Il nostro lettore, cattolico conservatore, delinea la figura di un pontefice tradizionalista e intollerante
Il nuovo pontefice ha voluto chiamarsi Francesco. All’indomani della sua elezione, coloro che hanno scambiato la chiesa per un’agenzia etica filantropica concorrenziale all’Onu, che dovrebbe occuparsi di pace, di giustizia e di problematiche sociali, hanno cantato vittoria. Una buona fetta di cattolici è convinta (non è chiaro se per ignoranza o malafede) che la teologia “francescana” prediliga le questioni umani a quelle spirituali.
L’equivoco nasce da certa bibliografia che ha dipinto San Francesco d’Assisi come un sempliciotto pacifista che nel tempo libero parlava con gli animali e giocava a scopone con i compagni di merenda della mezza luna. In realtà, i suoi sermoni erano più simili alle scudisciate di Savonarola che ai “volemose bene” del papa buono, della luna e delle carezze ai bambini. «Considerate e vedete che il giorno della morte si avvicina. Vi supplico perciò di non dimenticare il Signore, assorbiti come siete dalle cure e dalle preoccupazioni di questo mondo, poiché tutti coloro che dimenticano il Signore e si allontanano dai Comandamenti di lui, sono maledetti e saranno dimenticati da lui. E quando verrà il giorno della morte, tutte quelle cose che credevano di possedere saranno loro tolte. E quanto più sapienti e potenti saranno stati in questo mondo, tanto maggiori saranno i tormenti che dovranno patire all’inferno», proferì San Francesco ai reggitori dei popoli del suo tempo. Altro che rottura con i vecchi schemi ratzingeriani… la continuità teologica con l’ex pastore tedesco è dunque assicurata.
Andando a riascoltare recenti omelie e dichiarazioni del cardinale Jorge Mario Bergoglio, si è scoperta una totale affinità pastorale e teologica con papa Benedetto XVI. Altro che, come avrebbero sperato i riformatori (leggasi anche coloro che pur dichiarandosi cattolici amano i valori laici e mondani più dei dettami della Chiesa), maggiore apertura alle coppie gay, alle adozioni per le coppie omosessuali, all’aborto e ai metodi contraccettivi. L’ex cardinale Bergoglio condannò tali illegittime pretese con una forza tale da far schiumare di rabbia non pochi soggetti. Ai gay fece presente che i matrimoni omosessuali sono un «segno del demonio e un attacco devastante ai piani di Dio», mentre alle donne in carriera, in riferimento alla candidatura alle presidenziali di Cristina Kirchner disse che «le donne sono naturalmente inadatte per compiti politici. L’ordine naturale e i fatti ci insegnano che l’uomo è un uomo politico per eccellenza, le Scritture ci mostrano che le donne da sempre supportano il pensare e il creare dell’uomo, ma niente più di questo».
A ulteriore conferma della continuità dell’ortodossia tra il cardinal Bergoglio e papa Francesco è arrivata la prima omelia. Dopo aver reiteratamente citato il diavolo (grande assente dalle predicazioni moderne di certa area progressista) ha ricordato a coloro che hanno scambiato la Chiesa per una sorta di crocerossina laica intenta a sfamare i poveri e a distribuire beni che «se non confessiamo Gesù Cristo, diventeremo una Ong assistenziale ma non la Chiesa, sposa del Signore». Ha infine chiarito che la vera riforma nella Chiesa è la fede, e la testimonianza della fede. Come si dice: un papa cattolico apostolico romano a tutto tondo! Chi vuole strappare Cristo dalla croce per adattarlo alle insidie della modernità, dovrà dunque attendere.
Gianni Toffali – Verona
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(LucidaMente, anno VIII, n. 87, marzo 2013)
Rimpiangeremo Benedetto XVI?
Gentilissimo lettore, nulla di nuovo sotto il sole. A parole la Chiesa è sempre vicina ai poveri, che, nella loro disperazione, ci cascano. In realtà è una specie di operazione di “marketing”. La scelta di un papa sudamericano rientra nella gratificazione di una plebe affamata e incolta. E la povertà avanza anche nel “Primo mondo”, con nuove masse da “rievangelizzare”. Ambigua anche la prima “omelia” del nuovo papa sull’episodio dell’adultera non “giustiziata”. Siamo nel 2013 e dovremmo entusiasmarci all’idea di una “adultera” (già il termine è penoso e retrò) non massacrata. Quanta bontà! E quanta ipocrisia: chi non è mai stato adultera/o? Grazie e continui a seguirci.