Girovagando per il web ci si può ancora imbattere in “piccole isole felici” nei quali il sapere e la conoscenza, in tutte le loro forme, vengono tramandati e salvati dall’espandersi della cosiddetta “cultura trash”. Un esempio di valore è il sito internet LoSguardo.net. rivista di filosofia, interamente dedicato alla filosofia e a tutte le discipline con cui essa si interseca. Abbiamo intervistato gli “artefici” del portale: Luca Viglialoro, Simone Guidi e Lorenzo Ciavatta.
Qual è la storia della rivista on line LoSguardo.net? Quando nasce? Inoltre, c’è un motivo particolare dietro la scelta di un nome così suggestivo ed emblematico?
«Stabilire una data precisa per la nascita de LoSguardo.net sarebbe impossibile. Abbiamo partorito l’idea di dare vita a una rivista filosofica in circostanze molto comuni e soprattutto in parallelo con i nostri studi filosofici, oltre che storici, letterari, antropologici e così via. Man mano che andavamo maturando le nostre specifiche competenze – quelle dei singoli redattori -, sentivamo l’esigenza non solo di condividerle, ma di approfondirle. Concretamente, volevamo attivare uno spazio di discussione estremamente competente che mettesse alla prova la maturazione intellettuale di ognuno di noi, arricchendoci di nuovi portati. In questo senso, il titolo ci è parso richiamare più da vicino una congerie di conoscenze e di autori talmente vasti da ricalcare in pieno l’apertura che desideravamo costruire e, d’altronde, offrire attraverso tale progetto».
Da dove nasce il desiderio di realizzare una rivista on line dedicata proprio alla filosofia, considerando che oggigiorno questa disciplina ha meno seguaci di un tempo?
«I seguaci della filosofia non sono diminuiti né in numero né in tenacia. Se si riflette sulla quantità di questioni filosofiche cui si viene a capo – e si viene a capo, per ridiscuterle in seconda o terza battuta -, verrebbe da pensare che la filosofia non si sia mai allargata così tanto sugli altri saperi, come negli ultimi tempi. E il punto è proprio questo. L’impasse più volte imputata al sapere filosofico deve fare i conti con una filosofia che, di fatto, mette in questione critica (in senso ovviamente kantiano) e una serie di altre legittime o sedicenti discipline – quali la teoria letteraria, la storiografia, l’algebra, persino l’archivistica! – che adottano autori, strumenti e tradizioni appartenenti proprio alla Storia della filosofia nel suo senso già medio e vago. Si potrebbe dire, quindi, che la nostra iniziativa abbia un assetto interdisciplinare e punti diretta come uno scandaglio, non tanto a una filosofia o a filosofie in senso univoco, ma alla filosofia in una forma comprensiva e capiente».
In che modo si parla di filosofia oggi e chi sono i filosofi moderni? Ma soprattutto, quali domande si pongono? Su cosa indagano?
«I filosofi sono molti: Marion, Danto, Baumann, Habermas… La lista sarebbe infinita e noiosissima. Meno noioso è, forse, provare a intendersi sugli argomenti che ciascuno di loro mette a fuoco, apportando nuovi contributi e insospettate mescolanze. Viene fuori, quindi, che le loro filosofie, così come accadeva qualche secolo fa, continuano a occuparsi di teoresi, cioè di concetti che riguardano la comprensione della realtà vissuta e la comprensione di tale comprensione. Sarebbe un errore pensare che oggi domini, ad esempio, una tendenza “analitica” piuttosto che una “continentale”. Si pensi anche a un autore da poco scomparso come Niklas Luhmann, che sta suscitando l’interesse di molti studiosi. Dove si dovrebbe collocarlo? Jurgen Habermas lo accusò di essere un burocrate, un ragioniere; ma a quanti altri filosofi, prima di lui, è toccata la stessa sorte!».
Tutti i componenti della redazione sono laureati in filosofia, con particolare attenzione a un momento o a un autore. Quindi, scrivere di filosofia, per voi, è prima di tutto una passione?
«Certamente. La filosofia è per noi un modo di leggere gli eventi e sottoporli a un esame serratissimo, quasi come seguire la trama di un romanzo giallo, solo che, alla fine, l’assassino non si trova e si è costretti a continuare la ricerca».
La vostra rivista è costantemente aggiornata su eventi, dibattiti e uscite in ambito filosofico e non solo. Potete dire di essere diventati un punto di riferimento per il panorama filosofico?
«Il nostro obiettivo è, anzitutto, stimolare l’interesse di molti studiosi e porre domande nella maniera più semplice. Per il resto, ci rimettiamo a tutti quei lettori che, come direbbe il poeta tedesco Friedrich Holderlin, con Untertnigkeit (“deferenza”), vorranno condividere insieme a noi i propri pensieri. Pronti al dialogo ma allo stesso tempo disposti a difendere le idee maturate nel proprio laboratorio di ricerca, nella propria torre “holderliniana”».
Quali sono i numeri della rivista? Quanti iscritti include la vostra mailing list? I contatti sono progressivamente aumentati nel tempo?
«La nostra rivista ha avuto un tempo di rodaggio di circa due mesi, a partire da settembre 2009; dopodiché, in crescendo, si sono aggiunti molti contatti e, adesso, se ne contano circa 6 mila a settimana. A questo numero – che così, da solo e decontestualizzato, dice poco sulla vera ricezione della nostra iniziativa – va aggiunto un numero inatteso di offerte di collaborazione o, secondo il modus agendi di alcuni navigatori, contributi anonimi di buona qualità e, spesso, rifiniti fino al dettaglio. Dunque, non si tratta di 6 mila navigatori distratti, ma un bel numero di filosofi e ricercatori in attesa del giusto sbocco per dare espressione alle proprie idee. Incrociando le dita, ci auguriamo che tale andamento abbia lunga vita».
Mirate a ottenere, col tempo, un bacino d’utenza sempre più vasto o vi piace l’idea di rimanere fra pochi intimi? Quasi come un dono da scambiarsi fra eletti e persone che davvero capiscono la filosofia.
«Il nostro intento è di espandere le nostre ricerche, pur sapendo di occuparci di argomenti ostici e per loro natura problematici. Vogliamo rimanere fedeli a ciò che abbiamo scritto nella Presentazione alla nostra rivista, di cui sotto le battute finali: «Consci delle difficoltà, ma consapevoli dell’importanza, oggi, di uno sguardo verso il futuro, è con fiducia che raccogliamo la sfida di questo progetto, sperando nella collaborazione di tutti coloro i quali, con competenza, vorranno descriverci ciò che hanno visto».
L’immagine: particolare del logo del sito internet LoSguardo.net.
Jessica Ingrami
(LucidaMente, anno V, n. 53, maggio 2010)