in questo primo numero ha molti tratti ingenui. Al centro della trama c’è il tentativo da parte di una banda di criminali e assassini di impadronirsi dei lingotti d’oro della Banca d’Inghilterra con complicità insospettabili. La Roc interpreta una ex spia fuggita da Berlino est e miracolosamente scampata ai proiettili dei famigerati vopos (siamo ancora in piena Guerra fredda e il mondo comunista era rappresentato, forse a ragione, come il Male assoluto).
Quello che ci ha colpito (e preoccupato) è che l’editore, in bella evidenza nel frontespizio, si sia sentito in dovere di scrivere testualmente in grassetto «I fotoromanzi di “lucky martin” sono presentati come originariamente creati, e quindi possono presentare rappresentazioni culturali oggi obsolete». Si tratta di un evidente adeguamento, di una preventiva discolpa, anzi di un inchino, al politically correct imperante. Nel fotoromanzo le donne sono donne, il maschio è maschio, affascinante, intraprendente, dongiovanni e un po’ sornione (…mascolinità tossica?). I reciproci desideri sono di sedurre, avere un rapporto eterosessuale (…o cisgender?), e magari dei figli senza uteri in affitto (leggi La “futura umanità”… ma quale?). Capiamo che tutto questo sia oggi scandaloso e, come dicono gli anglosassoni radical chic, “sconveniente e inappropriato”. Pertanto, mi raccomando, se citate Dante, giustificatevi prima affermando che era un fanatico cattolico; se nominate Ariosto, chiarite subito che era islamofobo; nel caso di Leopardi, che era un reazionario antiprogressista. I film di Totò, invece, vanno censurati tutti e basta. Stop.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 187, luglio 2021)
I fotoromanzi sono stati riportati in auge da C1V con i Photoromanzo4.0, sui social, es., Il Diario di Sette Note per dirlo su Facebook, @settenoteperdirlo_ildiario su Instagram. Il passato in veste moderna, fruibile per tutti..