È uscito lo scorso febbraio per Cosabeat l’album di Franco Naddei, rivisitazione in chiave elettronica dei giganti della canzone italiana
Da Luigi Tenco a Fabrizio De Andrè, da Franco Battiato a Rino Gaetano, passando per CCCP-Fedeli alla linea e Ivan Graziani. Sono questi i mostri sacri con cui ha «combattuto» Franco Naddei, musicista, compositore e produttore, nell’album Mostri (uscito a febbraio 2020, etichetta Cosabeat).
Attraverso un’accurata selezione di artisti, l’autore, già conosciuto come Francobeat, propone dieci tracce scelte fra le pietre miliari della canzone del nostro Paese, stravolte con ritmi che vanno dall’ambient alla new-wave. Il risultato è sorprendente: una voce cruda, vicina al parlato, sembra raccontare brani classici, mentre le sonorità sono calde e ritmate. «Con un cuore collegato alla pancia e ai piedi»: è così che l’artista, forte di una carriera ventennale, dice di vivere la musica elettronica. La terza traccia, L’animale di Battiato, è quella che meglio rappresenta il concetto di «Cantautorave»: è «un ballo spastico», fatto di pulsazioni forti, «un rito elettrico che ti porta via». Nella sua personale ricerca, Naddei non ha semplicemente riarrangiato pezzi di storia della musica italiana. Li ha fatti propri, recitando ogni strofa come una sorta di mantra esorcizzante.
È ciò che avviene nell’originale reinterpretazione di Io sono uno di Luigi Tenco, con un arrangiamento minimale che cresce quasi caotico fino all’esplosione finale e sembra dire: «Questo è ciò che sono». Una frenesia che richiama immaginari onirici è il filo rosso che collega i brani e che riesce nell’intento di riunire in un unico sound i molteplici indirizzi della tradizione. Il climax di tutto il disco coincide con il «mostro» più ingombrante: Verranno a chiederti del nostro amore di De André viene trasformata in uno spoken-word meditativo, depurato della originale matrice francese e lasciato libero di disegnare atmosfere scure e decadenti. Naddei manipola i pezzi originali, quasi li scarnifica nelle loro componenti essenziali, per poi riassemblarli in un gioco di suoni che non sovrasta mai la potenza di testi così pregnanti.
Le immagini: la copertina dell’album Mostri e Franco Naddei.
Edoardo Anziano
(LucidaMente, anno XV, n. 173, maggio 2020)