A 10 anni dalla scomparsa del grande artista, la Fondazione Bottari Lattes, in collaborazione con la Galleria del Ponte, organizza da mercoledì 21 settembre una mostra in suo onore
Una quarantina di opere per ripercorrere un’avventura artistica poliedrica. È la mostra antologica “Mario Lattes. Frammenti d’identità”, dedicata ai lavori del pittore, alcuni raramente esposti.
Un percorso espositivo cronologico, che parte dagli anni Cinquanta per arrivare agli anni Novanta, che documenta i diversi modi espressivi e i numerosi interessi del famoso artista torinese. Autore raffinato, capace di dare vita a immagini oniriche, ha sperimentato tecniche e linguaggi eterogenei, con i quali ha espresso il dolore dell’esistenza e la propria rivendicazione di libertà da ogni pregiudizio. La sua opera racchiude momenti d’ispirazione ora astratta ora espressionista, ora visionaria, per approdare a suggestioni visive, senza mai essere imprigionata in categorie o movimenti.
Dagli oli su tela o su carta, alla grafica, fino agli acquerelli, tempera e tecniche miste, la produzione pittorica di Lattes si distingue anche per i temi affrontati: le contraddizioni della vita, il dolore e le difficoltà nella quotidianità, le memorie e la consapevolezza della propria frammentata identità, la ribellione alle idee preconfezionate, alla volgarità delle mode.
Le opere esposte appartengono agli eredi di Mario Lattes e sono custodite presso la Fondazione Mario Lattes di Torino, istituita nel 2005.
Mario Lattes (Torino 1923-2001), pittore, scrittore ed editore, ha compiuto le prime esperienze nei campi dell’arte e della cultura nel capoluogo piemontese. La sua pittura, dopo un iniziale periodo informale, è sempre stata figurativa, con valenze visionarie e fantastiche, tale da evocare illustri discendenze, da Gustave Moreau a Odilon Redon a James Ensor. La pittura, le incisioni e i romanzi sono legati da un forte filo di comunanza, talvolta anche nella scelta di soggetti identici, trasfigurati dalla diversità dei mezzi espressivi. Ebreo laico, uomo solitario e complesso, la sua arte risente delle vicende e della psicologia di questo popolo: umorismo amaro e sarcastico, pessimismo e lontananza. Torino, però, è sempre stata la sua unica e vera città. Dopo la seconda Guerra mondiale si dedica alla casa editrice torinese Lattes, fondata nel 1893 dal nonno Simone. Del 1947 è la sua prima mostra alla galleria La Bussola di Torino, a testimonianza delle maturate esperienze artistiche. Negli anni Cinquanta allestisce personali a Torino, Roma, Milano e Firenze e partecipa con successo a due edizioni della Biennale di Venezia. Segue una regolare attività espositiva in tutta Italia. Nel 1953 fonda la rivista Galleria che dall’anno seguente, con il titolo Questioni, diventa voce influente del mondo culturale piemontese e non solo. Vi partecipano intellettuali italiani e stranieri come Nicola Abbagnano, Albino Galvano e Theodor Adorno. Tra il 1959 e il 1985 pubblica diversi di romanzi, tra cui: La stanza dei giochi (Editrice Ceschina, 1959), Il borghese di ventura (Einaudi, 1975), L’incendio del Regio (Einaudi, 1976), L’amore è niente (Editore La Rosa, 1985).
Inaugurazione della mostra mercoledì 21 settembre alle ore 18.00 presso la Galleria del Ponte in Corso Moncalieri 3, Torino.
Le opere rimarranno disponibili al pubblico fino a sabato 12 novembre, osservando i seguenti orari: da martedì a sabato 10.00 – 12.30 e 16.00 – 19.30
Per maggiori informazioni
Fondazione Bottari Lattes – www.fondazionebottarilattes.it
0173.789282; 333.8685149 – segreteria@fondazionebottarilattes.it
Galleria del Ponte
www.galleriadelponte.it – Tel 011 8193233
(j.i)
(LucidaMente, 13 settembre 2011)