Nel medesimo giorno della Par tòt, di cui abbiamo parlato nel servizio di apertura, cioè sabato 20 giugno, in una Bologna congestionata e “concentrata” su quello che ormai è diventato un evento simbolo per la città e imperdibile per la cittadinanza, soprattutto quella giovane, lontana da sfilate e rulli di tamburi, si è svolta la quinta edizione annuale di “Mercato della Terra”.
L’iniziativa, promossa da Slow Food Emilia-Romagna, dall’Assessorato all’Agricoltura della Provincia, dalla Cineteca di Bologna, e in collaborazione con il quartiere Porto, il Comune di Bologna e il Dipartimento di Musica e Spettacolo, si è tenuta, come sempre, nel cortile del cinema Lumiére, in via Azzo Gardino. Nonostante la pioggia, l’evento ha registrato una numerosa partecipazione di pubblico, assolutamente affascinato dal mangiare sano e dal “comprare bene” ed evidentemente poco incline alla carnevalesca mondanità bolognese.
Cosa sono i Mercati della Terra?
Una rete internazionale di mercati, di produttori e di contadini, coerente con la filosofia di Slow Food. Luoghi dove fare la spesa, incontrarsi, conoscersi, mangiare in compagnia. Un mercato gestito da un’intera comunità, con valori e regole condivisi. In parole povere un posto tanto raro quanto affascinante. Frutta, verdura, salumi, latte, pane, biscotti, uova, vino, birra e molto di più. C’è proprio tutto. Ovviamente un tutto relativo: prodotti locali, di stagione e biologici.
Appena entrati, l’atmosfera è molto coinvolgente. Tante bancarelle – o stand, tanto per voler essere più “contemporanei” -, tenute da piccoli produttori della zona. Si parte con del buon formaggio ovocaprino di Castel San Pietro direttamente prodotto dal venditore che ce lo propone. Accanto c’è del vino di Calderara di Reno, e, poco oltre, delle galline (con relative uova) di varie razze: dalla livornese all’olandese, alla bionda piemontese. Dall’altra parte pane e farine di Savigno, ciliegie di Vignola (sulla cui qualità garantisce chi sta scrivendo), frutta e verdura di Zocca e pecorino di Pianoro. E poi ancora le pollastre e i capponi ruspanti di Budrio, la grappa di Monteveglio e dei bellissimi fiori bolognesi.
Un cocktail perfetto di sapori nostrani conditi con la consapevolezza di aiutare chi produce a un prezzo equo e solidale. Un sguardo al futuro, dunque, che ci possa riconsegnare quell’educazione al gusto forse dimenticata, e quell’attenzione all’ambiente e a noi stessi diventata ormai necessaria e impellente.
Il messaggio è quindi chiaro e attende solo di essere recepito: comprare e consumare con coscienza e contribuire attivamente all’economia locale.
Un po’ di esotismo!
L’ultimo stand (e qui è il caso di essere inglesi) è dedicato a prodotti squisitamente britannici. Carne, formaggio, salmone, salse, mostarda, e dell’ottimo whisky gentilmente offerti da Mr Vito.
Per l’occasione è presente la TV Channel 4 che documenta il particolare evento. Ci avviciniamo a Vito per avere informazioni più dettagliate e molto gentilmente egli ci concede l’intervista. Con un accento a metà tra il british e il napoletano (lui è di Benevento) Vito ci spiega il suo viaggio a Bologna. “Sono di Benevento e ho l’Italia nel cuore. Vengo sempre volentieri ad assaggiare un po’ di italian food“. Ci racconta di avere una catena di oltre 150 ristoranti tra Inghilterra e Scozia. “Da sempre apprezzo la cucina italiana ma adoro anche quella inglese e quindi sono venuto qui per promuoverla”. Vito tratta solo prodotti direttamente coltivati da piccoli fornitori locali e tutti i suoi ristoranti sono associati a Slow Food: “Per questo motivo ho deciso di aprire un ristorante qui a Bologna, nella capitale europea del cibo, per fondere assieme due culture culinarie e allo stesso tempo rispettare i valori della buona cucina e della produzione locale”.
Insomma, cari bolognesi, se avete voglia di roba “esotica”, basta andare in via Galliera 42, al ristorante The Passion: un’opportunità in più per mangiare bene e aiutare la Terra.
L’immagine: istantanea del mercato.
Simone Jacca
(LM BO n. 4, 15 luglio 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 43, 1 luglio 2009)