Intervista al duo femminile bolognese che sta portando in teatro lo spettacolo “Un altro punto di vista”. L’esordio e il loro consolidamento professionale
L’arrangiamento in chiave diversa di brani musicali noti può regalare molte sorprese. Se poi queste canzoni vengono legate fra loro da una parte testuale inaspettata e ironica, lo spettacolo è servito. Questa è la ricetta de Le Scians, composto da due professioniste bolognesi della musica: Francesca Bellière e Valentina Mattarozzi, con cui abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere.
Le origini del duo
Chi sono Francesca Bellière e Valentina Mattarozzi?
Francesca: «Sono un’insegnante della scuola primaria, con una forte passione per la musica fin da bambina. Da adulta ho deciso di iscrivermi al Conservatorio di Ferrara, laureandomi in Pianoforte jazz e in Musica applicata al cinema e al teatro. Studiare è ancora fondamentale: appena mi libero dagli impegni esploro percorsi per me ancora nuovi prendendo spunto da brani già esistenti. Concordo pienamente con i numerosi artisti che sostengono che la musica è un “lavoro di artigianato”».
Valentina: «Sono una cantante e cantautrice che ha iniziato il proprio percorso musicale nella lirica per poi passare al jazz, il mio primo colpo di fulmine. Il genere dipende dal brano da interpretare: se ci sono canoni da gestire, per esempio, non posso essere del tutto me stessa. Ne Le Scians invece lo sono anche durante i monologhi. Fino a ora ho inciso tre album, di cui l’ultimo arrangiato da Teo Ciavarella. Ho in cantiere tanti progetti fra cui lo spettacolo I am Billie che porto in giro per l’Italia: tra un brano e l’altro racconto l’immensa storia di Billie Holiday; non si tratta, quindi, soltanto di un viaggio musicale attraverso le sue canzoni. E poi ho tantissimi lavori in corso, che spaziano dal blues al jazz, dal pop al rock. Posso affermare che la musica è il mio pane quotidiano, nel vero senso della parola».
Come siete entrate in contatto e quando avete deciso di collaborare insieme?
Francesca: «Valentina e io ci conosciamo da circa 25 anni, grazie al pianista Teo Ciavarella, dal quale andavo a lezione e con cui lei ancora collabora. Alla fine degli anni Novanta facemmo qualche serata insieme da Napoleone, locale bolognese famoso per aver dato notorietà, fra gli altri, a Laura Pausini: io facevo pianobar, Valentina cantava. Poi ci perdemmo di vista e ci rincontrammo anni dopo, all’epoca in cui suonavo con Silvia Guazzaloca, di cui parlerò in séguito. Vidi l’esibizione di Valentina al Bravo Caffè (a Bologna, ndr) nel QuartettoZ, in cui Stefano Melloni era sassofonista. Rimasi strabiliata dalla sua voce, completamente trasformata rispetto a quando l’avevo sentita cantare anni prima. Quella sera ci salutammo soltanto».
Com’è nato il progetto Le Scians e come si è sviluppato?
Francesca: «Anni fa, da Silvia Guazzaloca e da me. Entrambe giovani mamme frequentavamo gli stessi luoghi. Conosciuteci a un seminario di jazz ci rivedemmo casualmente nel mio paese, che lei frequentava in quel periodo. Per gioco iniziammo a modificare alcuni brani noti, io nella metrica e nell’armonia, lei vocalmente e sotto il profilo testuale. Nacque un progetto. Il nome ironico e femminile che ci rappresentasse ce lo ispirò un mio alunno, mostrandomi una lista dei bambini cui una compagna di classe poteva dare una “scians”. Dopo un disco e la partecipazione a un evento del 1° maggio in piazza Maggiore a Bologna le nostre strade si divisero. Il progetto rimase cristallizzato per tre anni: ritenevo impensabile che un’altra cantante eguagliasse Silvia; anche nelle parti testuali da lei create, in un unicum che esulava da un semplice lavoro piano-voce. Stefano Melloni mi suggerì di rilanciarlo. Contattai Valentina».
Valentina: «Rimasi stupita: abituata a ruoli seriosi, non pensavo di potermi calare in un personaggio ironico. Poco prima del 2020 approcciai al progetto utilizzando il materiale di Silvia, che continua a essere presente silenziosamente ne Le Scians. Il lockdown rallentò i tempi, io avevo bisogno di fare tante prove prima di esibirmi con Francesca. Pensavo al classico concerto di musica mentre la mia collega, considerato il materiale che avevamo, voleva qualcosa di diverso. Sopraggiuntami l’illuminazione, iniziammo a scrivere insieme l’intero spettacolo cucendo sui brani a disposizione testi che dessero loro un senso logico e talvolta anche illogico. Terminata la scrittura e fatte le prove, mi ci appassionai e compresi che posso anche far ridere: per me, una nuova scoperta dei miei non limiti».
Una creatività senza limiti
Come avviene la scelta dei brani e della loro interpretazione vocale?
Francesca: «Valentina ha tenuto buoni quasi tutti i brani di Silvia, senza alcuna costrizione da parte mia: ha adattato molto la sua tonalità vocale, più alta di quella della precedente cantante. Per la scelta delle canzoni ci si accorda. Entrambe abbiamo fortemente desiderato inserire Oh che sarà, scritta da Chico Buarque, tradotta in italiano da Ivano Fossati e interpretata anche da Fiorella Mannoia. I brani scelti sono quasi tutti italiani; qualcuno d’Oltralpe, per mantenere il fil rouge de Le Scians con i francesismi».
Francesca, qual è la tua idea di arrangiamento dei brani?
«Con i miei alunni utilizzo questo semplice esempio: il brano è simile a una modella cui si può modificare l’aspetto estetico. Per farlo si può cambiare lo stile dell’abbigliamento, il taglio e il colore dei capelli; montare lenti a contatto colorate o un paio di occhiali. Questa donna apparirà così parzialmente o completamente trasformata, in base al gusto personale. Per me l’arrangiamento è tutto questo. Data la mia passione per la musica leggera italiana degli anni Ottanta con cui sono cresciuta, facevo ascoltare a Silvia pezzi da me modificati nell’armonia: pur non essendo jazzista ho un approccio jazz, emerso dopo anni di uno studio che ancora prosegue. Amo provare e riprovare nuove sonorità, mantenendo prioritaria la linea melodica. Riarmonizzo, ovvero sostituisco gli accordi originali con altri, a volte anche dissonanti, a seconda dell’effetto che voglio ottenere. Per trasformare un brano come desidero veramente mi occorrono mesi: termino quando la soluzione armonica trovata mi provoca una determinata emozione».
Torniamo sull’aspetto dei francesismi…
Valentina: «Innanzitutto il cognome di Francesca ha una derivazione francese. La consegna da parte del suo alunno del foglio con la scritta errata “scians” è stata probabilmente una sorta di richiamo primordiale alle sue origini; un segnale inconsapevole del destino».
Francesca: «Sul mio cognome ricordo un aneddoto simpatico del passato. Con il trio formato da Silvia, dal mio ex marito e da me partecipammo a un festival. Ci accorgemmo che sui manifesti era indicato “Trio Bellière”. Quando chiesero a Silvia il nostro nome d’arte, non avendolo individuato, lei improvvisò quello. Il pubblico ci disse poi che aveva una buona sonorità. Tornando ai francesismi de Le Scians, ne utilizziamo davvero tantissimi. Quando chiesi a Valentina di personalizzare il nostro progetto lei ebbe l’intuizione di arricchire il testo dello spettacolo con nomi d’Oltralpe».
Il tour sui palcoscenici italiani
In questo periodo vi state esibendo nei teatri con Un altro punto di vista, uno spettacolo non soltanto musicale. Di cosa si tratta?
Francesca: «È fondamentalmente un teatro-canzone in cui la musica ha la stessa importanza del testo. Non vuole essere un testo teatrale a tutto tondo ma, in assenza delle sonorità, perderebbe di senso e di significato. Lascio la parola a Valentina che lo ha scritto».
Valentina: «Lo spettacolo racconta ironicamente il conflitto che talvolta si crea tra l’uomo e la donna, con tanto di soluzione proposta sul finale. Lo fa attraverso la musica ma anche le parole: la parte testuale è infatti composta da sketch della durata di 20-30 secondi, che legano i brani fra loro. In altre parole, Le Scians danno una chance: chi la vuole cogliere la colga».
Parlate di un altro punto di vista: rispetto a che cosa, in particolare?
Valentina: «Rispetto ai luoghi comuni, ai consueti modi di vedere le cose. E poi si tratta di un diverso punto di vista anche musicale: perfino le canzoni meno colte possono diventare interessanti con un arrangiamento azzardato, che stupisce chi le ascolta. La loro struttura, a volte, viene modificata attraverso un vero e proprio mashup: per esempio, prendiamo due o tre brani e li frulliamo insieme. Diverso è invece il medley, in cui i pezzi si susseguono l’un l’altro».
Dopo esservi esibite a Rimini, lo scorso 21 aprile avete portato lo spettacolo nella vostra città al Teatro del Navile. Questo costituisce per voi un punto di arrivo o un punto di partenza?
Valentina: «Sicuramente un nuovo punto di partenza. Il fatto di aver lavorato prima in Romagna e poi a Bologna è quasi in controtendenza, per me: solitamente è più semplice avere delle date nella propria città che altrove. Prima di approdare nel capoluogo emiliano, il 18 luglio 2022, data del nostro debutto, ci siamo esibite al mitico Teatro Fulgor di Rimini. Ma anche nello splendido Teatro Petrella di Longiano (FC), il 21 gennaio 2023. Entrambi gli spettacoli sono stati prodotti dalla 3SoundRecord. Le due serate romagnole ci hanno dato la giusta carica per poi arrivare nella nostra città, al Teatro del Navile. A Bologna stiamo organizzando altre date».
Francesca: «In realtà al Teatro del Navile avevamo già suonato, insieme ad altri artisti, il 3 marzo 2023, in occasione di un omaggio a Lucio Dalla. L’evento si chiamava Stelle sotto casa di Lucio. Proprio in quella occasione ci fu chiesto di fare uno spettacolo tutto nostro esordendo a Bologna».
Porterete lo spettacolo anche in altri palcoscenici quest’anno o in futuro?
Francesca: «Nella seconda metà di settembre di quest’anno ci esibiremo a Roma in un importante teatro al Testaccio. Stiamo concordando la data proprio in questi giorni. Il 3 settembre saremo poi sul Lago Maggiore, ad Arona, in un evento legato a mio padre (Alessandro Bellière, ndr, vedi Alessandro Bellière e la sua camminata lunga 1.759 km): fra poco partirà infatti per una nuova avventura in giro per i castelli d’Italia, per festeggiare i suoi 90 anni».
Avete qualche altro progetto in cantiere?
Valentina: «Il 12 luglio prossimo saremo all’evento Medicina in jazz, a Villa Fontana: porteremo il nostro repertorio, arricchito dalla bravura del polistrumentista Stefano Melloni, citato in precedenza. Lui suona ogni tipo di saxofono, di flauto e di clarinetto e sarà letteralmente “beato tra Le Scians”. Sarà un concerto quasi serio. E poi non mi mancano le idee per uno spettacolo successivo, ancora da scrivere con Francesca».
Francesca: «La partecipazione di Stefano è nata dal desiderio di esibirci in eventi prettamente musicali. E di inserire un altro strumento che arricchisse i brani a livello di timbro e di improvvisazione».
Un’emozione senza fine
Chi desidera conoscere la vostra arte oppure semplicemente riascoltarla vi trova sui social?
Francesca: «Certamente. Si può riascoltare la nostra musica su Youtube, per esempio su Trailer Le Scians, Nel blu dipinto di blu/La notte vola Le Scians e C’era un ragazzo Le Scians. Inoltre, siamo contattabili su Facebook Le Scians e su Instagram Le Scians. Su richiesta organizziamo anche house concerts: riproduciamo i nostri spettacoli al domicilio delle persone che amano le nostre esibizioni. È un’esperienza particolare, raccolta, alla presenza di poche persone, in un ambiente ristretto e con un’acustica sicuramente migliore di quella di un teatro. Il canale per richiedere la nostra partecipazione è nuovamente quello dei social».
Qual è finora il vostro personale ricordo artistico più bello?
Valentina: «A ogni esibizione provo un’emozione diversa in quanto modifico sempre leggermente i testi. Sicuramente quella più significativa è stata il nostro debutto al Fulgor a Rimini. Recitare “a braccio”, modificare la mia vocalità per la prima volta in vita mia nel cineteatro di Fellini è stata un’esperienza incredibile, per me. E, a fine serata, aver realizzato che il pubblico si è divertito è stata una grandissima soddisfazione che mi ha fatto capire una cosa fondamentale: non sono soltanto una cantante e una cantautrice!».
Francesca: «Confermo anch’io: il nostro debutto a Rimini. Per me questo progetto è stata quasi una gestazione, dapprima fermatasi nonostante io ci credessi fermamente. Il nostro primo evento insieme è stato importante sotto vari punti di vista: per la bellezza e l’importanza del teatro; per la commozione che Valentina mi ha trasmesso, tramite la propria emozione».
Qual è il complimento più bello che vi è stato fatto finora?
Francesca: «Spesso ci viene detto, con nostra grande soddisfazione, che siamo capaci di nobilitare i brani meno importanti. Ma soprattutto che riusciamo a stupire il nostro pubblico senza farlo annoiare. E anche che con questo nuovo arrangiamento l’attenzione cade in particolare sul testo, che quindi si riesce a comprendere maggiormente».
Valentina: «Aggiungo che si tratta dei titoli considerati di valore minore soprattutto dagli italiani. Ho lavorato molto all’estero per una clientela variegata: giapponese, brasiliana, americana, canadese, russa. Posso assicurare che quelli che noi riteniamo secondari per loro costituiscono i brani italiani per eccellenza, che sono felicissimi di ascoltare. Con l’arrangiamento di Francesca, anche per noi queste canzoni divengono più appetibili. Un esempio fra tutti: Adesso tu di Eros Ramazzotti. Ritengo che sia bellissima ma non mi aveva mai emozionata veramente. Ogni volta che la canto nella nostra veste (Adesso tu Le Scians) sento un groppo in gola e comprendo appieno il senso del testo. Non a caso lo riserviamo sempre per il finale del nostro spettacolo».
Le immagini: Le Scians, al pianoforte, durante un concerto, e al debutto al Teatro Fulgor di Rimini lo scorso 18 luglio.
Emanuela Susmel
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 210, giugno 2023)