Avventura, spionaggio ed esoterismo in “Dio a perdere” (Prospettiva editrice), quarto romanzo di Giovanni Nebuloni
Spionaggio, ricchezza nel tratteggio dei personaggi e ricerca stilistica sono i tre ingredienti principali del quarto romanzo di Giovanni Nebuloni, Dio a perdere (Prospettiva editrice 2011, pp. 242, € 12,00), che consacra l’autore come eclettico sperimentatore e come una delle voci più originali e interessanti della narrativa italiana contemporanea.
Il libro accompagna alla scoperta dell’essenza dell’uomo attraverso l’idea di Dio, «un involucro che [contiene] qualcosa di cui si [fa] uso… un Dio come un vuoto a perdere».
Spionaggio, avventura e seduzione: un mix perfetto
La storia di Dio a perdere prende il via dalla casa di Daniele Calefi, dove il professore universitario e agente dell’Aisi (Agenzia italiana per le Informazioni e la Sicurezza interna) si intrattiene con una delle sue tante conquiste femminili. Senza esserne a conoscenza, Calefi è tenuto sotto stretta sorveglianza dalla stessa Aisi e dalla Cia perché sospettato di connivenza con organizzazioni terroristiche musulmane. E un’organizzazione musulmana costituita da sole donne, le jann, è davvero interessata al professore, in quanto riconosce in lui l’incarnazione del tanto atteso tredicesimo Imam.
Calefi viene quindi condotto alla scoperta del proprio passato e della propria identità, mentre il suo collega dell’Aisi, Paolo Bonera, aiutato da Valeria Cavanna e da Massimo Aliprandi, indaga sulla sua presunta morte. Le indagini conducono alla scoperta di un complesso di grotte sotterranee, sedi di un culto ancestrale che ha le sue radici nelle viscere della terra, estensione del ventre di Dio. Un Dio, quello da sempre venerato e che sempre sarà oggetto di culto, che è «generato da ogni persona, da ogni “io”, il “dio me stesso”».
Non manca, in questo susseguirsi di eventi e personaggi occulti e reali, la storia d’amore e seduzione tra due personaggi all’apparenza marginali, ma simbolo dell’uomo e della donna comuni.
Personaggi a tutto tondo
Tutte le vicende si snodano, in un crescendo di suspense e intrigo, nell’arco di due settimane delle quali veri protagonisti sono i personaggi con le loro storie personali, le loro particolari idiosincrasie e i propri pensieri, dubbi e desideri.
Daniele Calefi, prototipo del dongiovanni, sicuro di sé, sfrontato e maschilista, si trova costretto a ridimensionare il proprio punto di vista sulla realtà e sulla sua stessa vita quando viene a conoscenza di particolari del suo passato che sconvolgeranno anche il suo futuro. Paolo Bonera, affettuoso e sincero nella vita familiare, è altrettanto leale sul lavoro, anche se ciò gli procurerà l’inimicizia da parte del suo più fedele collaboratore. Valeria Cavanna, insicura e poco appariscente come donna, è, nella vita lavorativa, una rigorosa e preparatissima esperta d’arte e di archeologia. Infine, Massimo Aliprandi, ufficiale di uno speciale corpo della Polizia di Stato italiana, dal cuore tenero, sempre disponibile verso gli altri e in particolare verso Valeria, che lo aiuterà a scoprire il sentimento amoroso.
Sono questi i protagonisti del romanzo di Nebuloni, e si tratta di caratteri a tutto tondo, che, nel corso dell’esperienza che li coinvolgerà tutti indistintamente, conosceranno grandi cambiamenti e sperimenteranno nuove sfaccettature delle proprie personalità, scoprendo parti di sé prima ignote, ma che le viscere della terra e il Dio che le governa faranno emergere con forza.
La maestria di Nebuloni si riconosce proprio nel saper delineare dei personaggi carnali e reali non solo nell’aspetto (descritto con dettaglio fotografico), ma anche e soprattutto nell’atteggiamento e nel modo di esprimersi. Tanto che il lettore non può fare a meno di identificarsi con il carattere che più lo rispecchia e appassionarsi alla sua storia di evoluzione e scoperta di sé.
La parola come un sottile coltello dalla doppia lama
Ciò che rende la scrittura di Nebuloni originale e imperdibile è l’uso ragionato e insieme sperimentale della parola scritta.
L’autore si serve di una prosa perfettamente equilibrata tra dialogo, descrizione e narrazione, coinvolgendo in maniera naturale il pubblico. Il lettore, infatti, non si adagia, come di fronte a una mera successione di parole, ma si lascia travolgere dalla lettura. Accostamenti di termini spesso inusuali, dialoghi spontanei e calibrati sui personaggi, descrizioni che sembrano istantanee sulla realtà e poeticità dell’espressione linguistica sono solo alcuni esempi di quanto Nebuloni offre con il suo testo.
Perché definire la parola di Nebuloni un sottile coltello dalla doppia lama? Perché la sua è una lingua da intenditori, è una modalità di narrazione che unisce alla tradizionale scansione degli eventi un’attenzione al dettaglio linguistico come principale vettore di immagini e strumento per la caratterizzazione dei personaggi. Una lingua che va intesa nel suo particolare uso e che, se non completamente penetrata, ha la capacità di sorprendere e spiazzare il lettore.
Dio a perdere è un concentrato di eventi sapientemente narrati, un piatto tradizionale dal condimento originale ed è, pertanto, una lettura che vi consigliamo vivamente, sicuri del fatto che non vi lascerà con l’amaro in bocca e che vi condurrà, sconvolgendovi, alla scoperta del “vuoto a perdere” che incarna la vita.
L’immagine: la copertina di Dio a perdere.
Nadia Zuddas
(LucidaMente, 26 luglio 2011)