“La vita è il vento, la vita è il mare, la vita è il fuoco; non la terra che si incrosta e assume forma. Ogni forma è la morte. Tutto ciò che si toglie dallo stato di fusione e si rapprende, in questo flusso continuo, incandescente e indistinto, è la morte”.
(da La trappola, in Novelle per un anno, A. Mondadori, 1951)
“Quando la terra non girava […] l’uomo […] si compiaceva della propria dignità. […] Siamo o non siamo su un’invisibile trottolina cui fa da ferza un fil di sole, su un granellino di sabbia impazzito che gira e gira e gira, senza saper perché. […] Copernico, Copernico, don Eligio mio, ha rovinato l’umanità, irrimediabilmente […]. La Terra, poverina, stanca di girare, come vuole quel canonico polacco, senza scopo, ha avuto un piccolo moto d’impazienza, e ha sbuffato un po’ di fuoco per una delle tante sue bocche. Chi sa che cosa le aveva mosso quella specie di bile. Forse la stupidità degli uomini che non sono stati mai così nojosi come adesso. Basta. Parecchie migliaja di vermucci abbrustoliti”.
(da Il fu Mattia Pascal, A. Mondadori, 1990)
“Tu montagna, sei tanto più grande dell’uomo; anche tu faggio, e tu noce e tu abete; ma l’uomo è una bestiolina piccola, sì, che ha però in sé qualche cosa che voi non avete. […] Vide allora l’albero e pensò che se ne poteva trar fuori qualche cosa per sedere più comodamente. E poi sentì che non era comodo neppure il legno nudo e lo imbottì; scorticò le bestie soggette, altre ne tosò e vestì il legno di cuoio e tra il cuoio e il legno mise la lana; ci si sdraiò sopra, beato”.
(da Uno, nessuno e centomila, A. Mondadori, 1932)
Luigi Pirandello
LA RILETTURA
Al di là del piacere che suscita la lettura degli scritti pirandelliani, c’è un aspetto dell’autore siciliano che merita di essere posto in evidenza: egli, nelle osservazioni che fa fare ai personaggi delle sue opere, esplicita idee personali e tratta a volte anche aspetti della scienza che in passato hanno rappresentato dei veri e propri dilemmi scientifici.
Molti sono i riferimenti alla terra, vista come peritura perché soggetta a solidificazione e quindi ad assumere forme determinate, mentre la vita può essere identificata con tutto ciò che è privo di forma propria, come l’acqua, il vento, il fuoco. Ma, pensandoci bene, questa non era una questione cara alla scuola presocratica? Acqua, aria, terra, fuoco: quale di questi elementi naturali poteva determinare la vita?
Questo ed altri problemi affrontati in alcuni scritti di Pirandello riportano a tematiche scientifiche che nel passato hanno avuto un peso rilevante.
Maledetto sia Copernico! – Nel noto romanzo Il fu Mattia Pascal, scritto nel 1904, lo scrittore farà dire al protagonista Mattia Pascal: “Maledetto sia Copernico!”. Il reverendo don Eligio Pellegrinotto, posto come interlocutore di Mattia in quel contesto, si chiede: “Cosa c’entra Copernico?”. La risposta che darà il protagonista (riportata in questo articolo come seconda citazione) rappresenta quella dello stesso Pirandello. Tutta la cosmogonia aristotelica e tolemaica trovava nella Chiesa un’ottima sostenitrice, in virtù di un’interpretazione letterale data dei versetti 12-13 del cap. 10 di Giosuè. Copernico fu tacciato d’eresia per aver solo immaginato qualcosa di diverso, per aver contrastato il sistema. Pirandello lo sa bene, e le affermazioni presenti ne Il fu Mattia Pascal ci mostrano un autore consapevole della limitatezza umana; se il cosmologo polacco avesse chiuso un occhio, oggi l’uomo sarebbe rimasto con l’illusione di essere protagonista centrale di un universo che gli ruota attorno.
Vermucci abbrustoliti – Secondo il noto scrittore, dopo la rivoluzione copernicana l’uomo è divenuto un “vermuccio”, cosa da niente, perciò diventano “storie di vermucci le nostre”. Il fatto di essere una trottolina, che gira come tanti altri pianeti, e non pianeta al centro dell’universo, cambia lo stato delle cose. Scrive ancora Pirandello ne Il fu Mattia Pascal: “E dimentichiamo spesso e volentieri di essere atomi infinitesimali per rispettarci e ammirarci a vicenda, e siamo capaci di azzuffarci per un pezzettino di terra o di dolerci di certe cose, che, ove fossimo veramente compenetrati di quello che siamo, dovrebbero parerci miserie incalcolabili”.
L’uomo artefice del proprio futuro – In Uno, nessuno e centomila Vitangelo Mostarda, il protagonista, dopo l’osservazione della moglie in riferimento al suo naso (“Credevo ti guardassi da che parte ti pende”), s’immergerà in riflessioni introspettive che ne cambieranno totalmente l’esistenza. Pirandello, attraverso il personaggio, prende in considerazione anche l’operato dell’uomo, ma, come egli evidenzierà con delle considerazioni ulteriori, l’essere umano ha la capacità sì di costruire per aumentare le proprie comodità, ma ha anche in suo potere quella di distruggere tutto.
L’immagine: un'”icona” di Pirandello.
Dora Anna Rocca
(LucidaMente, anno II, n. 6 EXTRA, 15 luglio 2007, supplemento al n. 19)