In un’era totalmente digitale, lo smartphone fornisce gli strumenti per vivere “al massimo” con le altre persone
Viaggiare, coltivare nuovi interessi, stringere amicizie e riscoprire la fiducia negli altri … tutto questo (e molto altro) è possibile grazie al cellulare. Applicazioni come BlaBlaCar, Couchsurfing e MeetUp, scaricabili gratuitamente, si propongono di essere utili ai fruitori attraverso un semplice servizio: mettere in contatto coloro che hanno bisogni simili.
Ed è così che gli avventurosi fautori dei viaggi low cost possono trovare ospitalità tramite Couchsurfing, una piattaforma in cui persone da tutto il mondo mettono a disposizione un divano, un letto o addirittura la loro casa, senza richiedere alcun compenso. Da São Paulo a Berlino, da New York a Parigi, da Palermo a Helsinki, vi sono iscritti ovunque. Peraltro, non si tratta solo di fornire un posto dove dormire: spesso si accolgono gli ospiti facendo loro assaggiare la cucina locale, portandoli a visitare punti di interesse da veri e propri insider, facendoli vivere come un abitante del luogo. A volte il favore viene ricambiato e chi ha dapprima ospitato viene invitato nel paese del suo ospite. Si crea dunque una rete di scambio culturale, sociale e relazionale completamente al di fuori dagli asettici e monetizzati circuiti di hosting come Airbnb e Booking. Con il dovuto senso di adattamento e una buona dose di apertura verso gli altri, si può avere un’esperienza più conveniente e caratteristica di qualsiasi hotel.
Sulla stessa linea d’onda si posiziona BlaBlaCar, l’app che permette di ricercare non sistemazione, bensì passaggi in auto. L’utente che, per lavoro o per altri motivi, si trovi a dover fare un viaggio in macchina fra una città e l’altra, può pubblicare online il suo percorso corredato di orari e offrirsi di passare a prendere altri che debbano fare lo stesso viaggio.
In questo caso il pagamento al proprietario dell’auto avviene, ma solo in un’ottica di divisione delle spese di benzina e caselli autostradali. BlaBlaCar suggerisce un prezzo proporzionale al tragitto e nega il suo servizio a chi volesse trarne guadagno. Lo scopo è anche qui facilitare la vita alle persone attraverso il mutuo aiuto: viaggiando in macchina si è più sicuri, meno soggetti ai ritardi, alle cancellazioni dei treni o anche semplicemente ai cambi di mezzo, magari con bagagli al seguito. Se si vuole, si può alleviare la noia del viaggio chiacchierando con gli altri passeggeri. Ovviamente, in entrambe le applicazioni vi sono aree per i feedback, nelle quali gli utenti lasciano un commento sulla loro esperienza, permettendo agli altri di farsi un’idea del guidatore o dell’host con cui avrà a che fare. Questo permette di scovare immediatamente eventuali malintenzionati e di espellerli, arginando in parte il comune senso di diffidenza e sospetto associato a internet.
Altra utilità è quella di MeetUp, nella quale ci si registra fornendo i propri interessi e hobby, che possono spaziare dal basket alle serie tv, dalla moda al cibo, dai fumetti manga alle serate in discoteca. L’app costruisce così un profilo dell’utente e gli suggerisce eventi nelle vicinanze assieme a persone con i suoi stessi interessi.
Si potrà così arrivare in una città senza conoscere nessuno e ritrovarsi poche ore dopo in compagnia di un collettivo di street artists femministe, guardare un film d’autore con altri appassionati o fare un aperitivo linguistico, nel quale esercitarsi con l’inglese mentre si fanno nuovi amici. Per chi volesse di più, c’è Tinder. La chiacchierata piattaforma di incontri online dovrebbe aiutare a incontrare persone corrispondenti ai propri gusti. Molto spesso questi match (si chiama così quando due iscritti si scambiano vicendevolmente il “like”) si risolvono in un’avventura fugace. Tuttavia, niente esclude che possano diventare qualcosa di più: secondo uno studio condotto dagli studenti della Imperial College Business School per conto di eHarmony (un’altra azienda che si occupa di dating online), entro 20 anni i bimbi nati da relazioni avviate sul web saranno più di quelli nati da coppie che si incontrano tradizionalmente.
Si può essere scettici a riguardo, ma non negare che Tinder si stia diffondendo a macchia d’olio. Nel 2018 ha registrato quasi 60 milioni di utenti in 190 paesi del mondo ed è stato “galeotto” per un milione di appuntamenti a settimana (secondo Business of Apps).
Molti potrebbero pensare che questa crescente “delega” di aspetti intimi della propria vita come l’amicizia e l’amore al mondo online sia preoccupante, che non si sia più in grado di gestire in autonomia neppure una conversazione. Ma, forse, vi è una chiave di lettura più semplice (e meno allarmante): come una discreta fetta delle attività quotidiane si è spostata sul web, così anche la socialità. Su internet si lavora, si seguono conferenze, si fa shopping, si consultano biblioteche, si studia e si può fare molto altro ancora, in quella che sembra essere divenuta una città virtuale completa di ogni servizio. La conseguenza logica e naturale è che si possa anche iniziare a comunicare con gli altri. Finché l’utilizzo della rete non presenta elementi patologici e invalidanti (vedi Gli hikikomori in Italia? La risposta: Internet, gli studiosi e tanta sofferenza), ma dona ispirazione nel rendersi attivi e crescere, lo si può considerare un vero aiuto. Infatti, fra gli slogan sul sito di MeetUp si può leggere: «Il mondo reale chiama». Chi avrebbe mai detto che la tecnologia che ci rende schiavi può anche liberarci?
Alessia Ruggieri
(LucidaMente, anno XIV, n. 168, dicembre 2019)