Fra il 1929 e il 1933 milioni di ucraini furono sterminati dalle aberranti scelte politiche ed economiche sovietiche
Precisamente otto anni fa, nel marzo 2008, il Parlamento dell’Ucraina ha denunciato come atti di genocidio le politiche attuate nel paese dal governo sovietico comunista nel corso dei primi anni Trenta dello scorso secolo. Poco tempo dopo anche molte altre nazioni le hanno riconosciute come tali. LucidaMente rievoca la disumana strage perpetrata da Stalin e dai suoi compagni di partito.
Nei tredici anni tra il 1926 e il 1939, la popolazione dell’Ucraina si ridusse da 31 a 28 milioni. Le cause di questo decremento demografico sono tutte da ricercare nell’Holodomor. Il termine deriva dall’espressione ucraina «moryty holodom», ossia «infliggere la morte attraverso la fame», e viene usato per indicare la grave carestia che colpì l’Ucraina dal 1929 al 1933. Peculiarità di questa carestia è il suo essere stata causata da deliberate scelte politiche dell’allora governo sovietico.
Il destino dell’Ucraina, da sempre terra fra le più fertili dell’Est Europa, incominciò a essere segnato quando Iosif Stalin, dal 1922 segretario generale del Comitato centrale del Partito comunista, decise di varare un nuovo progetto economico. I proventi dell’agricoltura dovevano essere destinati all’industria pesante, centro della sua nuova economia pianificata. A partire dal 1927, Stalin dispose che la produzione agricola fosse gestita da cooperative (kolchoz), con l’obbligo di consegnare derrate alimentari al prezzo fissato dallo Stato. Circa l’80% della popolazione ucraina era composta da contadini e piccoli proprietari terrieri (chiamati kulaki), molti dei quali si opposero alla collettivizzazione.
In concomitanza con il varo del primo piano quinquennale, Stalin operò una vera e propria dekulakizzazione. La propaganda comunista additò i kulaki come nemici di classe e, con l’accusa di nascondere il grano, migliaia di essi vennero arrestati e deportati insieme alle loro famiglie nei gulag siberiani. Nel 1942, incontrando a Yalta il primo ministro inglese Winston Churchill, Stalin ammise che oltre dieci milioni di kulaki erano stati arrestati e che «la gran massa era stata annientata».
Nel 1932, malgrado la crisi agricola dovuta alla collettivizzazione forzata, il governo di Mosca richiese un incremento del raccolto. Una commissione speciale, guidata da Vjačeslav Molotov, fu inviata in Ucraina con il compito di requisire ogni genere alimentare, incluso quanto necessario per la semina dell’anno seguente. Il 7 agosto 1932 il governo di Mosca introdusse la pena di morte per il furto allo Stato, includendo tra i reati anche l’appropriazione di grano per uso personale. L’Ucraina fu messa in ginocchio e lungo tutta la regione si verificarono casi di cannibalismo e necrofagia. Con una circolare del gennaio 1933, firmata da Stalin e Molotov, la polizia segreta sovietica, l’Nkvd, fu incaricata di bloccare i contadini ucraini all’interno della regione. L’Ucraina divenne un enorme lager a cielo aperto. La situazione migliorò soltanto nella primavera del 1933, quando Mosca, continuando ufficialmente a negare la strage, abolì tuttavia le requisizioni e inviò 18 milioni di tonnellate di grano nelle zone dell’Ucraina maggiormente colpite dalla carestia.
Oggi il dibattito è serrato soprattutto riguardo al numero delle vittime. L’australiano Stephen Wheatcroft, che nega la pianificazione deliberata dell’Holodomor, stima le vittime della carestia attorno al milione e mezzo, mentre Nicolas Werth, nel suo Libro nero del comunismo, riporta cifre più brutali (oltre 6 milioni di morti). Molti studiosi concordano su una stima di circa 4,8 milioni di vittime, alle quali va aggiunto un milione di nascite mancate a causa della ridotta fertilità.
Si è inoltre molto discusso se per l’Holodomor sia applicabile la nozione di genocidio o sia meglio parlare, utilizzando un termine coniato dal politologo Rudolph Joseph Rummel, di democidio, inteso come l’assassinio di diverse persone da parte di un governo. Rimane infatti labile il confine fra un Holodomor visto come conseguenza di scelte politiche avventate o come frutto di un deliberato piano per piegare il nazionalismo ucraino. Quel che è certo è che troppo spesso l’Holodomor è passato sotto silenzio, rischiando che la memoria di quella tragica carestia venisse dimenticata. E proprio in direzione contraria a questa tendenza vanno i Quaderni ucraini, opera del fumettista italiano Igor Tuveri, in arte Igort. Nel volumetto sono descritte con estrema immediatezza le fasi più tragiche dell’Holodomor: bambini rapiti per essere mangiati, madri che si cibano dei figli morti, fosse comuni nauseabonde. E tanti altri simili drammi. Affinché nessuno dimentichi mai.
Le immagini: in apertura, bambini fiaccati dalla carestia; il monumento commemorativo per l’Holodomor a Kiev; la mappa degli Stati che riconoscono l’Holodomor come genocidio; la copertina di Quaderni ucraini.
Gabriele Bonfiglioli
(LucidaMente, anno XI, n. 123, marzo 2016)
Non conoscevo, alla mia tenera età di 74enne, questa vergognosa tragedia. Sempre più mi convinco che le dittature sono vere e proprie disgrazie per i rispettivi popoli.
Grazie per averne scritto
Paola Copernico
Grazie a lei, Paola, per averci scritto.
Credo che il Male sia insito negli esseri umani (della serie: è nato prima l’uomo o il dispotismo e i massacri?).
A presto.