Ritornano le proteste nella scuola, come sempre in balia di attacchi finalizzati a stravolgerla e a indebolirla. E sullo sfondo si intravedono già le elezioni politiche
Come da copione, anche in questo caldo autunno del 2012 la scuola italiana si è svegliata dal torpore, che solitamente l’attanaglia nel resto dell’anno. Il 12 ottobre docenti e alunni si sono riversati nelle strade di novanta città per protestare contro l’ennesima proposta di tagli e lo stato di degrado in cui versa la pubblica istruzione. Simbolicamente, frutta e verdura sono state recate in omaggio alle istituzioni: la sede romana del Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca è stata omaggiata con alcuni chili… di carote (cfr. Terminati i cortei in 90 città. Carote contro il ministero, in www.ilmanifesto.it).
Il ministro Francesco Profumo – ormai sulle tracce dei tristemente famosi Franca Falcucci, Luigi Berlinguer, Letizia Moratti, Giuseppe Fioroni e Mariastella Gelmini – sta tentando di lasciare la sua impronta indelebile sulla scuola nostrana, proponendo addirittura l’aumento, a parità di stipendio, di ben sei ore settimanali dell’orario degli insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado (vedi anche le petizioni http://firmiamo.it/lascuolanonpaghilacrisi e http://www.petizionepubblica.it/?pi=scuola01). Si tratta, in sostanza, del tentativo di risparmiare 1 miliardo di euro tagliando circa 25 mila posti, cioè quelli dei supplenti che lavorano grazie alle ore residue non assegnate negli organici di diritto o ai congedi del personale docente superiori a 14 giorni. La protesta, tuttavia, non si giustifica solo a partire da questo demenziale provvedimento (già contestato, peraltro, dai sindacati e da varie forze politiche).
Obiettivo della “rivolta delle carote” è anche il progetto di legge n. 953 (noto anche come “ex Aprea”), già approvato dalla Commissione Cultura della Camera, che, tra l’altro, prevede: maggiore autonomia degli istituti scolastici, aumento del potere dei presidi, riforma degli organi collegiali, nuovi criteri di valutazione in base ai test Invalsi, ricorso ai finanziamenti di fondazioni private, distinzioni nella carriera scolastica dei docenti (differenziati tra iniziali, ordinari ed esperti). Pur non sopprimendo i rappresentanti degli studenti e dei genitori negli organi collegiali, né il diritto di assemblea, il testo non ne specifica le funzioni e le prerogative, demandando le decisioni in merito ai singoli istituti, secondo una formulazione decisamente ambigua: «Le istituzioni scolastiche […] valorizzano la partecipazione alle attività della scuola degli studenti e delle famiglie, di cui garantiscono l’esercizio dei diritti di riunione, di associazione e di rappresentanza». Da qui nasce il malcontento degli studenti, i quali temono – giustamente – che vengano lesi i loro diritti.
Non sappiamo se la mobilitazione durerà a lungo o se, come in altre circostanze, finirà presto. Sappiamo, però, che i lavoratori della scuola e gli studenti, a parte lo sciopero, avranno anche un’altra carta da poter giocare: fra circa sei mesi, infatti, ci saranno le elezioni politiche, che potrebbero riservare brutte sorprese ai partiti dell’attuale maggioranza, favorendo quelli schierati in difesa della scuola e dei servizi pubblici. È possibile, quindi, che in seguito alle proteste in atto qualcosa cambierà: potrebbe venir meno l’assurda proposta di allungare l’orario di lavoro dei docenti e, forse, si provvederà anche a migliorare l’“ex Aprea”, garantendo maggiormente i diritti di tutte le componenti scolastiche. Le sensazioni di chi lavora nella scuola, comunque, sono in questo periodo estremamente sgradevoli: si sente “puzza di bruciato” e sembra proprio che ci sia la volontà di stroncare l’istruzione pubblica, burocratizzandola sempre di più e privandola ancora di risorse economiche, attraverso l’applicazione di una rigida politica neoliberista, storicamente dimostratasi devastante e deleteria.
LucidaMente ha da sempre posto la scuola e l’istruzione al centro della propria attenzione. Vedi, tra gli altri articoli: Bologna: prosegue la raccolta firme per il referendum comunale sulla scuola Scuole “private”? Ben peggio delle pubbliche L’urlo della scuola (Italia-Bologna, 23-24 marzo) Ugolini, ovvero la scuola privata al governo Come si può studiare dentro “classi pollaio”? Artisti, «vil razza dannata»! La Riforma Gelmini e la non meritocrazia Tra Pon, Por e Pof… la scuola fa flop!“L’ignoranza rende la gente malleabile”
L’immagine di apertura: un momento della manifestazione del 12 ottobre a Roma (fonte: www.ilmanifesto.it).
Giuseppe Licandro
(LM MAGAZINE n. 26, 15 ottobre 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 82, ottobre 2012)