Le hit che fanno impazzire i ragazzi, schizzando in cima alle classifiche, sono da tempo nell’occhio del ciclone per il messaggio poco educativo che trasmettono. Ma oltre lo scandalo (forse) c’è di più
Risale ad alcune settimane fa la notizia dell’arresto di sette ragazzi tra i 19 e i 22 anni, imputati della tragedia consumatasi nella notte fra il 7 e l’8 dicembre scorsi alla Lanterna azzurra, una discoteca di Corinaldo (Ancona). La banda adoperava spray al peperoncino per compiere furti nei locali e fuggire indisturbata. Così anche la sera del concerto di Sfera Ebbasta: il noto artista trap (genere in voga fra giovani e giovanissimi) avrebbe dovuto esibirsi nel locale marchigiano, dove però si è scatenato il panico e sei persone sono rimaste schiacciate dalla folla.
Molti, per lo meno il pubblico adulto, hanno appreso dell’esistenza della musica trap da questo episodio e ve ne hanno attribuito la colpa. Il cantante è stato sommerso di insulti e accuse, tanto da vedersi costretto a rispondere in un pezzo, Mademoiselle: «Se tuo figlio spaccia / è colpa di Sfera Ebbasta, / non di tutto quello che gli manca». Questa “nuova” tendenza musicale sembra infatti aver catalizzato tutto il male della società odierna, favorendo l’abuso di droghe e una completa perdita dei valori tra i suoi fruitori. Premesso che una strage simile a quella avvenuta a Corinaldo sarebbe potuta avvenire in qualsiasi posto troppo affollato e sprovvisto di norme di sicurezza adeguate, affermare che l’accaduto dipenda dal tipo di musica prevista per quella sera è insensato.
E allora perché si è scatenato un tale putiferio attorno a Sfera e colleghi? Per rispondere è importante inquadrare il contesto socioculturale in cui nasce la trap. Si sta infatti parlando di una corrente stilistica che ha avuto origine negli Stati uniti quasi vent’anni fa: nei sobborghi di Atlanta esistevano luoghi casalinghi di spaccio e malavita chiamati trap house (Cos’è la trap e come è diventata lo specchio della società, Auralcrave).
I musicisti descrivevano la propria quotidianità senza peli sulla lingua, raccontando il disagio della periferia attraverso storie di violenza e criminalità. La droga è rimasta uno dei temi più affrontati, seppur in versione edulcorata e patinata. Il che, forse, è ancor peggio: i trappers esibiscono sui social le loro dipendenze, rendendole parte integrante del personaggio. Milioni di followers ne seguono le storie Instagram e ne ammirano lo stile di vita fatto di indumenti costosi e, appunto, sostanze psicotrope. Si è molto parlato in particolare del Makatussin, uno sciroppo per la tosse contenente codeina che, mescolato con bevande gassate (gettonata la Sprite), provoca rilassamento ed euforia. Conosciuto negli Usa come purple drank, il cocktail ha un caratteristico colore viola molto citato nei testi trap (ad esempio nella hit Sciroppo).
La sua facile reperibilità, unita ai rischi di assumere grandi quantità di un farmaco del quale normalmente si consiglia un cucchiaio, ha reso necessari ulteriori controlli sulle vendite. In Italia il Makatussin si compra solo previa ricetta medica e ciò ha spinto alcuni utilizzatori a varcare i confini nazionali per andare a cercare il prodotto in Svizzera (Makatussin, lo sciroppo dello sballo, servizio di Patti Chiari).
I presupposti affinché si crei una dipendenza sono molteplici e l’aver sentito una canzone che parla di droga non è probabilmente tra questi, anche perché la musica tratta l’argomento da sempre [Come l’uso di psicofarmaci ha influenzato la musica (e viceversa), LucidaMente]. La differenza sta però nell’avvento dei social, nei quali si può avere una “presa diretta” della vita dei propri idoli, sebbene i contenuti condivisi siano filtrati in modo da mostrare ciò che è più appagante e invidiabile. Il veder utilizzare stupefacenti in un contesto così cool può scatenare curiosità e desiderio di emulazione nei giovanissimi avventori del web. La causa della tempesta mediatica deriva dunque da un’analisi della corrente artistica e dei personaggi che la animano, dalla quale emergono più volte riferimenti ad atti illeciti, a rivalse sociali ottenute in maniera non proprio limpida.
Sicuramente la musica trap affronta argomenti scomodi e, nel farlo, rischia di divenire (magari senza volerlo) promotrice di uno stile di vita altrettanto controverso. Ma i teenagers di oggi sono così facilmente influenzabili? E, soprattutto: sono tanto diversi da quelli di ieri? Le generazioni precedenti tendono sempre a puntare il dito contro le successive, riscontrandovi un peggioramento valoriale e culturale.
La verità è che la trap è tanto in voga anche perché parla di “farcela” in un contesto sociale in cui è ormai difficilissimo emergere. Un ragazzo di periferia che vede un suo coetaneo avere successo, sottraendosi a un futuro di precariato (o peggio: di delinquenza) si appassiona al suo personaggio e desidera seguirlo. Lo stallo economico del nostro Paese sta pesando sui giovani, che si affacciano su un panorama lavorativo privo di opportunità. La trap offre uno squarcio di spensieratezza e lusso in una quotidianità di sacrifici e incertezze. Per chi l’ascolta è come sentirsi dire che, qualsiasi cosa farà, può “spaccare” e arrivare in alto come quel ragazzino di provincia. Il lessico e i temi trattati denotano poi un bisogno di evadere preoccupante e sul quale si dovrebbe indagare, anziché condannarlo. Un genere musicale può essere rivelatore dei tempi che stiamo attraversando, se solo ci si sforza di comprendere.
Le immagini: il trapper Sfera Ebbasta e la purple drank.
Alessia Ruggieri
(LucidaMente, anno XIV, n. 165, settembre 2019)