Il romanzo “Scrivi di noi (del dubbio, del culo e del desiderio)” (Bookabook) è anche un invito a superare gli egocentrismi del nostro tempo e a valorizzare la dimensione femminile
La storia di un processo di crescita personale, fatto di cadute e risalite, pregiudizi ottusi e slanci di consapevolezza, che avviene attraverso il necessario incontro con l’altro. Questa, in sintesi, è la trama di Scrivi di noi (del dubbio, del culo e del desiderio) (Bookabook, pp. 256, € 16,00), nuovo romanzo di Cristiano Longoni.
Al e sei donne
Al, il protagonista del romanzo, si muove nel percorso della sua vita attraverso la relazione con sei personaggi femminili di cui descrive il primo incontro e soprattutto la fine perché proprio nella fine è riassunto tutto il significato dell’incontro stesso.
Il lettore partecipa all’evoluzione di Al, dapprima preda delle emozioni primarie, paura e rabbia, che lo spingono verso un’idealizzazione individualistica e narcisistica in cui l’altro è unicamente soddisfazione del bisogno. Successivamente, con lo sviluppo del pensiero facilitato dagli incontri, il protagonista del romanzo di Longoni si avvia verso un’idea di esistenza sempre più centrata sulla relazione e sul riconoscimento della dignità dell’altro da sé come uniche dinamiche in grado di rendere davvero la differenza tra esistenza e vita.
Il libro dello scrittore, nonché psicologo e psicoterapeuta, è intenso, dal ritmo ora serrato ora pacato, ora profondo, ora ironico, sicuramente originale. Alla base del suo romanzo ci sono riflessioni, ricordi, l’incoraggiamento a farsi domande e tanto ascolto.
La dimensione del femminile
L’idea di Scrivi di noi è pure frutto di due aspetti che s’intersecano: la consapevolezza data dal comprendere, a un certo punto, che senza l’altro da noi siamo nulla e la necessità di restituire il giusto valore alla dimensione del femminile.
Nel romanzo c’è anche il ricordo della madre, per l’autore un esempio di sapienza e di scrittura: «Mia madre, il primo femminile, colei che per molto tempo in vita e anche dopo la morte, influenzò e influenza buona parte del mio strano cammino. Colpa di mia madre. Per colpa di mia madre imparai a trattare Jung come uno zio, come un parente sempre presente e un po’ strano, che ha sempre qualcosa da dire su tutto e che ti lascia quella strana voglia, sensazione di non fermarti lì, ma di proseguire sul sentiero di chi ha bisogno di capire, di comprendere, soprattutto se stesso. E fu così che per una sorta di destino scritto, per colpa della mamma ma, soprattutto, dello zio, dopo anni mi ritrovai a Torino, università, Psicologia» scrive Longoni.
Con questo libro l’autore vuole parlare a chi cerca, cade, si rialza e continua a cercare: «L’intento era quello di scrivere qualcosa di totalmente opposto ai vari manuali di self help che vanno molto di moda, ma che insistono unicamente su una visione individualistica e in cui sembra che tutte le risorse necessarie per cambiare siano a disposizione degli individui a cui basta seguire qualche regoletta per vivere felici e soddisfatti – ha detto l’autore in un’intervista – Il senso e la necessità di cambiamento, esiste sempre e solo nell’altro da noi».
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Emilio Lonardo
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 208, aprile 2023)