Le disposizioni anticipate di trattamento (DAT) sono un diritto riconosciuto dalla Legge 219/2017 ed è possibile depositarle gratuitamente presso l’ufficio anagrafe del proprio Comune di residenza. Ma pochi lo sanno
Perché fare Testamento Biologico? Per tutelarsi dal sopravvivere in stato d’incoscienza contro la propria volontà! È un diritto di tutti i cittadini italiani per la Legge 219/2017 (Norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento), in vigore dal 31 gennaio 2018. Il Testamento biologico può essere depositato gratuitamente, su appuntamento, presso l’Ufficio Anagrafe del proprio Comune; oppure presso un notaio. Si tratta di un grande passo avanti nel rispetto dei diritti dei malati.
Ogni anno circa 4.000 persone finiscono in SVP (stato vegetativo permanente), quello, per intenderci, nel quale ha versato per 17 lunghi anni Eluana Englaro. Chi non vuole sopravvivere in quelle condizioni ora lo può scegliere stendendo appunto il proprio Testamento Biologico (ufficialmente denominato DAT, disposizioni anticipate di trattamento). Ma non solo; sappiamo che, purtroppo, nelle nostre RSA (le residenze sanitarie assistenziali) non sono poche le persone affette da demenza senile, nelle sue diverse forme, non più in grado di intendere e di volere, tenute in vita con la PEG (gastrostomia endoscopica percutanea) o con sondino nasogastrico, cioè con idratazione e alimentazione artificiali. Se avessero potuto scegliere prima, quante di loro avrebbero voluto vivere in quelle condizioni? Certo, parimenti il diritto di vivere anche in quello stato dovrebbe essere assicurato, ma pure in questo caso lasciarlo scritto in una DAT cautelerebbe meglio la persona da possibili abusi.
Tutti i sondaggi effettuati in Italia sono concordi: la stragrande maggioranza dei cittadini è favorevole al testamento biologico. Purtroppo le istituzioni poco o nulla hanno fatto per informare la popolazione sull’esistenza di una legislazione al riguardo: neppure uno spot televisivo o un semplice manifesto presso gli uffici comunali. Anche i media non affrontano mai la tematica. Tale disinformazione è emersa pure in un’indagine commissionata di recente (vedi qui) da Libera Uscita, «Associazione laica e apartitica per il diritto a morire con dignità».
Tra l’altro, esistono tanti modelli di DAT, a cominciare dai primi, quando ancora la Legge non c’era e che erano un elenco infinito di possibili terapie e si lasciava alla singola persona la scelta se autorizzarle o rifiutarle. Tuttavia, oggi il più semplice Testamento Biologico potrebbe essere quello con cui si dichiara che «se non ci sarà la possibilità di recuperarmi a una vita cosciente e di relazione rifiuto tutte le terapie tranne quelle finalizzate a lenire le mie sofferenze fino alla SPPC (sedazione palliativa profonda continua)». Non si tratta di eutanasia né, ovviamente, di suicidio assistito, ma di una libera scelta sulle cure cui essere sottoposti. Figura importantissima delle DAT è quella del fiduciario, garante del rispetto delle nostre volontà. Naturalmente non è un obbligo nominarlo ma è altamente consigliabile farlo. Stendere il proprio Testamento Biologico è un atto d’amore verso noi stessi e verso chi ci ama. Facciamolo tutte/i.
Spot: https://www.youtube.com/watch?v=seWRrP5IQJE
Inserzione pubblicitaria: clicca qui
Trovi informazioni ed esempi diversi di Moduli sul sito www.associazioneliberauscita.it
Le immagini: a uso gratuito da pexels.com.
Maria Laura Cattinari
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 203, novembre 2022 – supplemento LM EXTRA n. 38, Speciale Testamento biologico)