Potevamo salvarci se veramente fossimo stati diversi, diversi come intendeva Berlinguer, moralmente integri. Ma così non è stato, alla prova dei fatti ci siamo comportati come gli altri, opportunisti, con ideali fragili.
Abbiamo per anni chiesto il rispetto delle regole, ma abbiamo lasciato soli i magistrati coraggiosi, i giornalisti coraggiosi, i preti coraggiosi, i poliziotti coraggiosi, i sindacalisti coraggiosi. Una volta al Governo non abbiamo fatto le riforme necessarie, il conflitto di interessi, un macigno che ci ha travolti. Non abbiamo combattuto, siamo rimasti fermi, abbiamo segato il ramo sul quale eravamo seduti. La società civile è stata vista come un impiccio, le associazioni, una seccatura da tenere alla larga.
L’informazione, la televisione, lottizzata, spartita utilizzando il manuale Cencelli, quel manuale che irridevamo quando a comandare era la Democrazia cristiana. Il sindacato, la Cgil, ripiegato su se stesso, senza più forza e voglia di battersi. Ricordate la battaglia in difesa dell’articolo 18? Tre milioni di persone a Roma mobilitati in difesa di un diritto sacrosanto, Sergio Cofferati che parla dal palco a una moltitudine arrivata da tutta Italia con tutti i mezzi possibili, il parcheggio dell’ Anagnina a Roma stracolmo di bus, bandiere al vento, intere famiglie arrivate con treni speciali, mille dialetti, due, tre cortei a convergere al Circo Massimo, la coda quando Cofferati era sceso dal palco.
Noi che abbiamo vissuto il dopoguerra, la ricostruzione, il miracolo economico, abbiamo visto morire i braccianti del Sud che strenuamente difendevano lembi di terra strappati ai latifondisti, siamo basiti per il degrado economico e morale. Guardavamo con rispetto alle Regioni rosse, le loro conquiste, la giustizia sociale, i servizi funzionanti per tutti, eravamo certi che tutto il Paese avrebbe beneficiato della loro esperienza, che l’autostrada Salerno-Reggio-Calabria, una volta terminata, avrebbe dato inizio allo sviluppo.
Ricordate il sogno di Gioia Tauro, ettari ed ettari di aranceti distrutti per fare posto al quarto polo siderurgico mai realizzato, risorse buttate al vento? In Puglia a Manfredonia i Patti territoriali, lo sviluppo del porto, l’impegno di decine e decine di industriali del Veneto a investire in un area dalle grandi potenzialità, dopo aver dismesso un Petrolchimico ad altissimo inquinamento ambientale, altre risorse buttate al vento.
Carissimi, il nostro sogno non era possedere una banca, ma che la Stalingrado d’Italia fosse l’esempio della buona amministrazione e non una fitta rete di malaffare, che nei Consigli di amministrazione delle aziende pubbliche andassero professionisti di provata onestà, e non collettori di tangenti, che Bassolino a Napoli ripulisse la città… un nuovo Rinascimento era possibile, diventare una Nazione europea a pieno titolo. Un giorno, non molto tempo fa, chiedemmo a un amministratore di sinistra la possibilità di operare per far diventare attiva l’azienda pubblica per la distribuzione del gas metano, un’azienda spolpata, munta, saccheggiata per anni, un’azienda con cento anni di storia; fummo guardati con dileggio, come per dire, aspettavate noi per il risanamento? Facemmo la stessa richiesta a un parlamentare; nessuna risposta, un silenzio assordate.
La politica con i suoi costi, il mal Governo, le ruberie, il cinismo, le logge massoniche ci stanno portando al Piano di Rinascita di Licio Gelli e alla distruzione di un’intera Nazione. Abbiamo una grande colpa, dovevamo innovare, fare le riforme. Si scelse la conservazione. |
Non ho parole per ringraziarti, la tua sensibilità mi è vicina e ti fa grandissimo onore, grazie di cuore per le belle parole e per ave pubblicato il mio tormento.
Un abbraccio mario