Reportage dall’ospedale nel quale è morto uno degli ultimi idealisti della politica italiana. Geniale, controcorrente, insopportabile e… indispensabile
Abruzzese di Teramo, era nato il 2 maggio 1930. Le definizioni che Marco Pannella dava di sé erano tante: radicale, socialista, liberale, federalista europeo, anticlericale, antiproibizionista, antimilitarista, nonviolento, gandhiano… Lunghi capelli bianchi, occhi vitrei, da sempre impegnato nelle campagne per i diritti civili, dal referendum per il divorzio a quello per l’aborto, dall’obiezione di coscienza per i chiamati a svolgere il servizio di leva militare ai diritti dei detenuti, tanto per citare qualcuna delle sue battaglie.
Roma, oggi, 19 maggio. Appena si arriva in via Tagliamento, la situazione appare molto caotica: nessuno riesce a capire il perché di tutte quelle telecamere e giornalisti. I passanti si fermano, “magari stanno girando un film”, le macchine rallentano per dare un’occhiata veloce e furtiva di fronte al grosso cancello di ferro. L’atrio della Casa di cura Nostra Signora della Mercede è tranquillo: commossi, i familiari del leader radicale arrivano poco a poco. Gli estranei non possono entrare e i poliziotti in borghese restano in allerta affinché tutto funzioni correttamente. La riservatezza è massima all’interno dell’ospedale, nessuno vuole menzionare il suo nome per non attirare l’attenzione dei pazienti. Sono tutti lì per Marco Pannella. Le sue condizioni di salute erano peggiorate, ma nessuno, nonostante i suoi ripetuti e prepotenti scioperi della fame, avrebbe mai pensato che questa volta avrebbe davvero ceduto.
L’annuncio è stato dato in diretta da Radio radicale, il premier Matteo Renzi l’ha definito “leone della libertà”. Ha combattuto battaglie di grande importanza nel campo dei diritti civili: a favore della libertà di scelta sull’aborto, sul divorzio, per l’abolizione planetaria della pena di morte, contro i mussoliniani Patti lateranensi tra Stato italiano e Vaticano, per la depenalizzazione delle droghe leggere, per il miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri e molto altro. A caratterizzarlo, la tecnica della “disobbedienza civile”: lunghi scioperi della fame e della sete, comizi interminabili, manifestazioni pubbliche.
«Tanti anni fa, in occasione di uno dei suoi digiuni, lo chiamai e gli dissi che ero preoccupato per lui. Mi rispose con voce tonante “non preoccuparti, occupatene!”», questo il ricordo di Francesco De Gregori, che nel 1975 dedicava la canzone Il Signor Hood proprio a Pannella. Vasco Rossi lo definisce il suo “alter ego politico”. Su alcuni temi di diritti civili l’Italia viene collocata in fondo alle classifiche dei paesi più avanzati; Marco lo sapeva molto bene, e proprio per questo si è sempre battuto per coloro ai quali questi diritti venivano e vengono negati. Idealista, coerente e onesto, al posto dei salotti ha scelto sempre la provocazione e i marciapiedi, conducendo i suoi estimatori a vedere in lui un uomo che si pone al si là delle ideologie, dei populismi.
L’Italia retrograda e corrotta, i suoi oppositori, lo hanno sempre guardano con diffidenza, ambiguità, ritrosia e timore. «Pannella è stato l’uomo dei miracoli, anche adesso che ci ha lasciato. I suoi ultimi mesi di vita sono stati un miracolo politico. Fino a sei mesi fa, un anno fa, era un uomo controverso, in tanti dicevano che risultava urticante per questa o quella ragione. Gli è stata negata la carica di senatore a vita, che non avrebbe voluto ma avrebbe strameritato». Così ha commentato Fausto Bertinotti davanti alle telecamere presenti sul posto.
La casa di cura non permette visite, ma ad accorrere per un ultimo saluto sono Rita Bernardini, Bobo Craxi, Mina Welby e Sergio D’Elia. Nei prossimi giorni tante saranno a Roma le commemorazioni per Pannella, da Montecitorio a piazza Navona, alla sede del partito in via di Torre Argentina. A Teramo, sua città natale, domenica sarà lutto cittadino. I giornalisti parlano frenetici dai loro microfoni; verso sera iniziano a disperdersi, il traffico a diminuire, l’acquazzone irrompe nella bellissima giornata di sole. Quasi che anche la natura voglia piangere e rendere omaggio alla preziosa persona che non c’è più.
«Il rispetto della parola è il fondamento della legge. Faremo perciò le battaglie che abbiamo sempre fatto in difesa dell’onestà, la trasparenza e la povertà che abbiamo sempre praticato contro l’arroganza dei troppo ricchi e dei padroni». Parole che sembrano spiegare la singolare consonanza emersa da tempo tra il leader radicale “mangiapreti” e la Chiesa cattolica, in particolare quella di Francesco I.
Le immagini: il tributo di Radio radicale e foto originali© della stessa autrice dell’articolo.
Nancy Calarco
(LM EXTRA n. 34, 19 maggio 2016, Speciale Scomparsa di Pannella, supplemento a LucidaMente, anno XI, n. 125, maggio 2016)