Sono tanti. Alcuni di loro avevano un lavoro che riprenderanno a svolgere, per gli altri esistono tanti percorsi di salvezza (sempre a nostre spese)
Non li rivedremo più in Parlamento e il loro numero è legione: i notissimi Giggino Di Maio (probabilmente il più disprezzato dagli italiani), Lucia Azzolina, Teresa Bellanova, Mariastella Gelmini, Stefania Prestigiacomo, Vincenzo Spadafora (tutti addirittura ex ministri); Lucia Annibali (Italia viva), Emma Bonino (+Europa, sfortunata nello sfiorare il 3%), Pippo Civati (Verdi-Sinistra italiana), Simone Pillon (Lega); Vittorio Sgarbi (che però ha avuto l’ardire di sfidare il bianchissimo Pierferdinando Casini nella rossa Bologna).
Ma è nel Partito democratico che si verifica una strage: sono, infatti, out Alessia Morani e Monica Cirinnà, collocate peraltro in collegi ostici, al contrario dei compagni di partito Stefano Ceccanti, Andrea Marcucci, Andrea Romano, Enrico Rossi ed Emanuele Fiano, che sono stati clamorosamente battuti in collegi “sicuri” (i primi quattro in Toscana, Fiano nella “Stalingrado d’Italia” Sesto San Giovanni, Lombardia); e persino l’osannato Carlo Cottarelli (che perde nell’uninominale, ma si salva col plurinominale, così come, in altri schieramenti, Carlo Calenda, Mara Carfagna e Giulio Tremonti). Complice anche la riduzione del numero di parlamentari (da 630 a 400 alla Camera dei deputati e da 315 a 200 al Senato della Repubblica), col voto dello scorso 25 settembre abbiamo assistito a un bel repulisti di celebri politici. A loro vanno aggiunti quelli proprio non candidati: Renato Brunetta (ex Forza Italia, passato ad Azione); Adriano Galliani (che, però, sarà impegnato col Monza calcio) e Renata Polverini di Forza Italia; Valeria Fedeli e Roberta Pinotti (Pd); Loredana de Petris (ex Liberi e uguali); e, secondo le regole del loro partito, per raggiunto limite di due mandati, i pentastellati Alfonso Bonafede, Fabiana Dadone, Danilo Toninelli (tutti ex ministri), il presidente della Camera Roberto Fico, Vito Crimi, Riccardo Fraccaro e Paola Taverna; e tanti altri, più o meno noti.
Dall’altra parte, ecco gli immarcescibili; cioè coloro, di lungo o lunghissimo corso, che riescono a macinare legislature su legislature: il già citato Casini, Umberto Bossi, Roberto Calderoli, Maurizio Gasparri, Giancarlo Giorgetti, Ignazio La Russa, ecc. I più “abili”, però, sono, quelli che riescono a farsi eleggere candidandosi con partiti e coalizioni quasi sempre diverse: Laura Boldrini (Sel, Leu, Pd), il recordman Casini, Gianfranco Rotondi, Bruno Tabacci. Per chi non ce l’ha fatta, in attesa di ricevere il vitalizio parlamentare a 65 anni, si prospettano tre alternative: essere nominati ministri o sottosegretari; riprendere a lavorare (vedi qui; ma non tutti svolgevano una libera professione); entrare, al di là delle proprie competenze, nella variegata galassia di ruoli e incarichi più o meno fantasma o onorifici presso consigli di amministrazione, fondazioni, agenzie, istituti di cultura, centri studi, musei, festival, mostre, fiere, enti pubblici, banche, università, Rai, sindacati, stato e parastato, i partiti stessi, giù giù, fino alle asl o alle municipalizzate o partecipate, alle cooperative, alle associazioni ecc. ecc. Male che vada, una consulenza ben retribuita non si nega a nessuno.
Ad esempio, in tempi di collocazione guerrafondaia e bellicista, i piddini fuori dal Parlamento trovano posto presso l’industria militare (sarà un caso?): Nicola Latorre è direttore generale dell’Agenzia Industrie Difesa; Marco Minniti guida la Fondazione Med-Or, promossa da Leonardo (azienda italiana leader nei settori della difesa, dell’industria aerospaziale e della sicurezza); Luciano Violante è presidente della stessa Fondazione Leonardo (vedi Giorgio Gandola, Cancellàti!, in Panorama, n. 36, 31 agosto 2022). Giovanna Melandri, deputata per cinque legislature (tra Democratici di sinistra, l’Ulivo, Pd), ministro per i beni e le attività culturali nei Governi D’Alema I, D’Alema II e Amato II e ministro senza portafoglio con delega allo Sport nel Governo Prodi II, dal 2012 è presidente della Fondazione MAXXI (Museo nazionale delle arti del XXI secolo con sede a Roma); inoltre, svolge molteplici altre attività e dal 2021 è membro del Comitato consultivo di Unicredit. Nel 2019 Angelino Alfano, già ministro della Giustizia con Berlusconi, dell’Interno con Renzi e degli Esteri con Gentiloni, è divenuto presidente del gruppo San Donato, la holding della famiglia Rotelli leader nella sanità privata in Lombardia. In vicende di questo tipo sussistono anche gravissimi rischi di influenze economiche e di profitti privati sulle scelte politiche di interesse nazionale e riguardanti i cittadini (vedi Porte girevoli tra politica e affari, la legge che non c’è: così ex ministri e parlamentari sono diventati lobbisti pagati dai privati, in ilfattoquotidiano.it, 21 aprile 2021).
Questi sono alcuni dei casi più eclatanti, ma potremmo continuare all’infinito con le centinaia di ex politici, beninteso di quasi tutti i partiti, che non hanno mai lavorato e che sono passati dalla politica attiva a incarichi molto ben remunerati quasi sempre finanziati coi soldi dei contribuenti; nei casi più “disperati” con incarichi locali e di vero e proprio “sostegno” salariale. Il cursus honorum classico è il seguente: attività di partito, Consiglio di Quartiere, Comune, Provincia, Regione, Parlamento nazionale, Parlamento europeo e, se talvolta qualcosa va storto, in attesa della successiva tornata elettorale, ecco pronti dei posti ben retribuiti presso la galassia di cui scrivevamo poc’anzi. Insomma, chi fa parte della casta al potere, cade sempre in piedi. Anzi, non cade affatto. Alla faccia delle decine di milioni di italiani che non hanno un lavoro o che, se lo perdono, vivono tragedie personali e familiari.
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Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 202, ottobre 2022)
Civati in parlamento in questa legislazione non c’era.
Gentilissimo lettore, grazie per la corretta puntualizzazione. Civati, figura comunque importante, non era presente nell’ultimo Parlamento, ma lo era nel 2013-2018. Nel nostro articolo abbiamo cercato di fare una panoramica sui politici più noti e cercando di citare tutti i partiti.