Dall’intesa fra Caab ed Eataly nasce un nuovo polo dedicato all’enogastronomia
Ogni città ha i suoi tormentoni, piccoli o grandi che siano. Mentre a Milano ci si sta preparando a Expo 2015 e a Roma sfrecciano i primi i treni della linea C metropolitana, a Bologna si sente sempre più parlare di Fico. Il riferimento è ammiccante, di quelli che colpiscono: l’allusione è al frutto, ma, più in generale, al mondo dell’agroalimentare nostrano (vedi anche Bologna: il “divino” Mercato di mezzo; Quando cucina mediterranea ed emiliana si incontrano).
Fico è l’acronimo di Fabbrica italiana contadina. Sulla carta il progetto prevede l’apertura, per il prossimo novembre, di una struttura destinata a diventare il punto di riferimento del mondo dell’agroalimentare italiano. Sorgerà nel quartiere San Donato, non molto lontano dal Pilastro, nell’area attualmente occupata dal Caab, il Centro agro alimentare bolognese di cui aspira a essere la naturale evoluzione. Fabbrica italiana contadina è, infatti, il frutto di un sodalizio nato fra Andrea Segrè e Oscar Farinetti, il primo presidente del Caab, il secondo fondatore di Eataly, una catena di ristorazione internazionale specializzata nella promozione e nella vendita di prodotti enogastronomici di alta qualità rigorosamente italiani. Com’è facile immaginare, Fico riceverà in dote caratteristiche provenienti da entrambe le realtà.
Il Centro agro alimentare di Bologna è una società a partecipazione pubblica controllata per l’80% dal comune capoluogo della neonata città metropolitana. Esso sorge in un’area di oltre 100.000 metri quadrati dove trovano spazio il mercato ortofrutticolo coperto, magazzini, stabilimenti e aree preposte al controllo della qualità delle merci. I numeri parlano chiaro: con 400 milioni di fatturato annuo, circa 2.000 clienti grossisti e dettaglianti e un gruppo di 290 aziende, il Caab è una realtà economicamente in salute.
Il polo commerciale ha una vocazione “glocale”, rivolta quindi al Belpaese ma ben inserita nell’universo dell’export: i prodotti tipici dell’agroalimentare italiano all’estero sono storicamente considerati un simbolo dal made in Italy. Eataly riunisce e promuove piccole aziende appartenenti al mondo dell’enogastronomia con l’obiettivo dichiarato di valorizzare i prodotti nostrani di alta qualità tramite una vendita al dettaglio e un’offerta che spazia dalla ristorazione al commercio. Il marchio ha chiuso il 2014 con un fatturato di 350.000 euro e punta ad aprire in breve tempo due nuovi punti vendita a Londra e a Parigi.
L’interesse di Bologna e del Caab nel costruire una partnership con Eataly è di matrice strategica: Eataly è fondamentalmente un brand, ha una propria immagine e un’identità definita in grado di far breccia nel cuore del medio consumatore con forte un impatto in termini di marketing. L’interesse di Eataly nel creare un proprio hub a Bologna è d’altra parte giustificato dalla strategicità del territorio: il capoluogo emiliano è indubbiamente una città del Settentrione ma ha quasi sempre rappresentato il cuore dell’Italia dal punto di vista logistico e commerciale. Fico si estenderà su un’area di circa 80.000 metri quadrati e ospiterà una vera e propria cittadella suddivisa in più quartieri. Un’area di circa 3.900 metri quadrati sarà destinata alla vendita, una alla ristorazione (circa 10.600 metri quadrati), mentre su una superficie di 27.000 metri quadrati si estenderà il parco agroalimentare, destinato a orti e frutteti. È stata infine annunciata di recente la costruzione di un centro congressi, a ribadire la vocazione di Fico a imporsi come un vero e proprio polo divulgativo dell’agroalimentare italiano.
Il posizionamento strategico della struttura all’interno del perimetro cittadino è indice della filosofia che seguirà Fabbrica italiana contadina: vicino all’attuale Caab è situata la Facoltà di Agraria dell’Alma mater studiorum, a sottolineare ancora la vocazione divulgativa ma anche innovativa del polo. Poco lontano decine di vagoni cargo sostano all’interno dello scalo San Donato, la stazione di smistamento merci più grande d’Italia e fra le maggiori al mondo per dimensioni, a ribadire la vocazione commerciale del nuovo soggetto.
Infine, per rendersi conto di come cambierà l’immensa area occupata dal Caab basta confrontare gli orari di apertura del polo commerciale con quelli previsti per Fico: attualmente le porte del Centro agro alimentare sono aperte principalmente durante la notte e le prime ore del mattino e i cancelli sono varcati dai grossi tir diretti ai suoi stabilimenti. Fico sarà dotato di impianti logistici (depositi, magazzini, stabilimenti) di ultima generazione ma avrà una vocazione pubblica. I punti di ristorazione e il parco agroalimentare saranno aperti alla cittadinanza e alla popolazione turistica e rimarranno aperti durante l’arco di tutta la giornata.
Enea Conti
(LucidaMente, anno X, n. 112, aprile 2015)