Massimiliano Scudeletti racconta nel suo ultimo romanzo, edito da Bonfirraro, la figura leggendaria dello storico pescatore siciliano Gioacchino Cataldo, scomparso lo scorso anno
Favignana, 21 luglio 2018: scendo dal traghetto proveniente da Trapani in mezzo alla folla di turisti. Il sole della Sicilia picchia in testa, nonostante non sia ancora mezzogiorno, la luce è abbagliante e gli edifici bianchi dell’isola ne aumentano l’effetto. Arrivata in centro, cerco un bar per bere un caffè e per iniziare a studiare la situazione.
Percepisco subito che c’è un’atmosfera strana: molti negozi e locali hanno le saracinesche abbassate e un cartello lapidario recita: «Chiuso per lutto». Possibili così tante morti contemporaneamente? La risposta arriva subito: «È morto il rais», spiega un ragazzo del posto. Forse colpito dal mio sguardo perplesso continua: «Il rais è il capo della tonnara, colui che dirige e organizza le operazioni di pesca. Questo era l’ultimo rais di Favignana, un uomo straordinario, il simbolo dell’isola». Così, per caso, nel mio primo giorno di vacanza, ho scoperto la storia di Gioacchino Cataldo, l’ultimo rais, appunto. È bastato guardarsi intorno per capire l’importanza di questa figura: la sua foto – il viso è fiero e ricorda il dio del mare, Nettuno – è in tutti i negozi che vendono tonno e prodotti affini; basta chiedere chi fosse che subito, orgogliosi e impazienti, gli abitanti iniziano a raccontare di un personaggio diventato il simbolo della maggiore delle Egadi e descritto quasi come un eroe.
Tutti si soffermano su quell’“ultimo” che lascia intravedere un rimpianto e una nostalgia del passato, di una tradizione che rischia di andare perduta con la scomparsa di Gioacchino, detentore di un sapere millenario a cui la storia dell’isola è strettamente legata. La mattina del funerale, se non fosse per i turisti che popolano il centro, non si troverebbe anima viva in giro, se non nella piazza della chiesa, gremita di gente che vuole salutare per l’ultima volta l’uomo, il simbolo, il personaggio. Il recente libro di Massimiliano Scudeletti, L’ultimo rais di Favignana. Aiace alla spiaggia (Bonfirraro Editore, pp. 176, € 16,90), è dedicato proprio a questa figura leggendaria. Non una biografia, ma un racconto in cui Cataldo è ancora una volta un simbolo per quanti credevano e credono che la tonnara di Favignana possa continuare a vivere [il decreto di ripartizione delle quote tonno per il 2019 deciso dal Ministero delle Politiche agricole ha portato lo scorso giugno alla chiusura della tonnara di Favignana, ndr; per approfondire, leggere qui].
Nel mémoire dedicato a Cataldo, il giornalista Carlo Ottaviano scrive: «A noi il ritratto di rais che ci piace è quello che emerge dalle pagine di Massimiliano Scudeletti che narra la storia di un uomo, di un eroe di vita, non di una macchietta o di una finzione. Impariamo quindi a coltivare la memoria (e proteggere il mare) evitando che tutto diventi un circo e perfino un monumento umano come l’ultimo rais venga trasformato in statua utile solo come sosta per gli uccelli migranti». La percezione che la mattanza, la tonnara siano stati non solo lavoro per i favignanesi, ma storia, orgoglio, tradizione, è forte. Si capisce dall’attaccamento degli abitanti a questa figura, celebrata e omaggiata come un vero e proprio re, come se fosse andato via il padre dell’isola, il suo guardiano, il suo protettore. Un vero e proprio mito quello della tonnara che viveva nella figura di Gioacchino Cataldo e che rivive adesso nelle pagine del libro.
Le immagini: la copertina del libro L’ultimo rais di Favignana, di Massimiliano Scudeletti, una foto di Gioacchino Cataldo e la tonnara di Favignana.
Elena Giuntoli
(LucidaMente, anno XIV, n. 164, agosto 2019)
Grazie a Elena Giuntoli e a LucidaMente per aver intuito il senso del mio romanzo: è proprio la narrazione della fine di un mondo. Essere capiti con tale facilità ripaga di molte sere davanti alla tastiera ed è anche raro. Grazie!