Dalla A alla Z tutti i luoghi comuni (quanto falsi) del pensiero unico occidentale agli inizi del XXI secolo. III G-I
Continuiamo con la pubblicazione su LucidaMente del nostro piccolo dizionario contro stupidità e follia, proseguita il mese scorso coi lemmi D-F.
Gender. Non esistono i sessi, ma i generi e gli orientamenti sessuali, che sono un’infinità e possono cambiare più volte durante la vita (vedi Teoria gender sì, teoria gender no). Essi, infatti, non sussistono in natura e non sono fissi, ma sono influenzati dai fattori famigliari, sociali, culturali, interiori. Viva la «fluidità di genere» (gender fluid) e l’identità incerta e mutevole durante tutta l’esistenza (vedi Maschile, femminile e neutro: questione di “gender”)!
La realtà. Sì, ognuno è libero di vivere come vuole. Il problema è che, da un lato si registrano molteplici casi di persone che, una volta cambiato sesso, vogliono tronare indietro, finiscono nelle psicosi e talvolta si suicidano; dall’altro, diffondere la “Teoria gender” in età immature, quando magari la propria sessualità non si è ancora completamente formata, e si è sostanzialmente suggestionabili, rischia di produrre bisogni indotti.
Globalizzazione. Libera quanto gioiosa circolazione di persone, merci, tecnologie, idee, culture. Questo implicherà un’espansione della democrazia occidentale. Più fratellanza, dovuta al contatto tra popoli diversi, che si comprenderanno, superando i falsi pregiudizi. Inoltre, nuove opportunità (anche di lavoro) per tutti. L’economia libera e la libera circolazione globale dei prodotti comporterà un abbassamento dei prezzi e nuove professionalità. Qualche critica dai no global, perché prevedevano che i paesi ricchi si sarebbero ancor più arricchiti e quelli poveri ancor più immiseriti.
La realtà. La democrazia e quanto di meglio l’Occidente ha prodotto sul piano politico non si sono espansi. I modelli civili e culturali non sono esportabili; specie se chi li dovrebbe importare non solo non li vuole, ma li disprezza. La stragrande maggioranza dei 195 Stati riconosciuti presenti sulla Terra è retta da dittatori e da oligarchie corrotte (cleptocrazie) e scarse sono la democrazia e la connessa libertà di pensiero, opinione, espressione, parola, stampa. È razzismo all’incontrario pensare che gli “altri” desiderino divenire come gli occidentali. Sul pianeta esistono almeno sei-sette tipologie di civiltà assolutamente incompatibili e forse anche incomunicabili tra loro (leggi Gli scenari di Samuel P. Huntington: errati o profetici?). Tranne gli studenti Erasmus, che girano il mondo per le università diventando cosmopoliti senza radici, e le multinazionali neoliberiste, nessuno sta gioendo per lo sradicamento e la perdita della propria identità culturale. La libera circolazione di persone ha introdotto dappertutto, come un virus, terroristi e fanatici islamici e, soprattutto, milioni di disperati, sradicati, senza più identità né alcuna prospettiva. La globalizzazione ha prodotto centinaia di milioni di nuovi disoccupati, precarietà, abbassamento dei prezzi di alcuni prodotti, ma anche dei salari. Sono divenute più ricche le élite di tutti gli Stati, ma, specie in Occidente, le classi operaie e medie si sono immiserite, senza che nei paesi poveri i miserabili abbiano migliorato le proprie disastrose condizioni. Arricchimento e impoverimento sempre più iniqui attraversano in modo trasversale tutti i paesi.
Guerra. È una gran brutta cosa, ma… esistono pure conflitti giusti, come quelli dei popoli che, lottando per la propria libertà, si ribellano contro l’invasore o l’oppressore.
La realtà. Purtroppo la guerra è il male e l’orrore assoluto. Forse ci saranno pure belligeranze difensive e/o necessarie, ma, nel massacro che le caratterizza, eventuali “buoni” e cattivi” finiscono per commettere identiche atrocità e, alla fine, per confondersi. E, oggi, con l’evoluzione delle armi, lo strazio è moltiplicato. Le uniche guerre giuste sono quelle non combattute. E l’unico modo per non farle è la trattativa, anche a costo di sacrifici. Purtroppo, come vediamo in tempi recenti, le sinistre hanno abbandonato le tradizionali posizioni pacifiste e antimilitariste per aderire all’ipocrisia delle “missioni umanitarie” con stragi di popolazioni non europee (e, in questo, c’è un subconscio razzismo), fino ad arrivare allo scandaloso appoggio alla Nato e agli Usa nonché ai fanatici guerrafondai nell’attuale guerra Russia-Ucraina (leggi «Vogliamo vivere!»).
Handicap. I disabili sono persone normali, anzi speciali. La loro diversità ha permesso di sviluppare doti che i cosiddetti normali non hanno. Sono esseri straordinari e, vista la loro esperienza umana ed esistenziale, più sensibili degli altri.
La realtà. Molti disabili sono autoironici e sono i primi a scherzare su se stessi e a non sopportare le mielosità del linguaggio politically correct e le sue tortuosità per evitare i termini come cieco, ecc. Avrebbero volentieri desiderato non essere “speciali” e, comunque, vogliono sentirsi persone come le altre, non discriminate, negativamente o positivamente. Come nel caso di donne abusate, gay, trans, immigrati, neri, ecc., basterebbero la carità cristiana, la solidarietà laica, il rispetto umano, che dovrebbero sorgere spontanei verso chi subisce discriminazioni, violenze o i rovesci della malasorte. E l’amore. Ma prova amore chi intende categorizzare gli individui e sfruttarli a fini ideologici e persino elettoralistici?
Informatica e Automazione. È puro progresso. Libera l’umanità da lavori noiosi e ripetitivi. Avremo tutti più tempo per nobili attività.
La realtà. Sono centinaia di milioni i lavoratori che in tutto il mondo – e specie nell’Occidente – hanno perso un dignitoso e sicuro posto di lavoro a causa di robotizzazione, programmi informatici, “razionalizzazione delle risorse”. Invece tali “progressi” hanno consentito l’ultra arricchimento di pochi e di rampanti tecnocrati.
Internet e Telematica. Sono fattori di libertà. Di libera circolazione delle idee. Di scambio culturale. Di fratellanza (“possiamo parlare con uno che si trova dall’altra parte del mondo!”). Permettono di sfuggire al controllo dei mass media e del potere. E, se vi sono problemi di cyberbullismo, violenza, traffici illeciti, pornografia infantile, il problema non risiede nello stesso media, ma nel come lo si usa.
La realtà. Lasciando da parte l’uso criminale della telematica (vedi deep web), la diffusione di ignoranza e stupidità procede di pari passo (leggi pure Internet, nuovo totalitarismo?) con l’incremento e l’uso capillare della Rete. Mancanza di concentrazione, incapacità di riflessione, inettitudine a comunicare e stabilire relazioni umane, incultura, analfabetismo di ritorno. Secondo il vecchio adagio di Marshall McLuhan, il mezzo condiziona ciò che si veicola attraverso di esso.
Islam. Come tutte le religioni (che, in fondo, si assomigliano le une alle altre), è una religione di pace. Quanta saggezza e spiritualità nel Corano! La jihad è solo uno sforzo spirituale e chi l’interpreta come guerra agli infedeli è in errore. L’islam non è razzista. Ed è anticapitalista. Le donne musulmane sono più rispettate di quelle occidentali perché protette. L’islam, nella sua espansione, ha recato benessere alle popolazioni che via via conquistava e, senza questa fortuna, non avremmo matematica, scienza, architettura, agricoltura. La ripresa dell’Europa medievale, lo stesso Rinascimento, non si sarebbero prodotti senza la cultura arabo-islamica. Gli ebrei se la passavano meglio nel mondo musulmano che nell’Europa cristiana. Gli stessi cristiani preferivano stare sotto i maomettani che nel rozzo Medioevo europeo. Quasi tutto ciò che è bello e avanzato in Occidente ha radici nell’islam e nella cultura araba. I popoli musulmani hanno ragione ad avere qualche motivo di rancore verso l’Occidente perché sono sempre stati occupati, maltrattati, sfruttati e ingannati. Tuttavia, tranne qualche minoranza, spesso utilizzata dai servizi segreti americani e israeliani, tutti gli islamici sono pacifici, tolleranti, colti. La libertà di religione è uno dei principi della nostra civiltà e deve valere per tutte le religioni: nessuna discriminazione!
La realtà. Non tutte le religioni sono uguali e non tutte sono “pacifiche” o incruente. Si pensi a quella azteca o ai riti antropofagi: in nome della libertà religiosa dovremmo permetterli? Gesù di Nazareth si è fatto uccidere passivamente sulla croce, Maometto ha iniziato subito con le stragi. Nessuna discriminazione significa letteralmente non discernere con l’uso dell’intelligenza, non esaminare i fenomeni che abbiamo davanti, non analizzarli, quindi accettarli acriticamente, in base a pregiudizi a metà tra quelli di superiorità, per cui tutto è adattato alla nostra cultura e letto nella sua ottica, e di inferiorità (tutto è meglio della nostra civiltà). Secondo alcuni studiosi, l’islam nella sua espansione nel Mediterraneo e in Europa e, ancor di più, nel Vicino Oriente, in India, in Asia, fino all’Indonesia, ha prodotto circa 250 milioni di morti; ovvero, più di comunismo, nazismo, imperialismo europeo, capitalismo, guerre di religione cristiane, messi assieme. E sotto la spada di Maometto i non islamici erano sottomessi in una sorta di apartheid (dhimmitudine).
Israele. Uno stato nazistoide che opprime i palestinesi, impedendo loro di avere un proprio territorio-nazione. Gli ebrei israeliani dovrebbero ricordarsi di Auschwitz e non replicarlo oggi nei confronti di inermi e pacifiche popolazioni.
La realtà. La Risoluzione 181 dell’Assemblea generale dell’Onu del 29 novembre 1947 prevedeva la divisione del territorio palestinese fra due futuri Stati, uno ebraico, l’altro arabo, mentre, per il suo valore simbolico e religioso, Gerusalemme sarebbe stata posta sotto controllo internazionale. I Paesi arabi non accettarono tale soluzione e scatenarono la Guerra arabo-israeliana del 1948-1949 (il 14 maggio 1948 viene proclamato unilateralmente lo stato israeliano). Pertanto, le maggiori responsabilità di un conflitto permanente sono da attribuire agli arabi, che hanno provocato altre tre guerre (1956, 1967, 1973) e che non ne vogliono sapere di vivere in pace in stati distinti. E gli arabo-palestinesi non intendono riconoscere lo stato d’Israele, anzi ne auspicano la distruzione. Eppure, esso è l’unica democrazia presente in Medio Oriente. E, paradossalmente – ma non tanto – la qualità della vita degli arabi è migliore nello stato ebraico che nei territori palestinesi e negli altri paesi arabi. Milioni di loro lavorano e prosperano in pace all’interno dello stato ebraico, senza essere discriminati, mentre non esistono esempi contrari…
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Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 197, maggio 2022)