Intervento del presidente dell’Arcigay, Flavio Romani, sull’approvazione dei matrimoni omosessuali a Parigi e sul richiamo in Italia del presidente della Corte costituzionale, Franco Gallo, a legiferare in materia
Oggi è un giorno molto felice per la Francia e per l’Occidente e un giorno funereo per l’arretrata Italia che la deve smettere di gattonare controvento: l’infantilismo dogmatico sui temi dei diritti e delle libertà del nostro paese è la barzelletta d’Europa.
Il sì definitivo della Francia al matrimonio tra persone dello stesso sesso, adozione compresa, è un punto di non ritorno per tutte le democrazie occidentali. La Francia, paese in cui da anni esistono le unioni civili con il Pacs, ha finalmente raggiunto il traguardo della piena parità tra cittadini omosessuali e eterosessuali nell’accesso al matrimonio. In Italia non solo le timidissime unioni civili sono state respinte da destra e hanno creato una crisi di Governo per la sinistra. Di più, nessuna forza politica ha espresso una volontà politica ferma nella realizzazione della piena parità tra cittadini nella laicità. Da una parte e dall’altra della barricata per anni si è inquinata l’informazione sull’argomento con toni apocalittici degni delle peggiori teocrazie.
Il paese chiede il matrimonio: lo dicono le statistiche, lo dice l’Europa, lo dice la gente. Escludere una fetta della popolazione, per legge, all’accesso a istituzioni democratiche è totalitarismo. La libertà di scegliere per i propri affetti è il futuro. Il matrimonio gay è una conquista della democrazia, della libertà e dell’uguaglianza. E la classe politica deve scegliere se è per il matrimonio gay, e approvarlo rapidamente, o se vuole comportarsi come una gerontocrazia illiberale ed essere rapidamente accantonata senza rimpianti. Da questo punto di vista il richiamo di oggi del presidente della Consulta Franco Gallo non può essere più chiaro. Il Parlamento italiano si deve muovere.
Flavio Romani – presidente Arcigay
(LucidaMente, anno VIII, n. 88, aprile 2013)
Commento cattivello del direttore: ma non sarebbe meglio abolire in toto il carcerogeno e divorziogeno matrimonio monogamico eterosessuale, piuttosto che lottare per creare anche un carcerogeno e divorziogeno matrimonio monogamico omosessuale?