Da che cosa nasce tutto questo scalpore? Come mai la gente ha deciso di concentrare un po’ della propria attenzione sull’eventualità della denuncia dei clandestini da parte dei medici? Solo perché è accaduto il peggio: all’inizio di marzo una donna straniera clandestina, di origine nigeriana, è morta di tubercolosi a Bari, città appartenente allo stato italiano, paese del Primo mondo.
La donna, di professione prostituta, spaventata dalla possibilità di essere denunciata e quindi rimandata a casa, ha deciso che la morte era meglio del rimpatrio. Il risultato evidente, di cui i mezzi di comunicazione hanno parlato e che ha scatenato la discussione in Parlamento, è che lei è morta perché non ha ricevuto le cure necessarie per guarire. Il risultato celato, di cui hanno parlato solo i medici che hanno partecipato all’iniziativa del Noi Non Segnaliamo Day, è che prima di morire la ragazza ha dato inizio a un focolaio del virus della tbc, avendo avuto per lungo tempo rapporti sessuali con clienti di sesso maschile dell’area barese.
Questo caso riguarda dunque tutti noi, non solo gli immigrati: i virus infatti si espandono senza fare caso ai documenti.
Conferenza stampa di Sokos
Alla conferenza stampa indetta a Bologna lo scorso 16 marzo dai medici del Centro Sokos, Chiara Bodini, medico volontario del centro, parla della norma contenuta nel nuovo pacchetto sicurezza che costringerebbe i medici, gli operatori sanitari e anche gli impiegati appartenenti all’amministrazione a sporgere denuncia in caso venissero a conoscenza di un paziente non in possesso di regolare permesso di soggiorno.
La norma è già stata approvata in Senato e sta aspettando di passare alla Camera a breve. In Italia il diritto di cura per tutti, compresi i clandestini, è garantito dal 1998, cancellarlo e introdurre il reato comporta l’obbligo di denuncia. I medici, i paramedici e il personale amministrativo saranno tutti passibili di denuncia nel caso non si attenessero alla nuova legge. Avvocato di Strada, onlus bolognese nata alla fine del 2000 e che ha l’obiettivo fondamentale di tutelare i diritti delle persone senza dimora, ha deciso di prendere le parti di queste persone e si muove per la loro tutela rendendosi disponibile a patrocinarli gratuitamente.
Mobilitazione e consenso
La mobilitazione è partita a febbraio a livello nazionale con grande partecipazione e appoggio da parte di medici, operatori sanitari e delle associazioni di volontariato che hanno a che fare con stranieri clandestini.
Il consenso tra i medici è pressoché unanime; ci sono infatti anche tanti medici iscritti alla Lega Nord che, parlando di questa norma, mormorano e storcono il naso. La manifestazione che ha avuto luogo il 17 marzo nelle maggiori città italiane era rivolta alla società civile: era un appello alla coscienza e al senso etico di tutta la popolazione ma non solo, era un’invocazione al governo perché si renda garante della salute pubblica dei suoi cittadini e di chi vive sul suo territorio.
Andrea Fabbri della Cgil di Bologna si esprime così: “Al Social Forum tenutosi la scorsa estate a Malmö, in Svezia, ci si vantava proprio della situazione di rispetto e parità nel campo della salute pubblica di cui godiamo in Italia”. Continua affermando che, se dovesse intervenire ora in un analogo consesso, non saprebbe davvero più che cosa dire. Conclude il suo contributo ricordando a tutti che “il diritto alla salute e alla cittadinanza sono garantiti nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo”.
La gente di strada
Alla conferenza stampa e alla manifestazione, sono stati in tanti a prendere la parola: l’avvocato Antonio Mumolo di Avvocato di Strada ha definito questa norma incivile, ingiusta e illegale: “Si parli di salute e di immigrazione, temi attuali e molto scottanti, ci si rivolga alla gente di strada; esiste una proposta alle regioni affinché agiscano in maniera autonoma nel caso in cui questa proposta passi anche alla Camera”.
È intervenuto anche Baba Car del Movimento Migranti, al cui interno sono rappresentate quasi tutte le nazionalità che vivono sul territorio bolognese; l’associazione è presente in altre città italiane. “Con la legge Bossi-Fini – afferma Baba Car – molti immigrati sono diventati clandestini perché viene previsto un periodo di sei mesi dopo la perdita del lavoro prima di ricevere il foglio di via”.
Si è anche parlato della nuova proposta di legge di non registrare all’anagrafe i figli degli immigrati clandestini e i partecipanti alla manifestazione si sono trovati d’accordo nell’affermare che è una norma razzista e xenofoba che distruggerà tutte le aspettative del migrante e i diritti umani garantiti dalla Costituzione.
Il dovere del medico
Gli studenti di Medicina e Chirurgia del Gruppo Prometeo hanno sottolineato che: “Il dovere del medico è quello di prestare soccorso a chiunque ne presenti richiesta”.
Hanno poi riportato ad esempio le parole del giuramento di Ippocrate, che essi promettono di rispettare nello svolgimento della loro professione: “Di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento e di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica”. Sta ai responsabili della sanità pubblica studiare la maniera di agire e garantire la validità del diritto di essere curati.
Il codice Stp che ora dà diritto e accesso alle cure mediche, diventerebbe il metodo più facile di denuncia perché dichiara lo stato di clandestinità del paziente. Dall’inizio dell’anno e quindi dal momento della divulgazione delle notizie sul nuovo disegno di legge in materia di sanità pubblica, c’era stato un calo nella frequentazione del Centro Sokos da parte degli immigrati, ma ora sembra che le cose siano tornate ai livelli precedenti; continua però a essere molto difficile inserirli in percorsi all’interno delle strutture pubbliche.
Disobbedienza è civiltà
L’introduzione del reato di immigrazione clandestina nel Codice penale obbliga medici e operatori a segnalare la persona illegale quando se ne viene a conoscenza.
Quando un immigrato non è in possesso di documenti può significare tante cose, per esempio può aver perso il lavoro da poco, oppure può essere un immigrato in attesa del permesso di soggiorno. “Se passerà questa norma di inciviltà, bisognerà assolutamente compiere un atto di disobbedienza civile seguendo l’esempio della prima donna nera che salì sull’autobus”.
I rappresentati delle numerose associazioni che sono intervenute alla manifestazione concludono: “Il principio del diritto alla salute, che ogni persona deve sentirsi libera di esercitare, è garantito dalla Costituzione e non può essere abrogato. Questa è una norma che riguarda tutti noi, è rivolta anche contro i cittadini italiani, è semplicemente una cambiale sottoscritta dal governo alla Lega”.
L’immagine: cartello ad una manifestazione Noi Non Segnaliamo Day dello scorso 17 marzo.
Erika Casali
(LM BO n. 2, 15 aprile 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 40, aprile 2009)
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