Alcuni nodi dell’irrisolta arretratezza del Sud Italia denunciati già negli scritti di Carl Ulysses von Salis-Marschlins del 1790
Tra il 1788 e il 1789 un naturalista svizzero viaggiò nel Regno di Napoli. Acuto osservatore di costumi e società dei luoghi visitati, riportò le impressioni dei suoi itinerari nelle opere Beiträge zur natürlichen und ökonomischen Kenntniss des Königreichs beider Sizilien im Jahre 1788 e Reisen in verscheidene Provinzen des Königreichs Neapel im Jahre 1789, entrambe edite dopo il 1790. Il suo nome era Carl Ulysses von Salis-Marschlins (1760-1818).
Il suo spirito critico si soffermò su situazione economica, agricoltura e condizioni naturali delle terre del Sud Italia, spesso descritte in stato di arretratezza. L’autore non si limitò a rimarcare solo situazioni negative, ma rappresentò in modo entusiasta anche alcune tecniche agricole avanzate, come quelle rilevate in Puglia, realizzate dal conte di Martina Franca. In qualità di studioso, von Salis-Marschlins tracciò accurate descrizioni di attività agricole e industriali, percorsi stradali, metodi di coltivazione, diritti della nobiltà e potere baronale e dei rapporti di questi ultimi con i contadini. Il politico e scrittore tedesco Johann Heinrich Bartels (1761-1850), che visitò il Regno di Napoli prima del von Salis, criticò negativamente la nobiltà, che vessava i contadini ed era responsabile del degrado economico delle proprietà, e il clero, che approfittava della sciocca superstizione e dell’ignoranza del popolo.
Per Bartels Sicilia e Calabria avrebbero avuto una maggiore produzione se sostenute dal Governo e non oppresse dai nobili. In tale ottica egli analizza anche il commercio, del tutto in mano agli stranieri, che depredavano i meridionali dei prodotti migliori. Anche von Salis giudicò grave la situazione agricola ma, a differenza dei viaggiatori che lo avevano preceduto (come appunto Bartels, che trascrisse le sue riflessioni nel saggio del 1789 Briefe über Kalabrien und Sizilien Zweiter Theil), si concentrò maggiormente sui problemi socioeconomici delle terre visitate.
In Sicilia lo stato di arretratezza derivava dai feudi abbandonati della nobiltà che, seguita anche dai contadini, si spostava in città presso la Corte, lasciando deserte le campagne. Uguale contesto era in Calabria, dove le tasse, imposte dai nobili proprietari terrieri ai coltivatori, rimasero elevate anche dopo il terremoto del 1783. Un luogo fertile diventò quindi incolto. La disastrosa situazione della rete viaria, che non permetteva il movimento dei prodotti, era pure motivo di arretratezza. Per von Salis la natura era stata molto benevola con il territorio italiano meridionale, ma colpivano il mancato sostegno governativo allo sviluppo dello stesso e le attività predatorie dei commercianti. Infatti le terre incolte, i mancati collegamenti viari, la produzione migliore prelevata per ricavarne enormi profitti rappresentavano aspetti negativi che emergono dagli scritti di von Salis e che ancora oggi restano tra le indiscutibili cause della cosiddetta “questione meridionale”.
Le immagini: ritratto del principe di Biscari e una veduta dello stretto di Messina (foto tratte dal libro di Johann Heinrich Bartels Briefe über Kalabrien und Sizilien Zweiter Theil, stampato a Gottingen nel 1789; volume e immagini da esso estratte sono di proprietà dell’autore dell’articolo).
Alessandro Nucera
(LucidaMente, anno XIII, n. 156, dicembre 2018)