Custoditi presso la Bibliothèque nationale de France, i “Derniers écrits autobiographiques” dello scrittore e filosofo francese rappresentano la pietra mancante del suo edificio autobiografico
Nel 1974, intervistato dalla compagna della sua vita, Simone de Beauvoir, il filosofo e autore francese Jean-Paul Sartre confessava di accarezzare sin dal lontano 1950 l’idea di scrivere la propria biografia “politica”: un progetto che, partendo dall’infanzia, avrebbe ripercorso passo dopo passo le varie tappe che lo avevano portato ad aderire al Partito comunista. Un racconto certamente ambizioso che si sarebbe aggiunto, completandolo, a quello che emerge dalle pagine di Les mots (1964), dedicate al momento in cui l’autore aveva deciso di abbracciare la carriera letteraria.
Sartre testimone del suo tempo
Successivamente Sartre fu invitato da Antenne 2 a essere il protagonista di una serie televisiva che avrebbe ricostruito il suo contributo all’interno della storia del XX secolo, sia come attore che come testimone del suo tempo. Così cominciò a lavorare al testo che avrebbe dovuto fare da trama alla trasmissione, malauguratamente mai realizzata.
Non destinato alla pubblicazione, apprendiamo da Alexandra Follonier che tale manoscritto, Derniers écrits autobiographiques, «non fu inserito dagli editori degli scritti autobiografici sartriani nel volume de La Pléiade e che è grazie alla trascrizione realizzata dai due studiosi Jean Bourgault e Gilles Philippe se è finalmente accessibile» e può essere apprezzato dai lettori (nostra traduzione da L’ultime manuscrit de Sartre, Études sartriennes, n. 26, 2022, Autour des Chemins de la liberté, p. 17).
Il viaggio autobiografico ci conduce ora agli anni dell’adolescenza, a quelli trascorsi all’École normale supérieure e a quelli relativi alla pubblicazione delle prime opere letterarie, senza trascurare quelli della mobilitazione dovuta alla guerra. Dopo aver ricordato la sua nascita (21 giugno 1905), il filosofo, ormai settantenne, definisce se stesso come soggetto sia passivo che attivo per via dell’atteggiamento assunto di fronte agli eventi storici: non avervi partecipato in prima linea, ma sempre all’interno della «foule». Nondimeno non si sottrae a considerazioni personali sulle congiunture storiche che hanno agito su di essa, influenzandola.
Tra autobiografia e memoria storica
Il racconto retrospettivo operato dall’autore, se da un lato presenta tutti i tratti del genere autobiografico, dall’altro si intreccia con gli eventi bellici del secolo scorso, che fanno sempre da sfondo al suo percorso esistenziale. Così la guerra russo-giapponese, conflitto sanguinoso combattuto lo stesso anno della sua nascita, cede il passo all’evocazione della morte del padre, ufficiale di marina gravemente malato.
Analogamente, in un’alternanza di pubblico e privato, il ricordo entusiasta delle letture giovanili delle gesta di Cyrano de Bergerac e di Arsène Lupin e degli episodi della vita di Pardaillan procede con il sentimento di rammarico per la loro sostituzione da parte delle case editrici con la letteratura di guerra del 1914, a testimonianza del grande cambiamento sociale in atto. Sempre fondamentali nella costruzione di una personalità, gli incontri occupano anche in un simile «brouillon» un ruolo importante. Tra questi spicca quello con l’«ami intime» Paul Nizan, in cerca, come Sartre, di un partito politico in cui militare.
Quale ruolo nella bibliografia generale sartriana?
Rimasto incompiuto, il manoscritto, custodito nella Bibliothèque nationale de France, costituisce una vera e propria sfida per i critici che si confrontano con un testo privo di un finale e al cui interno gli eventi storici narrati vanno di pari passo con un “io” in continua evoluzione. Ma non per questo esso perde il suo valore nel restituire il vissuto di un uomo che, affetto oramai da cecità, lascia una preziosa testimonianza sull’assurdità di ogni conflitto, che può fornire spunti di riflessione alle generazioni future.
Sartre si proclamava estraneo ai racconti di battaglie tragiche come quelle narrate in Le feu di Henri Barbusse, Indice 33 di Alexandre Arnoux o Les Croix de bois di Dorgelès. Infatti egli affermava di preferire un’altra letteratura, quella sulla pace, l’unica in grado di permeare di valori positivi le coscienze di ogni individuo.
Marilena Genovese
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 209, maggio 2023)