La lettura fatta dal celebre regista e dal Teatro Stabile di Torino di uno dei capolavori di Giacomo Leopardi e della letteratura italiana
Un testo non teatrale che, alla prova del palcoscenico e della recitazione di uno straordinario gruppo di attori di primo piano del panorama nazionale, dimostra tutta la sua teatralità più intrinseca. Ne viene fuori uno spettacolo di grande profondità, ma anche di incredibile leggerezza (e comicità), che ha vinto – non a caso – il Premio Ubu per la miglior regia, e che torna in scena per questa stagione in una tournée ristretta a soltanto cinque città in tutta Italia, dopo il debutto alla presenza del presidente Giorgio Napolitano e il successo a Parigi al Théâtre de la Ville.
Le Operette morali sono una raccolta di 24 componimenti in prosa, dialoghi e novelle, che Giacomo Leopardi scrive tra il 1824 ed il 1832. In essi troviamo l’anima più profonda dell’autore: il rapporto dell’uomo con la storia, con i suoi simili e in particolare con la Natura; il raffronto tra i valori del passato e la situazione statica e decaduta del presente; la potenza delle illusioni e della gloria. I temi affrontati sono fondamentali, primari: la ricerca della felicità e il peso dell’infelicità, la natura matrigna, la vita che è dolore, noia. In questo panorama di atmosfere astratte e glaciali la ragione si distingue come unico strumento per sfuggire alla disperazione.
Le Operette rappresentano una perfetta orchestrazione di toni sulla vita e sulla morte: nella visione leopardiana, l’uomo si muove all’interno di una natura cieca, dalla quale non può ottenere nulla. Sprezzante verso l’idea di progresso, scientifico e spirituale, il poeta irride le conquiste dell’umanità come pure finzioni, chimere di un progresso senza costrutto. Cosa rimane dunque all’uomo?
Martone riprende il filo del suo spettacolo del 2004, l’Opera segreta, il trittico la cui ultima parte era dedicata al lungo soggiorno napoletano di Giacomo Leopardi, e torna al poeta recanatese, mettendo in scena le Operette morali («un testo che – spiega il regista – la drammaturgia contemporanea ci mostra oggi in tutte le sue potenzialità teatrale»), prima di affrontare la vita di Leopardi al cinema, nel suo nuovo film, in preparazione, dopo Noi credevamo.
Lo spettacolo approda a Bologna, a Teatri di Vita in via Emilia Ponente 485, nei giorni di martedì 15 e mercoledì 16 maggio, alle ore 21,00.
Per maggiori informazioni: Teatri di Vita 051.566330 – www.teatridivita.it.
(j.i.)
(LucidaMente, 8 maggio 2012)
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