Candidata alle elezioni nella lista Monti, la campionessa di fioretto, non avendo di meglio da proporre, spara sulle coppie omosessuali. In nome di Dio
Tratto da Così la schermitrice aspirante politica fa brandelli delle famiglie omo, per gentile concessione di Cronache Laiche. Il quotidiano. Laico per vocazione.
Valentina Vezzali è una nota campionessa di scherma. Come recita il sito ufficiale, «è l’atleta italiana più vincente della storia: da 11 anni è al primo posto nella classifica mondiale del fioretto femminile. Ha vinto 10 edizioni di Coppa del mondo». Una pluripremiata atleta, insomma, che nel fioretto ci sa fare. In tutti i sensi: se è vero che la Vezzali è in gamba in una delle tre armi della scherma, è altrettanto vero che se la cava niente male anche nell’altra accezione del termine, quella più mistica che rimanda al sacrificio in onore di santi e madonne.
Già: perché la Vezzali, ora candidata alle prossime elezioni nella montiana lista Scelta civica, ha scomodato il nome dell’Altissimo, in ossequio del quale la campionessa pensa, in un’intervista rilasciata a Vanity Fair, che «la natura dell’uomo sia di stare con una donna», in quanto convinta della legittimità della suddetta «unione tra uomo e donna come Dio ci ha insegnato». Chissà quali muti dialoghi la schermitrice ha intrapreso con il suo celeste mentore prima di giungere a tale affermazione. Peccato solo che l’unico fioretto, inteso nel mistico senso di sacrificio, in Italia siano sempre le minoranze (etniche, religiose, di orientamento sessuale) a doverlo fare. Mentre per gli adepti del presidente uscente Mario Monti sembra tutto più facile. Specie per chi, come la candidata in questione, crede «molto in Dio».
La campionessa, nella medesima intervista, tira poi in ballo la solita questione: non lo faccio per me, ma per il nuovo capro espiatorio del terzo millennio, ossia i figli, oggetto di qualsiasi fioretto genitoriale che si rispetti. Costoro, secondo la Vezzali, «hanno bisogno di un punto di riferimento sano sotto il profilo etico e morale e questo è la famiglia composta da uomo e donna». Sulle unioni civili l’atleta ammette come «una forma di riconoscimento sia necessaria». Molto esplicita nelle negazioni e non altrettanto nelle aperture, con quest’ultima affermazione la Vezzali può intendere tutto e niente: una strategia politica che sta facendo scuola in questi ultimi tempi. Tanto per non sembrare troppo retrogradi, dato che oggi il clima inquisitorio non va più così di moda. Forse.
Belinda Malaspina (per gentile concessione)
(LucidaMente, anno VIII, n. 85, gennaio 2013)
Non so quanto si addica l’ironia ad un argomento del genere. Forse meglio controbattere con argomentazioni serie.