Veronica Truttero, illustratrice e libraia, ci racconta la sua originale avventura culturale intrapresa tre anni e mezzo fa insieme ad Alice Keller e Sara Panzavolta
«Una libreria è uno scrigno che racchiude tutti questi tesori, sentimenti impregnati nelle pagine. Una libreria bella è quel luogo dove le infinite ricchezze nascoste nei libri si possono intravedere e i sentimenti nascosti nelle pagine si possono respirare. È quel luogo, seppur radicato nel contesto sociale, che sappia offrire esplicitamente la possibilità di sognare».
Ciò è quanto si legge sul sito della Pecora elettrica, il caffè-libreria di Centocelle (Roma) oggetto quest’anno di due incendi dolosi in sei mesi. Se oggi più che mai gestire un’attività del genere è rischioso, e non solo in termini economici, chi sono le persone che hanno ancora il coraggio di farlo? LucidaMente ha intervistato l’illustratrice Veronica Truttero, classe 1991, padovana di nascita e ravennate d’adozione che, insieme ad Alice Keller e Sara Panzavolta, gestisce la libreria per bambini e ragazzi Momo, nel centro storico di Ravenna.
Veronica, raccontaci un po’ com’è nata quest’avventura…
«Io, Alice e Sara ci siamo conosciute nel 2015 a Bologna, dove frequentavamo il master per librai e giocattolai dell’Accademia Drosselmeier. Una volta finito il corso, Sara, che coltivava già il sogno di aprire una libreria per i più giovani a Ravenna, sua città natale, ci ha proposto di unirci a lei. Io e Alice ci abbiamo riflettuto tutta l’estate e alla fine abbiamo deciso di accettare: Momo ha aperto i battenti a marzo 2016. Ci siamo lanciate in quest’avventura nonostante ci conoscessimo da meno di un anno e non avessimo un’idea chiara di quello a cui saremmo andate incontro. In un certo senso è stata una pazzia, ma sicuramente spinta da molto entusiasmo».
Da dove viene il nome Momo?
«È il titolo di un romanzo di Michael Ende ed è anche il nome della protagonista, che è un personaggio che ci piace molto: fa riflettere sul valore del tempo ed è una critica alla fretta del mondo contemporaneo. Ci sembrava perfetto per una libreria. Già nelle intenzioni iniziali, Momo voleva essere qualcosa di più di un negozio che vende volumi: noi vorremmo che fosse un punto di riferimento a livello culturale, con attività per l’infanzia e l’adolescenza legate alla lettura, alla letteratura e all’arte».
Quindi fate dei veri e propri laboratori?
«Sì, cerchiamo di mettere in campo le nostre diverse competenze: in ambito artistico io organizzo un corso di pittura e disegno per ragazzi; Alice, che è anche autrice, tiene lezioni di scrittura sia da Momo sia nelle scuole; Sara, che è la libraia per eccellenza, organizza gruppi di lettura durante i quali si invitano i bambini a scegliere un testo, che poi viene discusso insieme in loco. È una proposta a cui siamo molto affezionate, perché avvicina i più piccoli alla lettura e li porta ad approfondire e confrontarsi su ciò che affrontano tra le pagine».
Com’è stata l’accoglienza a Ravenna e come sta andando la convivenza con la città?
«La risposta è stata buona, essendo un centro vivo dal punto di vista culturale, con una biblioteca che funziona molto bene, e questo influisce. Lavorare con le scuole è un po’ più complicato perché sono sempre molto impegnate, ma si tratta di un aspetto che vorremmo migliorare. In generale il feedback è positivo, anche se abbiamo riscontrato che la maggior parte della nostra clientela rientra nella fascia d’età fino a 6 anni. La libreria è pensata per ragazzi fino ai 14, ma col tempo ci siamo accorte che la richiesta si concentra soprattutto sull’infanzia. Man mano che l’età si alza, il riscontro diminuisce».
Vi sarete sicuramente interrogate sul motivo. Che risposta vi siete date?
«Riflettendoci, forse prima che i bambini intraprendano il percorso scolastico i genitori sono più attenti; invece, nel momento in cui subentra la scuola nelle loro vite, è come se le delegassero il compito di far leggere i figli, abbassando un po’ la soglia di attenzione. Questo accade in linea generale, ma poi abbiamo anche tante famiglie che portano in libreria i ragazzi “grandi”, dai 7 ai 12 anni. Il nostro gruppo di lettura della fascia 11-13 è molto appassionato e numeroso, cosa che ci fa capire che quando si propongono buoni titoli la lettura piace».
A proposito della libreria come centro culturale in senso lato, l’estate scorsa avete affisso alla vetrina di Momo alcuni manifesti dell’illustratrice milanese Manuela Mapelli che facevano parte del progetto “Colora le piazze”. Com’è sorta l’idea e com’è stata accolta?
«L’idea è nata da una riflessione generale all’interno di Alir, associazione che riunisce molte librerie indipendenti per ragazzi a livello nazionale, di cui facciamo parte anche noi. Quest’estate, visto il clima politico, ci si chiedeva se la libreria dovesse in un certo modo far sentire la propria voce o se invece dovesse mantenersi neutrale. Alla fine dal punto di vista dell’associazione non ci sono state proposte, ma noi di Momo abbiamo continuato a pensarci. Dopo aver visto il lavoro di Manuela Mapelli, abbiamo deciso di accogliere i suoi manifesti in libreria, appendendoli in vetrina. La cosa ha destato molto stupore, i bambini che passavano lì davanti in quei mesi chiedevano ai genitori spiegazioni: no alla plastica, accendi la mente, salva la terra, basta confini… Era esattamente ciò che volevamo: suscitare domande».
Ci sono in cantiere altri progetti simili?
«Il prossimo che ospiteremo è la campagna “Non è mai troppo tardi per un diritto”. Si tratta di manifesti illustrati da giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna a partire dalle parole del maestro Alberto Manzi, in pratica una riflessione sui diritti dei bambini».
La vostra scelta di aprire una libreria indipendente è stata sicuramente molto coraggiosa. Un consiglio a chi voglia intraprendere la stessa strada?
«Mi sento di raccomandare di fare un lavoro approfondito e curato perché, anche se come attività può sembrare difficile e poco redditizia, alla fine la qualità è quella che premia. Gestire una libreria è complicato e ci sono molte spese, ma il consiglio è di cercare di dare un punto di vista forte e autentico. Questa è la ricchezza di una libreria: uno spazio fisico con una proposta culturale selezionata e attenta, che si distingue dall’acquisto online. È anche il motivo che ti spinge ad andare avanti, creare cultura e profondità di pensiero».
Le immagini: il logo di Momo disegnato da Veronica Truttero; la vetrina con i manifesti di Manuela Mapelli; le tre libraie di Momo (da sinistra Alice Keller, Sara Panzavolta e Veronica Truttero); lo svolgimento di un laboratorio al suo interno.
Chiara Ferrari
(LucidaMente, anno XIV, n. 168, dicembre 2019)