La storica presidente di Libera Uscita si è spenta all’improvviso, serenamente. Una donna fuori dal comune e un patrimonio di idee e di iniziative a difesa della dignità del malato, per il registro dei testamenti biologici e per l’eutanasia
Avevamo parlato con Maria Laura Cattinari appena poche ore prima che se ne andasse, lo scorso 19 novembre, e, nonostante qualche problema di salute, ci era parsa combattiva, lucida e persino assertiva come sempre. Invece, ci ha lasciati, improvvisamente, quanto serenamente, nella sua casa in campagna, presso Modena. Il nostro rapporto umano e di impegno civile, in particolare sul testamento biologico, sul diritto all’autodeterminazione da parte del malato e sulle problematiche connesse al fine vita, eutanasia compresa, risaliva a decenni fa, quando in Italia non esisteva nemmeno alcuna legislazione al riguardo.
Nel 2007 decidemmo congiuntamente (Libera Uscita e LucidaMente) di dare alle stampe l’edizione italiana di un best seller francese, Je ne sui pas un assassin (2004) del dottor Frédéric Chaussoy. Dea ex machina e ispiratrice dell’impresa fu un’altra donna preziosa, Christiane Krzyzyk, che ne curò appunto la traduzione (Non sono un assassino. Il caso “Welby-Riccio” francese, Prefazione di Mario Riccio, Introduzione di Giancarlo Fornari, inEdition editrice). Seguirono molteplici altre iniziative, sia per far conoscere il toccante libro, sia, soprattutto, per ottenere una legislazione regionale e nazionale sulla stesura gratuita per tutti i cittadini del proprio testamento biologico. Per fortuna o, meglio, per merito di tante lotte, come quelle di Maria Laura, oggi esistono alcune importantissime leggi, quali la 38/2010 sulle cure palliative e la 219/2017 sul consenso informato e sulle disposizioni anticipate di trattamento. Maria Laura si era laureata in Filosofia presso l’Università di Bologna, significativamente con una tesi in Filosofia teoretica sul concetto di Libertà in Baruch Spinoza, e aveva insegnato nelle Scuole medie.
Sempre impegnata nelle tematiche civili, nel 1986 aveva aderito al Partito radicale, fondando nel 1993-94 il Club Pannella “Amici di Modena”. È nel 2002 che comincia a interessarsi alle problematiche del fine vita, aderendo a Exit-Italia e alla Consulta di Bioetica. Nel 2003 si iscrive a Libera Uscita, «Associazione laica e apartitica per il diritto a morire con dignità», fondata a Roma nel 2002, e dà vita alla sezione modenese della stessa, che ne diventa la più numerosa e attiva, sicché viene eletta presidente nazionale dell’associazione all’assemblea di Roma del 2010. Membro dell’Admd (Associazione belga per il diritto a morire con dignità), intrattiene contatti con le organizzazioni internazionali impegnate sul fine vita, tanto che nel 2013 Libera Uscita ospita a Roma il congresso biennale della RtD-Eur (Right to Die Europe). Con l’assemblea straordinaria di Firenze del settembre 2014, la sede nazionale dell’associazione si trasferisce a Modena e acquisisce lo statuto di onlus.
Tra i messaggi di cordoglio pervenuti, l’Udi (Unione donne italiane) scrive: «Ci lascia Maria Laura, donna tenace che si è sempre spesa per l’autodeterminazione delle donne e di tutti gli esseri umani. Non ti dimenticheremo». Anche il circolo Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti) modenese ricorda «le importanti battaglie laiche, in particolare sul fine vita» e l’ottenimento «in 17 comuni della provincia di Modena dell’istituzione del registro comunale dei testamenti biologici. La ricordiamo per l’integrità, la passione e l’impegno; è stata sprone ed esempio per tutti noi». Era una donna tenace e dallo spirito nobile, dal carattere spigoloso ma sensibile e generosa, assertiva ma pluralista e rispettosa delle opinioni altrui, attiva e dinamica quanto comprensiva ed empatica verso gli altri. Con Maria Laura si potevano avere contrasti anche aspri, ma era in grado di ascoltare e cogliere gli stimoli e i suggerimenti altrui; alla fine ci si accordava e aveva davvero ragione quasi sempre lei. Amava le passeggiate in bicicletta e, con esse, le colline, la montagna.
Non possiamo nascondere che negli ultimi due anni e mezzo si era dovuta trovare a vivere, come tanti di noi, la dolorosa contraddizione tra battaglie decennali per la libera scelta delle cure cui sottoporsi e per l’autodeterminazione terapeutica e le direttive autoritarie decretate e imposte soprattutto proprio da quelle forze sedicenti “progressiste”. Queste invece avrebbero dovuto garantire lo stato di diritto e la libertà dei cittadini, senza discriminazioni e repressioni, sempre e in ogni caso: una ragione di profonda amarezza per lei e per tanti altri. Ma pure causa di isolamento e discriminazione da parte dei “tolleranti e libertari” a corrente alternata. E, come vediamo dalle verità emerse anche di recente, aveva anche in questo caso avuto lo “sguardo lungo” ed era dalla parte della ragione e dei diritti delle persone, soprattutto di quelle più deboli. È toccato proprio alla nostra rivista diffondere l’ultimo testo pubblico (di pochi giorni fa) scritto da Maria Laura (leggi qui), in favore del testamento biologico: si tratta anche, se vogliamo, del suo testamento spirituale; sta a noi afferrare il suo testimone e continuare la sua battaglia di civiltà.
Le immagini: in apertura, Maria Laura alla consegna delle firme presso la Regione Emilia-Romagna di una petizione con la richiesta dei cittadini di poter inserire il proprio testamento biologico (dichiarazioni anticipate di volontà sulle cure) nella tessera sanitaria e/o fascicolo sanitario elettronico (21 ottobre 2015); insieme a Christiane Krzyzyk, a Modena, presso la libreria Feltrinelli di via Cesare Battisti 17, in occasione della presentazione in prima nazionale di Non sono un assassino di Frédéric Chaussoy (27 ottobre 2007); a Sestola con Mina Welby e il dottor Mario Riccio (12 gennaio 2009).
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 204, dicembre 2022)
Grazie, Rino, per questo tuo ricordo di Maria Laura ricco di aneddoti e di empatia.
Grazie a te, Filippo, per la consueta signorilità e cortesia.
Apprendo ora, con forte rammarico. I nostri confronti erano sempre produttivi. La sua pacatezza, unita alla determinazione, facevano di lei un essere speciale, difficilmente eguagliabile. Adesso che anche lei non c’è più, continua il nostro impoverimento. Tristezza.
Norma Del Zotto da Torino.