L’incontro. Dipinti assassini è un romanzo della scrittrice Maria Cristina Buoso, terza uscita della collana La scacchiera di Babele delle Edizioni di LucidaMente. Proprio da un iniziale, occasionale contatto, si diramano le intricate vicende personali, umane, psicologiche ed esistenziali dei personaggi della vicenda, con i loro inattesi coni d’ombra, dominati da enigmi e palpiti sospesi o dilatati entro interstizi rivelatori.
A dominare la scena, soprattutto figure femminili, divise tra eros, arte e impegni quotidiani. E ancora una donna, l’ispettrice Ginevra Lorenzi, sarà chiamata a “sbrogliare la matassa”.
Come assaggio, abbiamo scelto l’inizio del quarto capitoletto, un “rovente brano” che descrive uno dei tanti “incontri” amorosi disseminati nel libro, e la fine del quindicesimo, un omicidio compiuto con una singolare modalità.
Eva stava immobile davanti alla sua tela bianca, la mano appoggiata sopra e la mente rivolta alla mostra. Non riusciva a dormire. Troppi pensieri le ronzavano per la testa, si era alzata e aveva deciso di provare a dipingere. Quello sarebbe stato il primo quadro, da quando era ritornata a vivere in quella casa, che sentiva grande, fredda e vuota. Sentiva la mancanza di Leo, le mancava la violenza fisica di lui, ma anche i suoi consigli e il suo appoggio.
Forse le mancava semplicemente lui e questo la faceva sentire male dentro, ma anche tra le gambe il bruciore del suo abbandono era vivo e insopportabile. Con le lacrime agli occhi si mise il cappotto sopra il pigiama di seta e con le chiavi nella tasca uscì per andare da lui.
Non le importava di umiliarsi, voleva solo che la possedesse e che la facesse sentire di nuovo viva e desiderata.
Leo aveva fatto una doccia bollente e sentiva il corpo pronto a dare battaglia. La serata era stata molto produttiva, aveva venduto tutti i quadri al prezzo che aveva deciso, anche contro il parere del gallerista. Ma, diamine, lui era Leo Leopoldi e poteva permettersi di chiedere cifre così esose.
Aveva rivisto Eva.
Un paio di giorni prima le aveva chiesto di ritornarsene a casa sua. Non sprecava mai troppe parole quando chiudeva una relazione. Ma rivederla le aveva procurato un forte desiderio, non gli era mai successo prima con una storia finita. Dovette chiudersi nel bagno per una masturbazione veloce, e questo lo stupì. Forse la loro storia non si era ancora conclusa?
Doveva rifletterci.
Mentre indossava l’accappatoio, sentì il campanello suonare. Guardò automaticamente l’ora: le tre. Chi poteva essere? Accese la luce del corridoio e aprì la porta senza neppure chiedere chi fosse. Eva era ferma sulla porta, pallida e con gli occhi accesi come piacevano a lui, che avvertì nel basso ventre il desiderio impennarsi. Senza parlare la tirò dentro. Sul pavimento, con la porta rimasta aperta, fecero l’amore con violenza e rancore. Attorno, la notte continuava il suo lento percorso verso il mattino.
Si trasferirono nella camera da letto, qualche ora più tardi. Adesso, mescolata alla passione, c’era il piacere di far arrivare nello stesso momento anche l’altro all’amplesso finale. Un piccolo regalo che si facevano, dopo la foga selvaggia scaturita dall’essersi rivisti. Il tempo sembrava essersi fermato. Nessuno dei due pensò che appena qualche giorno prima tutto pareva finito.
Importava solo il presente.
[…]
Non riuscì a terminare la frase. Il dolore era troppo forte e poi aveva visto la sua espressione: era una maschera di colori e orrori, un miscuglio che lo paralizzò.
“Mi dispiace, veramente”. La voce sembrava quella di una bambina impaurita obbligata a compiere un’azione perversa contro la sua stressa volontà. Sembrava un’altra persona, una invasata, una che non era […] la donna che lo aveva stregato con la sua femminilità ambigua e giocosa. “Ma devo, io dipingo così quei quadri che ti piacciono tanto. Tu farai parte di uno di questi, sarai magnifico ed eterno. Ti farò bello perché è bello scopare con te”.
Gli montò sopra e, mentre la vita di lui sfuggiva lontano, tra le sue gambe gli ultimi guizzi dell’uomo la rendevano felice.
(da L’incontro di Maria Cristina Buoso, Edizioni di LucidaMente)
L’immagine: Fiore, elaborazione grafica di Germana Luisi.
Claudia Mancuso
(LucidaMente, anno II, n. 4 EXTRA, supplemento al n. 14, 14 febbraio 2007)