Un nostro lettore ci scrive per ricordare le violenze e le brutalità commesse dal leader cubano
È morto Fidel Castro e fiumi di melassa sono stati versati per esaltarne la figura. Gli ammiratori del dittatore cubano non sono mancati neppure a Bologna e dintorni. Eppure, basterebbe andare sul sito di Amnesty International per leggere alcune “cosette” interessanti come le seguenti:
In oltre mezzo secolo di ricerche sulla situazione dei diritti umani a Cuba, Amnesty International ha riscontrato un’incessante ostilità nei confronti di chi osava criticare le politiche del governo. Nel corso degli anni, l’organizzazione ha raccontato al mondo centinaia di storie di prigionieri di coscienza, persone detenute solo per aver esercitato pacificamente il loro diritto alla libertà d’espressione, di associazione e di riunione… Nella Cuba odierna la repressione ha assunto nuove forme, tra cui l’ampio ricorso agli arresti per breve periodo di tempo e le minacce nei confronti di chi intende rendere pubbliche le sue opinioni, difendere i diritti umani o protestare per l’arresto arbitrario di un familiare.
Erika Guevara-Rosas, direttrice per le Americhe di Amnesty International, ha dichiarato che «i 49 anni di Fidel Castro sono stati caratterizzati dalla brutale soppressione della libertà d’espressione» e che «lo stato attuale della libertà d’espressione a Cuba, dove gli attivisti continuano a subire minacce e arresti per le critiche rivolte al governo, è il lascito più oscuro di Fidel Castro». Sarebbe interessante poi conoscere il parere degli esponenti nostrani della sinistra e delle varie associazioni femministe sul rapporto che Castro ebbe con le donne.
Secondo una classifica stilata da Maxim (rivista mensile statunitense di lifestyle maschile, con un indice di vendita superiore ai 2,5 milioni di copie) e ripresa da numerosi mezzi di informazione, Castro sarebbe stato uno “sciupafemmine” seriale. Fidel sarebbe infatti “giaciuto” con due o tre donne diverse al giorno per decenni, per un totale di 35.000 fanciulle. Tutte, ovviamente, corteggiate con rispetto e finite “spontaneamente” nel suo giaciglio, per dilettarlo fra un’iniziativa rivoluzionaria e l’altra… E mi piacerebbe sapere perché tacciono le associazioni pro-gay, pronte a tuonare contro i vescovi ad ogni minimo sospiro che appaia discriminatorio, visto che il leader cubano, da consumato tombeur de femmes, detestava gli omosessuali.
Fuori dal coro Roberto Saviano, che ha scritto di Castro: «Incarcerò qualsiasi oppositore, perseguitò gli omosessuali, scacciò un presidente corrotto sostituendolo con un regime militare. Fu amato per i suoi ideali che mai realizzò, mai. Giustificò ogni violenza dicendo che la sanità gratuita e l’educazione a Cuba erano all’avanguardia. Eppure, per realizzarsi, i cubani hanno sempre dovuto lasciare Cuba non potendo, molto spesso, far ritorno». Smettiamola, dunque, di esaltare una trista (proprio “trista”) figura come Fidel Castro. Se gli esuli cubani hanno stappato bottiglie di champagne alla notizia della sua morte, avevano e hanno più di una ragione per festeggiare! E io mi associo a loro!
Le immagini: Fidel Castro (1964, Elliott Erwitt/Magnum Photos) e la bandiera cubana.
Alcide Mosso
(LucidaMente, anno XI, n. 132, dicembre 2016; editing e formattazione del testo a cura di Antonella Colella)