BOLOGNA: REFERENDUM COMUNALE IN DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA – Il Comitato art. 33 di Bologna (composto, tra gli altri, da Rete laica Bologna, Flc-Cgil, Usb, Comitato bolognese scuola e costituzione e Associazione per la sinistra) ha depositato agli inizi di marzo le firme necessarie per la richiesta del referendum consultivo in difesa della scuola pubblica. Il quesito è se “destinare tutti i fondi disponibili del Comune di Bologna alle scuole dell’infanzia comunali oppure dirottarli in parte a quelle paritarie private” (alle quali nel 2009 sono stati concessi ben 1.055.000 euro). Entro trenta giorni, il Comune dovrà convocare il Comitato dei garanti che decideranno sul referendum. Quindi, se il quesito sarà giudicato ammissibile, partirà la raccolta firme (ne servono almeno novemila perché possa tenersi la consultazione referendaria comunale). L’iniziativa assume un valore simbolico particolare in una fase storica nella quale, in Italia, mentre si tagliano i finanziamenti alle scuole pubbliche e si attaccano i valori democratici e pluralistici che esse garantiscono, si aumentano a dismisura le sovvenzioni alle private (essenzialmente cattoliche), nonostante il rapporto Ocse-Pisa (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – Programme for International student assessment) del 2009 abbia dimostrato che siano proprio le scuole paritarie (confessionali) ad abbassare il livello medio dell’istruzione, mentre la scuola pubblica, nonostante i tagli, mantiene ancora un valido standard didattico-educativo. Per andare al sito del Comitato art. 33, ricchissimo di documenti, spesso sorprendenti, sull’istruzione in Italia, clicca qui. (r.t.)
PERCHÉ BERLUSCONI ATTACCA LA SCUOLA PUBBLICA – Le farneticanti affermazioni di Silvio Berlusconi («Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori»), pronunciate sabato 26 febbraio durante il congresso dei Cristiani Riformisti (che peraltro riprendono quanto già da lui affermato in un altro delirante discorso del 1994), sono innanzi tutto offensive nei confronti degli insegnanti della scuola pubblica, che stanno tenendo in piedi l’istruzione in Italia, nonostante questo governo (ma anche i precedenti) faccia di tutto per impedire loro di svolgere il proprio lavoro (oltre che pagarli con stipendi da fame). Tuttavia, tali dichiarazioni non sono solo volgari e aggressive, ma rispondono a un preciso disegno politico e “culturale”: “allevare” non cittadini dotati di spirito critico, ma “sudditi”, acquirenti consumisti, ebeti teledipendenti, “facili” elettori… E, non ultimo, foraggiare ancora di più le scuole cattoliche e il Vaticano, in cambio dell’appoggio a un governo corrotto, chiudendo ogni occhio possibile sulla vita morale del cosiddetto “premier”. Però in una cosa ha ragione il presidente del Consiglio: nella «scuola di Stato ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori». Vale a dire, al contrario di famiglie intolleranti, bigotte, chiuse – quali immagina Berlusconi e che forse rispondono a un sogno cattolicista e vaticanista, non certo cattolico e tanto meno cristiano –, ci sono donne e uomini (e omosessuali, perché no?) che rispettano le opinioni di tutti gli allievi, tutelano il pluralismo, non costringono al pensiero unico in campo religioso, politico, economico, culturale. Se tali principi “inculcati” vi sembran poco… Altro che bunga bunga! (Rino Tripodi)
LETTERA DI UN INSEGNANTE A BERLUSCONI – Egregio signor presidente, attaccando la scuola pubblica lei ha offeso TUTTI gli italiani che credono e hanno sempre creduto nella scuola italiana; e gli insegnanti che, con stipendi da fame, e grandi sacrifici, difendono i loro studenti da strumentalizzazioni che in ogni momento giungono dalla sua parte politica, tentando di delegittimare gli ideali di Democrazia, di Libertà, di Uguaglianza, di Giustizia che la Costituzione della Repubblica italiana garantisce. Nonostante la sua permanenza a Palazzo Chigi. Lei, signor presidente, scagliandosi contro la scuola pubblica, offende la memoria e l’onore di tutti quelli che sono morti per questa nostra Repubblica; di tutti quelli che vi hanno lasciato la vita sperando di vedere un’Italia migliore di come era toccata a loro. Queste sue dichiarazioni hanno riempito d’ignominia le attuali commemorazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Con questa sua asserzione, forse è riuscito a irretire “cattolicisti” e “vaticanisti”, non certo i veri cattolici e, men che meno, i veri cristiani. Lei nemmeno sospetta credo, per quale motivo, all’atto di scrivere la Costituzione, i Padri fondatori abbiano deciso di fare in modo che lo Stato si facesse carico dell’istruzione del propri cittadini. Perché ricordavano perfettamente quanto, sotto la monarchia e nei secoli passati, fosse difficilissimo istruire i figli di TUTTO il popolo. Soltanto chi aveva a disposizione un cospicuo reddito si poteva permettere di far studiare i propri figli; gli altri no. Questa ingiustizia di fondo è stata eliminata dalla Costituzione della Repubblica italiana la quale è fatta talmente bene che è stata pensata anche per poter essere vilipesa da gente della sua risma. Perché, diciamolo chiaramente, signor presidente, lei si scaglia contro la scuola pubblica, che tra l’altro è già ridotta ai minimi termini grazie alle “larghe” vedute dei suoi gregari al Ministero dell’Istruzione (ex “pubblica”), perché la scuola pubblica prepara seriamente i propri studenti; perché la scuola pubblica è garanzia di pluralità e conoscenze illimitate. Soltanto attraverso la scuola pubblica i cittadini possono acquistare uno spirito critico, libero da condizioni e vincoli. Appoggiando la scuola privata lei, signor presidente, illustra pienamente il suo disegno politico che vuole, anzi pretende, frotte di studenti, e quindi di cittadini, supini acquirenti, sudditi consumisti e teledipendenti inebetiti ed ottusi, tali, cioè, da poter essere manovrati facilmente. La scuola pubblica, invece, con la sua caparbia insistenza sulla pluralità, sulla integrazione, sul massacrante lavoro legato ai diversamente abili (nonostante i tagli ministeriali); sull’attenzione verso le famiglie (nonostante i tagli sugli orari, specialmente nella scuola primaria); sulla incorruttibilità dei princìpi e degli ideali democratici, prepara cittadini non facilmente manovrabili dai prepotenti, arroganti e dispotici presidenti del Consiglio come lei. Da un mite insegnante che non è comunista e non ha tessere di partito, ora offeso ed arrabbiato, che si permette di dire la sua al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Attendendo le inevitabili ritorsioni di rito, si sottoscrive. (Francesco Cento)
LETTERA DI UNA PROFESSORESSA – Silenzio e umiliazione. Sono delusa, profondamente delusa dall’ennesimo intervento del presidente del Consiglio in una sede pubblica. Un attacco feroce il suo, contro il lavoro di una categoria (quella degli insegnanti) che non merita parole così incisivamente umilianti! La scuola “pubblica”, per fortuna, con tutti i suoi pro e contro, rimane una “bella cosa”, una valida opportunità per “tutti”… chi sono quei tutti? Per chi è “fuori” dal contesto scuola quotidiano, quel tutti forse ha un valore relativo, ma “esso” ha un valore ben più ampio… Mi viene in mente ora la mia esperienza, come docente di scuola primaria, al Trullo (un quartiere di Roma piuttosto “difficile” e “crudo”), un anno per me intenso e piuttosto pesante… lì al Trullo la “scuola pubblica” dove insegnavo era una specie di “isola felice” per tutti quei bambini che, spesso, avevano un reale bisogno d’aiuto… In quella scuola, la mattina, noi insegnanti, spesso, “facevamo lo shampoo” ai bambini rom che frequentavano le nostre lezioni… Quel “tutti” di cui parlavo all’inizio rimane un valore, un grande e unico valore su cui non si “deve” assolutamente infierire, al quale si “deve” rispetto e onore… e soprattutto RISPETTO si deve ad un lavoro “pubblico” che io spero, un giorno, possa raccogliere una comprensione forte e vera da parte di tutti! (Antonella Pedicelli)
SCUOLA PUBBLICA, MORALE PRIVATA… E CULTURA ALLO SBANDO! – Le dichiarazioni fuori di testa, ma fatte in un contesto istituzionale dal cavalier Silvio Berlusconi, dimostrano ancora una volta come sia necessaria una regolamentazione ed un esame sulle reali capacità mentali ed emozionali di quelle persone che intendono rivestire cariche pubbliche. Che elementi come il Berlusconi, di capacità intellettuali e morali minime, possano rivestire cariche istituzionali di massima responsabilità è veramente uno schiaffo all’intelligenza umana. Il fatto che nello stesso giorno in cui il “presidente” ha dileggiato gli insegnanti e la scuola pubblica abbia anche scherzato sul suo bunga bunga, la dice lunga sulla sua totale mancanza di “modestia”. Che poi tale elemento subumano si sia aggiudicato pure le benedizioni vaticane ci fa capire come la corruttela e l’interesse privato abbiano superato ogni decenza. D’altronde le gerarchie vaticane gestiscono scuole private e le dichiarazioni del Berlusconi vanno a tutto loro vantaggio. Ma vorrei chiedere al signor Berlusconi: “Chi ha reso la scuola pubblica inefficiente e carente, se non lo stesso governo da lui presieduto e che sta portando l’Italia allo sfacelo?”. D’altronde, cosa ci si poteva aspettare da un “televisionaro” che anni fa, dichiarò pubblicamente che lui proibiva ai suoi figli di assistere ai programmi televisivi perché non voleva che diventassero scemi… Quando era ed è lui stesso che dirige e indirizza la cultura televisiva in Italia…? Sursum corda… e salviamo il salvabile! (Paolo D’Arpini)
BERLUSCONI CERCA IL CAOS ANTIDEMOCRATICO – Berlusconi non attacca niente e nessuno, Berlusconi parla a vanvera di cose sulle quali non solo non ha un’opinione, ma delle quali non gli importa nulla. Berlusconi parla a vanvera per riempire i giornali delle sue false esternazioni in modo da distrarre la gente dai veri problemi della nazioni ai quali lui e tutto il parlamento (tranne poche eccezioni) non hanno intenzione di porre rimedio perché il Caos è l’elemento privilegiato per azioni destabilizzanti dello stato democratico dello stato. Nel frattempo un’opinione pubblica faziosa e dedita allo scoop ad ogni costo e una Chiesa cattolica al declino con un pontefice ai minimi storici di autorevolezza e carisma (che raspa da ogni dove consensi come briciole), fanno finta di incantarsi, reagire o dissentire da o contro queste esternazioni, in modo che il cittadino italiano, porco sazio di gossip, cellulari e cazzi suoi, privo di un qualunque senso di comunità, si continui a smarrire dietro la propria ignoranza con l’unico intento di salvare la propria pelle. (Matteo Tuveri)
NIENTE SOLDI ALLE SCUOLE PUBBLICHE. SOLO ALLE “PRIVATE”: IL “VADEMECUM” DELLA RETE LAICA DI BOLOGNA – Le ricadute dei tagli-Gelmini nella scuola pubblica sono sotto gli occhi di tutti: trenta e più scolari “rinchiusi” in aule piccolissime come polli da allevamento (forse è questo il fine della “riforma”: plasmare sudditi e non cittadini dotati di senso critico), meno ore per le materie, folli “progettismi”, insegnanti insultati e umiliati, impossibilità di una didattica decente, mancanza di supplenti, precarietà generalizzata, laboratori didattici abbandonati o non fruibili… Gli ingenui potrebbero pensare che la cinghia sia stata stretta per tutti, tanto più per le scuole “non statali”. Niente di più falso. Rete laica di Bologna ha elaborato un “dossier” riguardante il territorio felsineo, ma certamente significativo per il resto d’Italia, intitolato Vademecum sulle suole private paritarie. Per leggerlo, cliccare sul titolo o qui. Per leggere un significativo articolo di Gianni Gandola, pubblicato su Scuola oggi, cliccare qui. Sempre nella stessa pagina, il video dell’inchiesta tv La scuola fallita (all’interno del programma Presa diretta del 14 febbraio, trasmesso da Rai 3 e condotto da Riccardo Iacona). (r.t.)
IL MASSACRO DELLA SCUOLA ITALIANA: LE RESPONSABILITÀ DI POLITICA E SOCIETÀ INCIVILE – Da decenni la scuola italiana è in declino e le indagini internazionali ci collocano ormai in fondo al “Primo mondo”. Le cause maggiori risiedono nei continui, estemporanei provvedimenti pazzoidi del ministro di turno, voglioso di protagonismo e di “restare nella storia”, misure capaci solo di aumentare gli adempimenti burocratici e le frustrazioni dei poveri docenti, ridotti a impiegatucci esecutivi frustrati e malpagati, a scapito di una vera, efficace e gioiosa didattica. Ad ogni nuovo decreto, un nuovo peggioramento: ma non se ne accorgono? Nelle scuole primarie è scandalosa la limitata applicazione del tempo pieno. In particolare nelle scuole medie superiori, dopo abolizione degli esami di riparazione, P.E.I.-P.O.F. (sic!), “pagellini”, folli tabelle numeriche degli esami finali nelle scuole superiori, “sportelli didattici”, interventi massicci di tipo pseudopsicologico e pseudosociologico, ecco che Fioroni si inventa… i corsi di recupero! Un puzzle sadomasochista, tanto per complicare la vita a tutti. La libertà di insegnamento e il rapporto umano diretto, personale e didattico, docente-discente, uniche garanzie di reale apprendimento e successo scolastico, sono abbattute da un miscuglio di pedagogismi insani, di “didattichese”, di organizzazione dirigistico-propagandistica, sorta di Minculpop cattolico-fascista-marxista. Intanto, gli accorpamenti di classi orizzontali (ma anche verticali!) sono in continuo aumento, così come le aule piene di ragazzi (trenta e più!), mentre i ragazzi portatori di handicap sono lasciati senza un numero adeguato di insegnanti di sostegno! Nel frattempo, gli insegnanti di religione cattolica, senza adeguato titolo di studio, sono pagati senza aver superato un concorso pubblico, ma dietro raccomandazione clericale e per insegnare non si sa bene cosa a uno sparuto numero di allievi. La colpa dell’ignoranza degli italiani non si può scaricare su insegnanti, ragazzi, famiglie. Le responsabilità ricadono soprattutto sul potere politico, incapace di ascoltare i veri bisogni delle tre categorie succitate che vivono davvero la scuola, e su molti mass media, che trasmettono ai ragazzi messaggi che spiazzano completamente la scuola e la sua funzione educativa, anzi la sommergono del tutto sotto la spazzatura televisiva e i suoi orrori morali. (r.t.)