Miocarditi, pericarditi, trombosi, ictus, infarti, neuropatie delle piccole fibre, morti in aumento sulle medie… Nonostante migliaia di casi, di testimonianze e le ammissioni delle stesse autorità medico-scientifiche sugli “effetti avversi” dei sieri anti Covid, politica, sanità e mass media tacciono o, peggio, colpevolizzano
«Dopo la prima dose di Moderna, nel giugno di un anno fa ho avvertito dolore all’anca. Completato il ciclo vaccinale, mi è successo di tutto. Il male si è diffuso ovunque, fitte continue che mi hanno molto spaventata. [Dopo una biopsia] la neuropatia è stata confermata, mi è stato detto che il vaccino può aver provocato una reazione tossica ma non esiste certezza. Non si sa perché i nervi siano lesionati. Non ho cure, mi vengono dati antidepressivi, antiepilettici, integratori. Le “punture di spillo” si sono diffuse ai piedi e alle mani e non so quanto peggiorerò. Ho paura a fare la terza dose: quando non mi faranno più esenzioni dovrò smettere di lavorare?» (Elisa, 36 anni, di Bologna, educatrice di sostegno in un liceo).
Federica, 57 anni, fisico ospedaliero, vive invece a Cagliari; dopo «la seconda dose Pfizer, nel febbraio 2021, sono iniziati dolori, vertigini, bruciori alle gambe». A maggio «i dolori articolari sono diventati muscolari, camminando ho iniziato a faticare, ad avere tachicardie improvvise, problemi alla vista». Marika, 44 anni, insegnante friulana, dopo l’iniezione AstraZeneca ha perso 20 chili in otto mesi, e ha sofferto di perimiocardite, pleurite e danni alle piccole fibre del sistema nervoso. Manuela, 31 anni, a causa dei disturbi post “vaccino” Pfizer, ha perso il lavoro, ha venduto casa per andare a vivere da parenti a Torino, perché la degenerazione del sistema nervoso periferico, con parestesie diffuse, percezione alterate della sensibilità e bruciori, è peggiorata al punto da impedirle di essere autonoma. Come si vede, non si tratta dei relativamente leggeri disturbi post punturina al braccio, riconosciuti pure dai medici schierati a difesa del siero: mal di testa, stanchezza; dolori muscolari e articolari; sintomi generali come brividi, sensazione di febbre o febbre. Si tratta, invece, di vite rovinate, probabilmente per sempre. Ne avevate mai sentito parlare? Quali organi di informazione dominano e impongono la censura in Italia su tali notizie?
Nel nostro Paese, sono pochi i media che cercano di dare spazio alle notizie sgradite sul Covid e ancor meno quelli che danno voce alle vittime della “vaccinazione di massa”. Tra i più noti possiamo menzionare solo il quotidiano LaVerità, il settimanale Panorama (entrambi diretti da Maurizio Belpietro e indipendenti da contributi pubblici e da proprietari-imprenditori-padroni), l’emittente televisiva ByoBlu fondata da Claudio Messora, ex consulente per la comunicazione del Movimento 5 stelle, e quella radiofonica Radio Radio (editore Fabio Duranti). Aggiungiamo la trasmissione Fuori dal coro condotta da Mario Giordano su Rete 4, nonché una miriade di piccole riviste telematiche e di blog, dall’impatto sul grande pubblico, però, assolutamente ristretto. Le testimonianze che abbiamo riportato e riporteremo sono appunto tratte da alcuni numeri agostani de LaVerità e Panorama.
E l’aspetto sadico della vicenda di tali povere donne malate e con la vita distrutta consiste nel fatto che non sono ascoltate, non sono curate dalla Sanità nazionale, vengono persino dileggiate. Elena, di Firenze, non è stata creduta e i suoi sintomi sono stati attribuiti a «problemi psicologici»; il bello è che lei stessa è psicologa e psicoterapeuta. A Chiara, 26 anni, insegnante, di Milano, affetta da continui capogiri, il medico di base ha detto che era una sua «suggestione»; quindi, per non perdere il lavoro, è stata costretta alla seconda dose Astrazeneca; conseguenze ulteriori: febbre fortissima per una settimana e mezza, dolore al petto, difficoltà a respirare. Ancora peggio è andata ad Alessandra, 58 anni, libera professionista, e soprattutto al marito, accusato di averle procurato una frattura frontale e un’emorragia cerebrale post vaccino dovuta invece a una caduta in bagno la notte dopo la prima dose Johnson&Johnson. Mentre era ricoverata in ospedale, piantonata dalla polizia per tre giorni per proteggerla (!) dal coniuge, una dottoressa cui aveva confidato di aver sbagliato a “vaccinarsi” le ha urlato: «L’unico sbaglio è stato farlo troppo tardi!». Evidentemente, la sensibilità dei sanitari ben si accoppia a quella dei politici e dei media italiani. Pochi e incerti i rimborsi per i pazienti sottoposti all’“obbligo vaccinale” e deceduti o gravemente ammalati.
Eppure, ormai anche esperti, riviste scientifiche di prestigio, dati statistici, affermano una realtà che si cerca ancora di nascondere. Nel suo ultimo rapporto del 27 luglio 2022 (qui il testo completo) la stessa Agenzia italiana del farmaco (Aifa) segnala che sono state «tra il 27 dicembre 2020 e il 26 giugno 2022 per i cinque vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso sono pervenute 137.899 segnalazioni su un totale di 138.199.076 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 100 ogni 100.000 dosi). […] Le segnalazioni gravi corrispondono al 18,1% del totale, con un tasso di 18 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate». C’è da considerare che non sempre le segnalazioni di «eventi avversi» vengono fatte dal paziente, per immaginabili motivi. Fatto sta che oltre 7.506 persone hanno subito gravi danni certamente correlabili all’iniezione e 29 sono morti.
Un importante studio francese pubblicato dall’autorevole rivista Nature denuncia un maggior rischio di miocarditi post siero per i giovani tra i 18 e i 24 anni. Il 18 agosto scorso l’importante quotidiano inglese The Telegraph pubblica i dati sulla mortalità fuori dalla norma della popolazione di Inghilterra e Galles nella 31ª settimana del 2022: ebbene, la percentuale dei morti rispetto agli ultimi cinque anni è del +14,4%, ma solo il +6,8% è legato al Covid. Pertanto, più del doppio di decessi in più è dovuto ad altro (Lockdown effects feared to be killing more people than Covid). La vera bomba, però, se confermata, potrebbe essere lo studio realizzato da tre medici chirurghi italiani (Franco Giovannini, specializzato di Emodiagnostica microscopica, Riccardo Benzi Cipelli e Giampaolo Pisano) e pubblicato sulla rivista Disinfection: si sarebbero riscontrate alterazioni nel sangue di chi è vaccinato, con anomalie nei globuli rossi e particelle di dubbia natura. Tuttavia, l’articolo ha ricevuto critiche che, per onestà intellettuale, riportiamo qui.
Ma ancora più grave è il fatto che le cure sono negate, soprattutto quelle più efficaci, cioè le domiciliari. Lo scorso 25 agosto il professor Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Mario Negri di Milano e altri suoi colleghi hanno pubblicato sulla rivista di Medicina più nota al mondo, The Lancet, uno studio (leggi qui) in cui si esorta alle terapie domiciliari precoci con somministrazione di antinfiammatori come i Fans: il risultato è il -90% di ospedalizzazioni. E i medici che hanno cercato di curare i pazienti a casa con terapie non del tipo ministeriale «paracetamolo e vigile attesa», ma con davvero “scienza e coscienza” sono stati criminalizzati, espulsi, costretti a gesti estremi (vedi Il misterioso caso del dottor De Donno). In percentuale la popolazione residente nella nostra penisola continua ad avere più decessi per Covid degli altri Paesi (leggi Ma è vero che per Covid-19 si muore più in Italia che altrove?). I casi sono tre: o i numeri sono errati (si calcolano anche persone annegate e perite in incidenti stradali, ma positive al virus) oppure i “vaccini” servono a poco o nulla oppure la cura dei malati è un disastro. Si chiede da più parti una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia. I deputati Galeazzo Bignami (Fdi) e Claudio Borghi (Lega) si son detti favorevoli e persino la premier in pectore Giorgia Meloni ha rotto gli indugi al riguardo, su un argomento tabù soprattutto per il Pd, che già si straccia le vesti gridando al complotto.
Intanto, di fronte al virus, non tutti gli esseri umani sono uguali tra loro. Dopo quattro dosi di vaccino, il ceo di Pfizer, Albert Bourla, viene colpito da Covid sintomatico. Ma per lui non c’è cieca fiducia nel suo stesso vaccino, né si applica il protocollo italico «tachipirina e vigile attesa», con successivo ricovero in ospedale e, magari, intubazione. Per lui è pronto il prezioso Paxlovid, costoso antivirale sviluppato sempre da Pfizer. E i plurivaccinati coniugi Biden? Anche loro positivi. Jill è stata sottoposta a un ciclo di trattamento antivirale. A Joe, positivo con sintomi il 21 luglio, è stato prescritto il Paxlovid; che tanto miracoloso non deve essere, se il presidente degli Stati uniti si è ricontagiato il 30 luglio. Del resto – bisogna dargli atto – a far da battistrada a quelli che predicano e razzolano male è stato il nostro virustar Massimo Galli, ex primario dell’ospedale Sacco di Milano: per lui pronti gli anticorpi monoclonali. E per il comune cittadino? Beh, la filastrocca resta la stessa, quella dell’ineffabile ministro Roberto Speranza: «Tachipirina e vigile attesa». Di che?
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Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 201, settembre 2022)