Conosciuta fin dall’antichità, questa tecnica terapeutica permette di entrare in contatto con il proprio inconscio immedesimandosi nei vissuti dei personaggi di un testo
L’ipotesi che i libri avessero un risvolto positivo per la salute psichica era diffusa già nell’antica Grecia; in particolare la catarsi aristotelica si fonda su un concetto centrale anche per l’odierna libroterapia (o biblioterapia): l’immersione totale in un’esperienza che imita il reale – la tragedia teatrale nel primo caso, la lettura nel secondo – per attivare un senso d’empatia che permetta di riflettere sulle proprie esperienze per similitudine o contrasto rispetto a quelle rappresentate. Tale processo può condurre l’individuo a cambiare stabilmente il proprio pensiero.
La biblioterapia moderna è un metodo che si affianca al normale percorso psicoterapeutico: lo psicologo “prescrive” la lettura di un libro allo scopo, appunto, di far riflettere il paziente su aspetti del proprio disturbo che vengono affrontati nel corso della terapia. È inoltre fondamentale – per la socializzazione e la condivisione di esperienze – la discussione in gruppi, che segue la lettura. La biblioterapia iniziò a essere utilizzata in ambito psichiatrico negli anni Trenta del Novecento nella clinica del dottor William Claire Menninger, il quale si accorse dei benefici che apportava l’attività della lettura ai suoi pazienti. Il metodo libroterapico ha preso piede in psicologia a seguito degli studi sui neuroni specchio, che si è scoperto essere i responsabili del processo empatico. È stato inoltre provato che la lettura di un vocabolo evoca nel cervello una serie di frames, attivando i medesimi stati mentali che si attiverebbero in presenza dell’entità rappresentata dalla parola stessa.
In sostanza, nel leggere, ad esempio, di un cane e nel trovarvisi in presenza, le aree cerebrali che si innescano sono le medesime (leggi anche Libroterapia e Analisi Transazionale sul blog Libroterapia.net). Oggi la libroterapia viene usata con profitto per disturbi come depressione – in quanto l’attività mentale della lettura può aiutare a combattere la passività della malattia – o in seguito a lutti, dipendenze, attacchi di panico, autolesionismo e alterazioni nell’ambito sessuale e alimentare. Alcuni studi sono stati condotti perfino su pazienti con patologie non di tipo psicologico, ovviamente all’unico scopo di alleviarne le sofferenze (vedi anche Curare la psiche con l’arteterapia).
In effetti, risultati positivi sul benessere generale sono stati rilevati anche nel caso di persone mentalmente sane, desiderose semplicemente di intraprendere un percorso di maggiore conoscenza del sé e consapevolezza del proprio mondo interiore. E-book e audiolibri possono essere inoltre d’aiuto a bambini e anziani: per i primi, la lettura è benefica per l’insegnamento di regole morali, aiuta a prevenire bullismo e disturbi comportamentali, ma anche a sviluppare immaginazione, sensibilità e competenza linguistica; per i secondi, la libroterapia è un ottimo modo di contrastare noia e passività mentale, mantenendo attive le aree corticali che presiedono a memoria e lessico. In Italia questa tecnica (riconducibile al più ampio insieme dell’arteterapia) ha trovato attuazione da meno tempo che in altre parti d’Europa, ma si sta pian piano estendendo a tutti i settori della professione d’aiuto psicologico (vedi anche La stretta connessione fra la Letteratura e la psiche umana e i gruppi di Libroterapia della dottoressa Rachele Bindi).
Sara Spimpolo
(LucidaMente, anno XIII, n. 152, agosto 2018)