Il portavoce di Rete laica Bologna richiama il sindaco Virginio Merola in merito all’operatività del registro comunale delle dichiarazioni anticipate di trattamento
«Durante la campagna elettorale il sindaco Virginio Merola ha accolto con sollecitudine la nostra richiesta di rendere operativo il registro dei biotestamenti. “Entro i primi 100 giorni di governo” fu la sua promessa; di giorni ne sono passati 140 e ancora non i cittadini sono privi di questo servizio deliberato oltre un anno e mezzo fa. Se consideriamo che la discussione in Consiglio comunale iniziò ai tempi della Giunta Cofferati, non possiamo che concludere che la velocità decisionale del centro-sinistra sui temi laici è prossima al letargo: tre anni per un’azione semplice sono un tempo scandalosamente lungo, pur con l’intermezzo commissariale, dopo i quali è legittimo domandarsi se esista veramente la volontà politica di concretizzarlo», così Maurizio Cecconi, portavoce di Rete Laica Bologna, in merito all’operatività del registro dei testamenti biologici, che continua: «Intanto il Senato s’appresta ad approvare definitivamente il ddl Calabrò contro il testamento biologico e Bologna resta al palo a guardare, quando invece potrebbe inviare al Paese un segnale forte».
Cecconi, infine, compie un paragone con quanto compiuto da un comune dell’hinterland bolognese: «Il Comune di Casalecchio di Reno recentemente l’ha deliberato e reso operativo in pochi mesi. Tra l’altro, nonostante la pessima circolare del Ministero dell’Interno, ha scelto di permettere ai cittadini sia di depositare in Comune il proprio biotestamento quanto di notificare all’Amministrazione presso quale notaio è conservato. Una scelta di grande laicità che salvaguarda il carattere pubblico dei servizi offerti dalle Istituzioni».
La conclusione di Cecconi è perentoria: «Invitiamo pertanto il primo cittadino ad agire. Non è più il tempo delle chiacchiere: le promesse elettorali divengano fatti».
(v.v.)
(LucidaMente, 8 ottobre 2011)